L’amaro Sud di Giorgio Ruffolo

 Michele Ingenito

Esce in questi giorni, per i tipi di Einaudi, “Un Paese troppo lungo. L’unità nazionale in pericolo” di Giorgio Ruffolo. L’intellettuale e uomo politico socialista si pone come obiettivo una critica ricostruzione storica del Mezzogiorno auspicando nel finale la costituzione di un forte governo del Sud nel contesto di un’Italia federalista. La visione storica che Ruffolo fornisce del Sud contemporaneo è amara e tragica insieme. Fino ad ipotizzare una “decomposizione territoriale” come sintesi estrema di quella “polverizzazione sociale” mista alla “deriva autoritaria” attualmente rappresentata dall’era berlusconiana. Da questo processo di decomposizione ne conseguirà un’Italia del Nord, grassa e distaccata, e un’Italia del Sud sempre più equiparabile ad una colonia mafiosa. Le responsabilità politiche della sinistra vengono richiamate con fermezza da Ruffolo, in virtù soprattutto di quella mancanza di progettualità e di credibilità per non essere più in grado di rappresentare la vera alternativa al sistema di potere e di governo. E’ una scudisciata ben meditata, che deve far riflettere i vertici di quel PD ondivago e inquieto, ossessionato dall’avversario in virtù del nome più che del suo agire. Fino a quando la sinistra non riuscirà a definire un nuovo modello di società o addirittura ad identificarsi in quella borghesia mafiosa e nel suo conseguente potere in termini di scambio di voti elettorali premiati da finanziamenti pubblici di sospetta gestione, fino a quando la manna politica romana distribuita a piene mani ai governi locali non cesserà i propri flussi mirati al consolidamento dell’ala militare della mafia, il Sud d’Italia continuerà ad agonizzare tra diritti negati e abusi consolidati. Del resto, gli interpreti più ‘autorevoli’ ed osannati di quel potere tinto di mafia sono proprio coloro che, ai vertici dei poteri pubblici ed istituzionali, respirano l’aria corrotta dell’andazzo, ostentano prudenza là dove dovrebbero intervenire, colludono sostanzialmente, senza sporcarsi le mani, con quel subdolo e tacito sistema che sovrasta uomini, cose e istituzioni. L’aria che tira nella logica e nella mentalità popolare del Sud non ha bisogno, ormai, di abbecedari o libretto delle istruzioni. E’ nell’intimo della gente ‘tradurre’ il diritto come favore, esprimere gratitudine e riconoscenza per un qualcosa che non si ha la forza di pretendere. E quel che sconcerta è che questa diffusa maniera di intendere il sociale investe soprattutto il pubblico, tutto ciò che alimenta il quotidiano di un’esistenza inevitabilmente intrecciata alla soddisfazione di servizi che dovrebbero essere dovuti e che, invece, trovano la loro soddisfazione nella concessione e nella riconoscenza. E’ una condizione umana, psicologica e sociale degradante e degradata, che viola i diritti dell’individuo, li calpesta, rendendolo soggetto passivo di uno Stato a metà.  Da qui l’idea di Ruffolo di rilanciare il grande progetto meridionale di Stato federale del Mezzogiorno, di Guido Dorso, supportato da una costituzione nazionale auspicata a suo tempo da Gaetano Salvemini, con un governo autonomo del Mezzogiorno. Progetto ambizioso e rivoluzionario di difficile realizzazione in un Sud negativamente marcato da certe caratteristiche storiche gattopardiane. Perché, come nel celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa il principe Fabrizio di Salina incarna i tratti di quell’aristocrazia siciliana autoritaria e disdegnosa nei confronti del resto del genere umano. E ciò a causa di quella radicata convinzione in base alla quale né la Sicilia né il mondo potranno mai cambiare, se non i peggio, come è accaduto e accade per i nuovi detentori del potere. Gli esponenti, cioè, di una nuova classe sociale, la borghesia imprenditoriale di neoarricchiti alla Calogero Sedara, attratta esclusivamente dalla propria incolta avidità e spietatezza in vincente contrapposizione nei confronti di una aristocrazia immobile e passiva. Il tutto filtrato dalla contaminazione mafiosa che da ieri ad oggi ha ben definito e ampliato i suoi confini all’interno del sistema-Italia, Italia del Sud in particolare. Da qui l’abbandono della “questione meridionale” imputata da Ruffolo soprattutto alla sinistra. Ma anche la proposta di una soluzione storica del problema attraverso un recupero ed una integrazione che ignorino tutte le forme parassitarie e corrotte generate dall’intervento straordinario, dalle clientele e dalle tangenti, dal denaro che,a tinte varie, continua ad attirare tutte le classi sociali dominanti e di potere, esclusivamente politiche e relativi derivati, per una redistribuzione apparentemente lecita e soprattutto illecita di vaste risorse di pubblico denaro. Per Giorgio Ruffolo tre i concetti chiave della sua proposta. Governo federale del Sud, Assemblea democratica, nuova classe dirigente meridionale. Con una gestione operativa assegnata ad una Banca del Risanamento e dello Sviluppo in grado di respingere qualsiasi pressione e ingerenza di tipo clientelare e, soprattutto, tangentizio. Un grande progetto politico la cui premessa indispensabile nasce, però, dalle coscienze, da una formazione civile e civica delle nuove generazioni.

 

 

 

2 pensieri su “L’amaro Sud di Giorgio Ruffolo

  1. Gramsci, si poneva il problema del perché le masse meridionali non avevano avuto la forza di ribellarsi al Nord, imperialista,
    oppressore e affamatore,. e “proclamare” una repubblica socialista del SUD. Probabilmente non aveva tenuto conto della natura stessa della Cultura Meridionale, quale essa era: Contadina e CATTOLICA. Una cultura legata al territorio e al “focolare”.Oggi dopo centocinquanta’anni, ci stiamo ancora chiedendo dei perché del fallimento( a mio giudizio, escluso il periodo fra gli anni trenta e quaranta del secolo scorso) di ogni politica volta alla soluzione del problema meridionale. Sig. Ingenito, sig. Ruffolo bisogna avere il coraggio di ripartire dalla CULTURA del nostro territorio, senza violentarla con ideologie che vengono da “lontano”. Bisogna ridare dignità all’uomo e la donna meridionale e farla sentire partatore/trice di quei valori millenari che hanno fatto grande Napoli e Palermo.
    Noi del Sud siamo uomini pacifici, mai abbiamo fatto guerra ad alcuno, però dobbiamo ricordarci che ben due volte si sono imbracciati i “FORCONI e i MISERICORDIA”e abbiamo combattuto gli invasori. Si è vinto, però solo una volta, quanto la Chiesa con il Card. Ruffo, disse NO alla sovversione “giacobina”. Oggi se si vorrà drizzare la schiena del popolo meridionale bisogna ridargli quei valori di “SPIRITUALITA’, che con la Carità, la Solidarietà e la Sussidiarietà, solo la Chiesa Cattolica sa esprimere.
    In bocca al lupo

  2. Egregio Dottor Ruffolo,è con affermata stima prima alla Persona, poi al Politico, che posso affermare quanto il nostro amato e sofferto Paese abbia bisogno di persone come Lei. Persone che hanno assolto al loro ruolo con Etica, pensando esclusivamente al bene dello Stato.Sono d’accordo con Lei quando parla del Nord ed il Sud in quel modo, ma Le preciso che il Sud è stato Vessato per vari motivi dai grandi Politici che la Storia ci ha Regalato……..Non posso che essere solidale con chi come il POPOPOLO del SUD è stato sempre usato a fini propagandistici dai POLITICI. Un popolo fatto di gente laboriosa intelligente,ricca di cultura , che si è dovuta sempre confrontare anche con un potere quello del capitalismo che è arrivato ha preso i soldi ed’è scappato. Il risultato per anni del mezzogiorno è servito a quelli del nord a fare tutto ciò.
    Senza che lo Stato muovesse un dito.
    Chissà PERCHE’.
    Piangere sul latte versato non serve a nulla, oggi bisogna dare ai giovani del Sud quello che è stato tolto ai loro Padri…..LA DIGNITA’ di appartenere allo Stato Italiano. Io sono contro il federalismo, perchè credo con tutta me stessa all’UNITA’alla SOLIDARIETA’ tra le Regioni. Non credo a Molti politici perchè vedo nelle loro aspettative solo il ruolo di avere POTERE ECONOMICO .
    Sono sicura che avere troppo potere nelle ISTITUZIONI non va bene.
    Lei negli anni passati ha insegnato a costruire per il bene comune, alla tutela del bene comune.Forse mi sono sbagliata? La sua famiglia viene dal PSI quello vero dei lavoratori,Suo Padre mi insegnava l’uguaglianza dei DIRITTI.
    Grandi UOMINI nella loro umile Grandezza hanno insegnato ciò che c’è di più grande.LO STATO DI TUTTI e UGUALE per TUTTI.So che è un SOGNO
    ma nessuno può impedire di SOGNARE E LOTTARE.
    Con stima Liliana Priori

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