Cos’è il razzismo?

Giovanna Rezzoagli

Spesso crediamo di sapere con una certa precisione il significato di un termine, salvo poi accorgerci che per esplicarlo dobbiamo ricorrere ad esemplificazioni. Oppure capita che, in buona fede, si conosca e si comprenda il significato di un termine, ma che esso venga “stravolto” nell’evidenza di alcuni accadimenti. Sino ad oggi io ho creduto che appellare una persona con termini richiamanti in senso dispregiativo il colore della sua pelle o le sue origini, la sua religione o la sua cultura, fosse esplicitamente una manifestazione di razzismo. E invece no. Almeno stando alla sentenza pronunciata ieri dal Tribunale di Treviso. I fatti relativi alla vicenda ci rimandano al 2006, quando un Signore senegalese entra in una lavanderia di Oderzo. Dopo un diverbio con il titolare del negozio riguardante il pagamento anticipato del servizio, l’extracomunitario si sente apostrofare con “Negro di *****”. Il titolare del negozio viene denunciato e ieri è stato condannato per aver commesso reato di ingiuria, senza tuttavia vedersi riconosciuta l’aggravante del razzismo, come invece chiesto dalla Procura. Perlomeno l’ingiuria non è stata messa in discussione. Se appellare “negro” una persona di colore aggiungendo un esplicito complemento di materia, giusto per rimarcare il concetto, non è considerato razzismo, credo che sia quantomeno legittimo porsi un interrogativo sul cosa sia dunque il razzismo, oggi. Poiché oggi sfogliare il classico dizionario è considerato demodé (si dice old  in Rete tra i soggetti più “istruiti”), provo a ricercare il termine “razzismo” attraverso Google e scopro interessanti cosine. La prima è costituita dall’evidenza che Wikipedia regna sovrana sulla “cultura” moderna, evidenziando come l’utente medio sia profondamente ottimista nel confidare sull’onestà intellettuale di chi contribuisce alla costruzione dell’enciclopedia libera, rimanendo spesso all’ombra dell’anonimato e non sempre citando fonti con giudizio e correttezza. La seconda considerazione verte sulla predominanza di tutte le pagine “Wiki”, da “Anarcopedia” a “Wikio”, e naturalmente non poteva mancare “Nonciclopedia” (anche se quest’ultima poverina si deve accontentare della seconda pagina) seguono ancora “Wikiquote” ed un altro risultato di “Wikipedia”. Per una volta ci risparmiamo i vari Facebook e Twitter. Curiosiamo tra la cultura del web, per esempio cliccando su Anarcopedia ove troviamo una voce molto articolata, ma noi ci soffermiamo sulla definizione sintetica: “Il razzismo è un insieme di teorie e credenze che stabiliscono una gerarchia tra le etnie; nello specifico è una dottrina politica che preconizza il dominio di una razza (definita superiore) sulle altre e la sottomissione degli interessi individuali a quelli della razza.” Proseguiamo con Wikio, trovando i link a diversi articoli riguardanti il razzismo, raccolti nel web, ovviamente trovando di tutto e di più. Visitiamo infine  Nonciclopedia e leggiamo testualmente: “Il razzismo è uno sport di recente invenzione, nato nel Nord Italia, che ha consegnato alla storia moderna campioni indiscutibili quali Gandhi, il Millennium Bug e i corn flakes”, non dimenticando lo spirito sedicente satirico che caratterizza il sito è doveroso riportare una frase che precisa il concetto: “Perché avercela coi negri solo per il colore della loro pelle? Ci sono mille buoni motivi per odiare i negri!”, per amor di giustizia occorre riconoscere che l’Autore della pagina riesce a trasmettere un messaggio di satira, sul fatto che l’utente medio la colga, resta qualche dubbio. Tornando ad argomentazioni più pertinenti, ricercando su siti un filo più motivati, quale ad esempio http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/r/r013.htm , una definizione esaustiva del termine razzismo si coniuga al nuovo concetto sociologico di etnocentrismo. In buona sostanza, un moderno approccio del razzismo contempla una netta contrapposizione dell’Io versus l’Altro. Perché, cos’altro è mai il razzismo se non il sentirsi superiori ad un Altro per il solo fatto di essere diverso? Poi sulla soggettività delle motivazioni razziste si potrebbe discutere all’infinito. Sugli effetti concreti e sulle ferite morali, materiali e sociali che il razzismo produce si dovrebbe discutere assai meno.