Il mito dei Partigiani

Angelo Cennamo

Per alcuni decenni nel nostro paese ha aleggiato, indisturbato, un falso mito, costruito ed alimentato da una storiografia di parte e strumentalizzato da una certa area politica, che lo ha trasformato in un simbolo intangibile della nostra democrazia. Il mito è quello della resistenza dei partigiani rossi, eroi incontrastati della liberazione dal nazifascismo. Per almeno mezzo secolo, la sinistra, in virtù di tale ricostruzione storica, si è appropriata della ricorrenza del 25 aprile, facendone un vessillo di libertà e di virtù eroica in contrapposizione ad un’altra parte del Paese, che dalla medesima celebrazione veniva ingiustamente esclusa, in quanto ritenuta idealmente collusa ai fautori di quel regime. Solo da pochi anni questo mito è stato scalfito e rimesso in discussione dalla coraggiosa opera revisionistica di taluni scrittori e giornalisti, i quali hanno saputo riportare alla luce verità per troppo tempo taciute ed occultate da editori ed accademici di sinistra. Costoro avevano sapientemente edificato il totem della resistenza rossa cavalcando l’equivocato sillogismo tra “antifascismo” e “democrazia”, subdolamente trasposto nella costituzione repubblicana da oltre cento parlamentari comunisti, mediante la previsione del divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista. E così il Pci, fin dai primi anni della Repubblica, era riuscito ad imporre, con la resistenza, l’idea che l’antifascismo fosse un “valore in sè”, come la democrazia; anzi, che antifascismo e democrazia fossero addirittura dei sinonimi. Ma si trattava e si tratta di un dato privo di fondamento, giacchè si può essere antifascisti e non democratici. I partigiani rossi non furono affatto democratici. Vollero combattere il regime di Mussolini non già per gli ideali della libertà e della democrazia, ma per sostituire la dittatura fascista con quella comunista di Stalin. Non fu un caso se alcuni dei loro gruppi omisero di deporre le armi il 25 aprile per procedere a delle barbare ed efferate ritorsioni contro uomini e donne inermi, colpevoli solo di aver dato ospitalità o di aver semplicemente intrattenuto dei rapporti con qualche repubblichino di Salò. E allora si esalti pure la resistenza, la si celebri con la giusta solennità, ma non si cada nell’errore di generalizzare un fenomeno ben più complesso e variegato di quello tramandatoci. L’Italia è stata liberata dalle truppe anglo-americane : è questo il dato di partenza dal quale non si può prescindere. Alle truppe americane si affiancarono, ma solo in alcune aree del Paese, numerosi gruppi organizzati di civili : azionisti, liberali, cattolici, socialisti e comunisti. Tutti antifascisti, ma non tutti democratici.

6 pensieri su “Il mito dei Partigiani

  1. Mi complimento con l’Autore di questo articolo che propone delle riflessioni alle quali una certa parte politica della prima repubblica si è ben guardata dall’indurre gli italiani. L’italiano, purtroppo, è facile preda della “sindrome del gregge” e nessuno ha mai provato a dire nulla contro la cosiddetta “resistenza”. Considerati ormai maturi i tempi (e gli Italiani) è bene ed istruttivo per le generazioni future che si separino gli antifascisti della prima ora da quelli che s’imboscarono sui monti verso il 20 aprile del ’45. C’è un caso eclatante di un paesino dell’entroterra di Genova che fu aperto negli anni ’80 da un coraggioso procuratore e presto chiuso non con argomenti giuridici (c’era davvero poco margine!) ma appellandosi alla prescrizione per l’indulto voluto (ed ottenuto) da quel galantuomo di Palmiro Togliatti.
    Cordialità
    Salvatore Ganci

  2. carissimo fai esattamente tu, e il commentatore che mi ha preceduto, lo stesso errore che dici di combattere cioè una ricostruzione storica di parte, io direi della maggior parte e di questi moltissimi erano e sono storici validissimi. ho l’impressione che tu, caro cennamo, sei revisionista, giustamente vuoi propore la tua visione, e questo ti porta ad assumere posizioni, che proprio questo cambiamento di venticello le spende come novità, ma che hanno poco di originale. mi risulta che de felice, per citarne uno, ha prodotto storia e documenti da moltissimo tempo. io credo che se è vero che antifascismo non è sinonimo di democrazia allo stesso tempo fascismo è sinonimo di truce dittatura. che le malefatte del fascismmo siano superiori alle cose fatte bene. che il numero di morti e di danni al patrimonio procurati dalla dittatura fascista sono molto superiori ai benefici presunti. gli alleati hanno sconfitto l’Italia, e questo è coinciso con la liberazione dalla dittatura, il regno del sud firmò una resa mentre al nord si insediò una repubblica fascista fantoccio della germania. se le azioni di guerra partigiane si sono svolte principalmente al nord moltissime sono le testimonianze di ribellioni ai tedeschi al sud e anche questa la storiografia indica come resistenza. credo che il limite del tuo ragionamento sia proprio questo, cioè la resistenza in quanto tale ha sempre riconosciuto e divulgato tutti gli atti, non solo quelli delle bande partigiane, di ribellione ai tedeschi. per quale motivo vuoi focalizzare il tuo ragionamento sull’apporto dato alla costruzione della repubblica al “centinaio” di parlamentari comunisti? è proprio quella costituzione, che tu vorresti cambiare, che è stato il momento vero di conciliazione dell’italia. ricordo che a differenza della germania e del giappone la nostra costituzione l’abbiamo scritta noi, italiani, senza l’intervento degli alleati, e questo è stato possibile anche perhè all’italia venne riconosciuto, anche qui le testimonianze scritte di storici americani e di militari alleati sono molte, un ruolo attivo reale. credo che giustamente i fascisti furono esonerati dalla partecipazione del processo costituente ma, allo stesso momento, proprio togliatti firmò, da ministro della giustizia, atti di conciliazione importanti. dalla tua analisi e da quella dei migliori revisionisti manca però un protagonista molto importante del ventennio cioè la chiesa. che in tutto quel periodo ebbe un ruolo decisivo e contribuì, in cambio di soldi e potere, all’affermazione del fascismo e delle sue scelte scellerate. scherza con i fanti ma non toccare i santi? infine ma a me questi italiani che combattono il comunismo mi fanno un poco ridere, il compianto torisi diceva che lui era comunista perchè, semai avessero fatto la guerra, lui si sarebbe fatto fare prigeniero, subito, così andava in prigione ad honululu, invece che nel freddo della siberia. quello che gli storici non hanno saputo mai dimostrare è che l’italia ha effettivamente rischiato di finire in una dittatura comunista. questa molto spesso è una scusa, una medicina per tutti i mali, tipica per chi deve credere a dogmi, ma molto poca verità storica.

  3. Caro Zecca,
    non ho nessuna intenzione di sminuire il valore ed il significato storico della resistenza. Dico solo che non tutti i resistenti antifascisti furono democratici. Dato, questo, accertato e documentato da fonti autorevolissime che non possono essere accusate di faziosità. La faziosità, semmai, è quella di chi per decenni ha taciuto sui crimini dei partigiani rossi e nascosto vicende terribili come quella delle foibe.

    AC

  4. L’articolo del Dr Angelo Cennamo lo condivido e lo apprezzo per aver espresso, magari , idee diverse nei confronti di tantissime persone che non condividono tale esposizione di pensiero.
    Credo, con tutta sincerità e onestà , che la storia, quella vera, debba ancora essere scritta. Sono vecchio e, forse, quel giorno non lo vedrò mai. Ma credo che se non fossero sbarcati gli alleati su Salerno,(americani in particolare), l’Italia chissà che fine avrebbe fatto.Non saremmo mica stati salvati da chicchessia, visto che tanti antifascisti si erano nascosti all’estero. Quindi, grazie anche all’America se il comunismo in Italia non prese potere. e fu un secondo miracolo per l’Italia. altrimenti avremmo fatto tutti lo stesso percorso di paesi conquistati dalla Russia e che , in seguito, non ebbero fortuna come la nostra.Non offendo nessuno e non sono affatto di parte. Ma, fra l’altro, sono uno di quelli che ha sofferto la guerra. Cordialità a tutti e vogliamoci bene.

  5. invece oggi va di moda parlare dei partigiani cattivi e brutti, che combattevano per instaurare un’altra dittatura. questo sì sponsorizzato fortemente da “una certa parte politica”.

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