Mercato San Severino: personale di Teresa Correnti

Fino al prossimo 3 aprile, presso le sale espositive del Palazzo Vanvitelliano, c’è la mostra di pittura dell’artista Teresa Correnti. L’ingresso è gratuito. Teresa Correnti, nata Marrone, ha origini siciliane. E’ nata, infatti, a Scicli (Rg), ha conseguito studi classici ed umanistici e risiede a Salerno, ove ha lo studio. Ha scelto come nome d’arte quello del marito, deceduto all’età di 36 anni. Il suo talento artistico è indiscusso. Lo attestano i successi conseguiti in tutta Italia, l’interessamento, spesso entusiastico, di critici di fama, un curriculum espositivo e di riconoscimenti di grande rilevanza. “Teresa Correnti – dice l’Assessore Comunale alle Politiche Culturali, Assunta Alfano – osserva la natura. Ne capta il frale respiro, i fremiti perfusi di malia, le voci sussurranti, i palpiti gementi, i picchi di bellezza esuberante, la malinconia incantata e stregante. Osserva la vita, ne intrometta il ritmo frenetico e monotono, gli ingorghi oscuri e paralizzanti, i flussi inceppati, scanditi dall’imprevedibile, le “lacrimae rerum” che ne trapuntano la breve e sfilacciata trama. L’Amministrazione Comunale è sempre pronta a sostenere iniziative culturali di un certo rilievo. Fra queste, rientra sicuramente anche la mostra di Teresa Correnti e per questo motivo, abbiamo deciso di ospitarla presso il Palazzo Vanvitelliano”. “L’artista – ha scritto Luigi Crescibene – comprende la limitatezza della condizione umana, i brividi di mistero che la scuotono e la avvizziscono, le vertigini che la stordiscono e la fiaccano, ma, anche, l’anelito, gli stacchi, l’esigenza, perché ingenita nella condizione umana, di elevarsi dall’inerzia, dalla stanchezza, dalla rassegnazione, dalla deriva esistenziale. Ed i configgenti e convergenti sussulti della natura e dell’uomo, si assiepano e si sedimentano nell’animo della grande pittrice che trova nell’Arte un momento equilibratore  per ristabilire l’armonia del mondo attraverso l’epopea del bello. Ed ethos e pathos, in inestricabile intreccio e fusione, partecipano il mondo esistenziale dell’artista che reagisce all’apparente  incomprimibile  negatività della condizione umana, aderendo con slancio e fede alla vita o, almeno, a quegli aspetti che la rendono meno acre ed inassimilabile. Ed il bello, nei suoi aspetti un po’ mesti e un po’ tripudianti, si espande e possiede le sue stupende concrezioni pittoriche, caricandosi di colori un po’ tersi e un po’ smorzati, un po’ lauti e un po’ dimessi, un po’ generosi e un po’ svampanti. E la donna, perdutamente bella, ebbra di lusinghe e di malie, in un eros sottilmente avvitante, entra, quasi di prepotenza, nel registro pittorico della grande artista”. Così, la donna è in simbiotica comunione con il paesaggio naturale, da cui riceve e aggiunge levità, grazia e sensuosità; altre volte, è sola nella sua esteriorizzazione del bello, pur non essendo mai scollata dall’ambiente circostante; e la capacità di scavo psicologico della Correnti, trasuda e si sostanzia nei volti, mai algida ed inerte riproduzione, ma svariante gamma di sensazioni, intuizioni, emozioni. E le emozioni filtrano distillate da una tecnica sicura, spedita, sorvegliata, dall’aristocrazia del mondo emotivo dell’artista, che aggiunge alla pittura di “testa”, quella delle sussurranti voci del cuore. Teresa Correnti, realista sentimentale, si allontana allora dal classicismo che pur cifra la sua pittura, e si avvicina in un’identità connotativa tutta sua agli “ismi” che, compresi nella “linea dell’espressione”, realizzano la pittura del sentimento, la pittura che stabilisce  una comunicazione intersoggettiva tra dato reale ed artista, che rompe con la tradizionale, mera riproduzione del modulo naturale.  

 

 

 

 

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