E’ questo il tesoro della Pasqua?

Antonio Pirpan

Tutti abbiamo nel nostro passato una Pasqua da ricordare, ed è strano, e bello, come certi episodi della nostra vita rimangano impressi nella memoria.  Come quella funzione religiosa, celebrata all’alba di una Pasqua lontana, nella cappella di un ospedale. La scena è presente: i primi dardi di luce che penetrano dai vetri opachi e colorati della finestra di fianco all’altare;  il sommesso brusio di una quindicina di degenti sparsi alla rinfusa tra gli scanni di legno invecchiato; la nuvola d’incenso che aleggia nell’aria; il tremolio di fiammelle di un boschetto di candele; il celebrante alle battute finali della Messa. Accanto a me, un vecchietto dalla faccia onesta e cordiale, raffinato nell’aspetto. “Buona Pasqua”, mi disse  con un sorriso appena accennato. Intanto, la cappella si era fatta deserta. Avvertivo un senso di benessere e di intima gioia che mi faceva partecipe di qualcosa di intangibile e, al tempo stesso, potente, che sembrava avanzare con la vampa del sole mattutino. Quell’anelito di speranza che la Pasqua ha suscitato nel corso dei secoli, di amore, di sbigottimento e meraviglia, di gratitudine e di preghiera, particelle indistruttibili di energia, invisibili e fuori del tempo, ma con una loro realtà imperitura a cui è possibile attingere. “E’ questo il tesoro della Pasqua?”, chiesi al vecchietto, nell’irresistibile desiderio di condividere i miei sentimenti. “Sono questi gli elementi che contano quando ci troviamo a dover misurare le identità che ci circondano?”. Annuì, rivolgendomi un’occhiata penetrante. Fuori, il suono festoso delle campane gridava il messaggio di gioia: Cristo e’risorto. Ecco, io credo che, in qualche modo, Egli si levò dal sepolcro, di nuovo carico di vita e di gloria. Non ero lì a vedere, come stamane non ho visto il sorgere del sole. Ma sono certo che il sole è sorto anche oggiAggiungi un appuntamento per oggi, inondando il mondo di Luce, perché Lui ha voluto così. Buona Pasqua.