Il messaggio del Papa al congresso europeo sulle migrazioni: riconoscere i diritti dei migranti

Carmen Scarano

Si è aperto ieri a Malaga e terminerà il primo maggio  l’ottava edizione del Congresso europeo sulle migrazioni, fortemente voluto dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). “L’Europa delle persone in movimento. Superare le paure. Disegnare prospettive”. Queste le tematiche che gli addetti ai lavori (un centinaio i partecipanti tra vescovi direttori, operatori pastorali ed esponenti della politica) tratteranno durante il Congresso, tematiche importanti che racchiudono in sé gli aspetti più difficili del fenomeno migratorio. Si calcola che oggi siano 24 milioni i migranti, per lo più provenienti dai Paesi dell’Unione Europea; fra i 4 milioni e gli 8 milioni quelli irregolari. Il Santo Padre nel suo messaggio, è stato chiaro ed esplicito, ha sottolineato la necessità di dare ai migranti “speranza di vedere riconosciuti i loro diritti” per “una vita degna in tutti gli aspetti”.  Parole dure e irreprensibili quelle di mons. Vegliò Presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, che ha criticato la politica europea che difende le frontiere ma non rinuncia a sfruttare gli immigrati: << L’Europa, sentendosi fortezza assediata, affronta sulla difensiva il fenomeno della mobilità. Viene, così, proposta e ribadita l’equivalenza inaccettabile ‘immigrazione uguale criminalità-terrorismo-insicurezza’ che fa aumentare “le comunità blindate” e forse porterà alla nascita di continenti blindati, dove i migranti sono e sempre più saranno “un esercito di invisibili ricattabile e sfruttabile”. La questione secondo mons. Vegliò è che <<i flussi della mobilità siano percepiti negativamente dalla popolazione europea e che gli stranieri siano avvertiti come “una minaccia alla cultura e all’identità, all’ordine e alla sicurezza”, oltre che al mercato del lavoro. Si vuole scaricare le causa dell’instabilità sui migranti, per creare nell’opinione pubblica l’immagine di uno Stato vigile e preoccupato sulla sicurezza dei suoi cittadini, alimentando le paure dell’altro>>. Il ruolo della Chiesa è accogliere l’altro con umiltà, carità e fraternità. <<Sia la logica della carità a guidare il nostro modo di guardare la realtà e di pensare al futuro>> queste invece le parole del cardinale Josip Bòzanic, arcivescovo di Zagabria. Un invito rivolto a tutti i cristiani, che guidati dalla parola di Dio, sceglieranno di non farsi ingannare dal pregiudizio. La società sta diventando sempre più multietnica,  multiculturale e plurireligiosa. Questo non significa riporre in un angolo la propria identità nazionale, la propria cultura, i propri usi e costumi, ma cercare di costruire insieme una società basata sulla pacifica convivenza sul rispetto dei diritti e dei doveri. Il ruolo della scuola, della famiglia e delle istituzioni è fondamentale per l’educazione alla tolleranza. Tasto dolente il binomio immigrato/criminale, pregiudizio che difficilmente verrà sradicato. “E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” affermò Albert Einstein. Niente di più vero. Il problema è la paura dell’altro, paura che nasce dalla mancata conoscenza. E se iniziassimo la conoscenza a piccoli passi? Magari con una stretta di mano?