Fratelli d’Italia, o fratellastri?

Giovanna Rezzoagli

Le divisioni che straziano l’Italia sono tante, alcune molto evidenti, altre più nascoste. Fattori economici, sociali e culturali sono parametri che incidono profondamente sulla geografia del nostro Paese, così come divisioni politiche e di gestione del territorio concorrono pesantemente a creare disuguaglianza. Sin qui, nulla di macroscopicamente divergente da molte altre zone del mondo. Pur essendo un macro-gruppo, ogni Paese racchiude in sé micro-gruppi con differenze anche molto marcate gli uni dagli altri. Occorre notare che noi italiani siamo ampiamente autosufficienti nel rimarcare e sottolineare diversità gli uni dagli altri, così come non siamo certamente scarsi nel creare ed alimentare pregiudizi anche molto crudeli. Francamente non avremmo avuto bisogno di uno studio scientifico che si proponesse di dimostrare che esiste, tra le altre, anche una diversità a livello di “intelligenza” tra cittadini del nord e cittadini del sud Italia. Ad “ovviare” alla mancanza ha provveduto lo psicologo inglese Richard Lynn, Professore emerito all’Università dell’Ulster. Prima di gridare allo scandalo e tacciare di scontato razzismo l’Autore dello studio in oggetto, peraltro pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Intelligence”, occorre fare un minimo di chiarezza, sia sull’argomento sia sulle osservazioni del Professor Lynn. Richard Lynn non è nuovo a teorie discutibili: negli anni ’70 sostenne che gli abitanti dell’Estremo oriente fossero più intelligenti dei bianchi e nel 1994 nel libro “La curva a campana” teorizzò che nella popolazione di colore una pigmentazione più chiara corrisponde a un quoziente intellettivo più alto, derivato proprio dal mix con i geni caucasici. Lo studioso teorizzò una differenza intellettiva anche tra maschio e femmina, prevalentemente legata a dimensioni e peso dell’encefalo. Tutto frutto di teorie border-line con odiosi riverberi nazisti, sessisti, eugenetici? Il dubbio è quanto meno lecito, ma non tutto ciò che sostiene l’ottuagenario scienziato è da liquidarsi in modo frettoloso, casomai è l’utilizzo dei dati proposti che andrebbe attentamente valutato, ma il processo alle intenzioni e la dietrologia sono tutte attività che ben poco servono a costruire. Allora cerchiamo di comprendere cosa sia l’intelligenza, e come oggi sia essa valutata. In ambito psichiatrico, l’intelligenza è universalmente intesa come la capacità di usufruire al meglio delle proprie doti fisiche e psichiche. Punto. E’ abbastanza evidente anche agli occhi di un profano che tale definizione presta il fianco a molteplici interpretazioni e/o implementazioni. Il famoso metodo per “misurare” l’intelligenza, vale a dire l’attribuzione del cosiddetto Q.I. ( quoziente intellettivo), è ampiamente utilizzato persino in pseudo-test in Rete. I primi test d’intelligenza furono elaborati in Francia da A. Binet, da cui deriva la “Scala Binet”, in base alla quale è possibile determinare l’età mentale in rapporto all’età anagrafica. Il metodo più moderno per attribuire scientificamente il Q.I. di un soggetto prende il nome di “Scala Stanford-Binet”, in base alla quale si considera un punteggio conseguito in un test rapportato all’età del soggetto esaminato. Circa il 70% della popolazione possiede un Q.I. che varia tra 85 e 115. Al di sotto dei 70 punti si entra nella sfera della subnormalità, oltre i 120 si entra in quella della superdotazione. Se a ciò, si aggiunge che una tra le teorie più recenti ed accreditate sull’intelligenza sostiene che esistono ben 11 tipi di intelligenze diverse… si evince che l’argomento è estremamente complesso e non è possibile generalizzare ne tantomeno banalizzare l’argomento, specialmente a livello divulgativo. In considerazione di quanto sopra espresso, il Professor Lynn dovrebbe meglio specificare come ha desunto i dati del proprio studio, e a quali parametri abbia fatto riferimento. Il colore della pelle, l’appartenenza di genere, il livello socio-culturale non sono parametri sufficienti a suffragare ipotesi che conclamino apertamente che nel Friuli si è mediamente più intelligenti che in Sicilia. Casomai si può discutere sul come l’intelligenza è coltivata, stimolata e aiutata a svilupparsi dalla scuola nelle diverse zone d’Italia. In questo contesto potremmo ottenere interessanti conclusioni, in tutto o in parte. Per esempio: un diploma conseguito in un liceo del Sud, esprime la stessa valenza intellettuale e culturale dell’omologo diploma conseguito al Nord (vedi risultanze OCSE)? In parole povere, l’educazione intellettuale che proviene dal back-ground familiare-sociale-scolastico è uguale al Nord ed al Sud? Quesiti legati a variabili connesse allo sviluppo di un tessuto socio-culturale che dipendono non certo da fattori genetici, bensì da fattori economici e politici. Siccome la persona saggia e (forse) intelligente, sa bene che da un male a volte nasce un bene, cerchiamo di sforzarci di cogliere uno spunto di riflessione utile dallo studio di Lynn. Come è stato accolto in Italia? Basta navigare nel vasto mare di Internet per accorgersi che al Sud si grida allo scandalo, al Nord si mormora allo scandalo. E allora chiediamoci: siamo “fratelli d’ Italia”, diversi tra noi ma con unica identità sociale, o siamo “fratellastri d’ Italia” diversi tra noi con una gran voglia di  sentirci gli uni migliori degli altri? Riflettere su ciò è forse la miglior prova che Lynn non ha adeguatamente dimensionato il suo studio.