Sindone, Sacro Gral?

di Rita Occidente Lupo

La città della Mole spalanca le sue porte a circa 2 milioni di pellegrini e curiosi, per l’ostensione della Sindone. Fino al 23 maggio, l’occasione per poter pregare, osservare, interrogarsi, dinanzi al lenzuolo di lino bianco, datato oltre duemila anni fa, avvolgente il corpo di un crocifisso. Corrspondente all’immagine del Nazareno.  Anche i militari in pellegrinaggio in migliaia! Dalle tracce ematiche alle spalle ed alle ginocchia, a quelle del capo per la corona di spine. Il sacro lino, anche bruciato dal terribile incendio di Chambery, monopolio di Casa Savoia, riammesso al culto pubblico a distanza di dieci anni. Il Pontefice a Torino il 2 maggio. Tantissimi gli studi, oltre quelli a radio carbonio, che negli anni hanno rese inquiete le giornate degli scettici, rassicurando quelle degli uomini di fede: troppe coincidenze, troppi elementi simili, per non far risalire la sacra reliquia a quella che Giuseppe D’Arimatea usò per avvolgere il Corpo di Gesù, prima della deposizione nel sepolcro. La Sindone, oggi più che mai ripropone un messaggio. Ed interroga le coscienze laicamente disfattiste del nostro tempo: un uomo che, morto, risorse per indicare la via della salvezza. La Sacra Sindone, malgrado il tempo, gl’incidenti di persorso, le manie hitleriane, scampata ad ogni tentativo di distruzione e giunta fino a noi. La fotografia del Cristo che la religiosità rimanda: negare il racconto storico evangelico, per dubitare dell’identità della tela, davvero troppo!