Mignano Monte Lungo: commemorate, nel 58° anniversario della tragedia di Cannavinelle, le 42 vittime sul lavoro

Fede, commozione e ricordo i valori appassionanti e coinvolgenti, sfolgoranti e vividi, emersi nel corso della cerimonia dedicata alla commemorazione delle 42 vittime, tutti lavoratori dipendenti della S.M.E. impegnati nella realizzazione di una galleria di derivazione a servizio dell’impianto di produzione di energia elettrica, della tragedia di Cannavinelle nella ricorrenza del 58° anniversario del luttuoso evento. Difficile ovvero impossibile per noi miseri mortali accingerci prima ad azzardare una spiegazione plausibile e poi poterla accettare senza riserva alcuna. Impotenti e inebetiti di fronte all’imponderabilità, alla devastante portata dell’evento, non ci resta altro da fare come ha esortato nelle sue riflessioni S.E. Mons. Arturo Aiello, Vescovo della Diocesi di Teano-Calvi che ha presieduto la sacra celebrazione eucaristica, che raccoglierci in preghiera e trovare conforto e rifugio nella fede. Cui non possono andare disgiunti la commozione che non viene meno ed il ricordo sempre vivo. Ricordo che, da parte degli eventuali superstiti, dei familiari, dei conoscenti, di quelle comunità che hanno comunque trepidato alla ferale notizia e nei giorni successivi alla disgrazia, dei vertici dell’azienda che aveva commissionato i lavori da eseguire e di coloro i quali hanno raccolto e fatte proprie inserendole nello scrigno della memoria quelle testimonianze che ancora oggi fanno venire la pelle d’oca, non deve perdere intensità e nitidezza ma rimanere forte, intenso, indelebile. La  passerella, le parole di circostanza in uno alle tante promesse pronunciate per l’occasione da tanta bella gente, autorità, rappresentanti istituzionali, del mondo del lavoro, politico, sindacale, ecc., le medaglie, i riconoscimenti, non servono a lenire un dolore consolidato nel tempo né a rendere meno duro nelle loro bare il sonno dei morti. Nemmeno forse il giuramento solenne di fare il possibile, mettercela tutta al fine di porre un freno, arginare, evitare il ripetersi di altre disgrazie sui luoghi di lavoro, delle cosiddette morti bianche, di infortuni mortali collettivi. La tragedia di Cannavinelle, la prima di tre (la seconda e la terza nella miniera di carbone – a decine e decine di metri sottoterra – di  Marcinelle, in Belgio, l’una a distanza di pochi mesi – cogliamo l’occasione per ricordare che una delle vittime fu il vitulatino Luigi Del Mese e che l’amato, caro e indimenticabile nonno Achille, all’epoca vice sindaco, ebbe dal sindaco, ing. Luigi Scialdone, l’ingrato compito di dare la ferale notizia ai familiari – l’altra dopo qualche anno, entrambe terrificanti e di grande risonanza sia per l’elevato numero dei morti, tutti conterranei e connazionali, ma soprattutto – queste cose sono state spifferate subito dopo gli eventi luttuosi – per la ricompensa <12 Kg. di carbone al giorno per ogni lavoratore impegnato> che veniva data al governo italiano), è parte integrante della storia del mondo del lavoro. Una storia che non può essere dimenticata in un mondo che non ha mai smesso di immolare vite umane, nonostante l’inasprimento delle sanzioni, i piani di sicurezza che restano – ahimè! – soltanto dei volumi che vanno ad arricchire le scansie di chi dovrebbe mettere in atto, dare pratica attuazione alle norme, le tavole rotonde intorno alle quali si discute sul tema dominante che è sempre quello della prevenzione e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Un prezzo di difficile determinazione: incommensurabile sotto l’aspetto affettivo, inaccettabile in riferimento all’incidenza sulle finanze dello Stato, intollerabile ed ingiustificabile relativamente al risvolto, all’impatto che ha nel sociale. E non c’è nulla da obiettare – anzi! – quando i datori di lavoro, nella politica aziendale, adottando le misure di prevenzione e sicurezza, danno priorità a quelle procedure atte a garantire la salute e l’incolumità dei dipendenti. Viceversa, mettono in discussione la propria credibilità, quando si pongono come obiettivo … l’azzeramento degli infortuni. Si accettano dunque scommesse. A patto però che nessuno bari! Non poche sono state, infatti, le confidenze raccolte ‘qui lo dico e qui lo nego’ – sembrano ma non sono leggende metropolitane – su diversi casi di infortunio sul lavoro convertiti in … ‘malattia’ o fatti passare, riciclati come … extralavorativi a seconda dell’entità delle lesioni riportate dal lavoratore in dipendenza dell’infortunio subito.

Paolo Pozzuoli