Costruire il futuro partendo dal presente

Giuseppe Lembo

C’è una grande confusione nel nostro Paese. Nella politica che non c’è, nella politica tradita ed espropriata da poteri forti, non conta più niente il protagonismo della gente.Ogni giorno che passa diventa un non protagonismo. Il nostro è un Paese praticamente desertificato, soprattutto nelle coscienze dei più; la politica imbalsamata si esprime solo attraverso chi la rappresenta. Il resto …. Niente. A contare ed a decidere per tutti, sono soltanto i poterei forti. Non è importante la presenza della gente ed il grado di gradimento delle scelte che vengono prese e che dovrebbero avere per obiettivo la governance del Paese ed il bene dei suoi cittadini. Quello che conta ed è importante, è il potere dei forti che velatamente e non, si impone sulle coscienze della gente, sempre più debole ed abbandonata a se stessa. Nel nostro Paese tutto è stato espropriato; tutto è appiattito su se stesso. Dove è andata a finire l’anima italiana; il coraggio generoso di quanti hanno saputo sacrificarsi per far valer i propri ideali ed i valori che fanno un popolo diverso e capace di vivere bene insieme, pensando al futuro? Che ne è del nostro ingegno? Sulla scena della vita e della politica italiana domina soltanto una falsa interpretazione del machiavellismo del Principe, opera magna, attualissima ancora oggi, per l’interpretazione che ne viene fatta, il “fine giustifica i mezzi”, sempre e comunque, sia in situazioni morali che immorali. Si tratta di un concetto stigmatizzato dall’egoismo personalistico del fare politica, come espressione di immoralità condivisa dovuta ad un’indistinta separazione tra la politica e la morale. Si ricorre a Machiavelli, pur sapendo che i comportamenti politici di ieri e di oggi sono completamente diversi; la politica “dell’immoralità” a cui si richiamava Machiavelli aveva per fine lo Stato ed il suo bisogno di tenerlo in pace anche con la crudeltà ed il timore del “Principe” che può essere migliore di un”Principe” dotato di una forte “umanità” nel governare il potere e nel rapportarsi  alla sua gente. Il Principe, secondo Machiavelli, può farsi temere, senza farsi odiare; tanto è possibile se riesce a rispettare i sudditi nei loro averi e nelle loro donne “quando si astenga dalla roba de’ suoi cittadini e dalle donne loro”; specialmente dalla roba,“perché li uomini dimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio”. La roba, gli averi sono stati sempre al centro del rapporto tra governanti e cittadini, che sono capaci di sopportare tutto dal potere, tranne situazioni di danni al proprio patrimonio; per ciascuno cittadino la roba, grande e/o piccola che sia, è sacra e nessuno la deve toccare; nessuno deve osare mettere il naso nella roba degli altri; per la roba, c’è, in ciascuno, una sacralità assoluta.Nel pensiero comune è vista come un bene superiore; “Dio me l’ha data e guai a chi la tocca”. Quando si tocca la roba, tra il cittadino, lo Stato e le sue rappresentanze politico-istituzionali, si scatena un conflitto insanabile. Ogni cittadino si sente padrone del suo che non intende dividere con nessuno. C’è un senso diffuso di egoismo sociale che indebolisce la governance, lo stato sociale e la capacità pubblica di garantire il cittadino nel welfare e nei servizi a base di una società sviluppata, economicamente avanzata e capace di potere vivere una vita di qualità. Il nostro Paese, dopo i momenti bui del disastro bellico ha avuto una grande capacità di rinascita e di miglioramento economico-sociale diffuso.Oggi è in condizioni di grave sofferenza, essendo cambiati gli scenari mondiali, governati da un fare globale che non riguarda più e solo questo o quel Paese, ma le diverse parti del pianeta Terra, dove accanto ai tanti privilegi ci sono anche condizioni di povertà e di bisogno, le cui radici sono il frutto degli egoismi umani che in tanti parti del mondo, non portano a capire le ragioni degli altri. La grande rivoluzione del Terzo Millennio deve essere una forte umanizzazione dell’essere; tanto è possibile, riducendo nel mondo gli egoismi dell’avere. È una necessità del nostro futuro, il saper riconoscere i diritti degli altri; è una necessità ridurre il bisogno ed il godimento dei propri averi, per poter soddisfare i tanti diritti negati che non permettono all’uomo della Terra di vivere, avendo quotidianamente il necessario per la sopravvivenza.