Salerno: La Tenda, il distacco positivo

Aldo Bianchini

L’Italia è il paese dei “distacchi”, da quelli sindacali a quelli politici. La pratica del distacco è stata utilizzata molto e quasi sempre in maniera negativa. Come stelle rilucenti appaiono, ogni tanto, anche i distacchi positivi. Come positivo è certamente quello dell’avv. Prof. Luciano Provenza, avvocato matrimonialista e docente nelle scuole superiori, che dopo essere stato distaccato dalla scuola nel giro di qualche mese ha letteralmente sconvolto in meglio l’attività generale de “La Tenda” proiettando la grande e storica associazione di solidarietà salernitana prepotentemente nel mondo della comunicazione e dei mass media. I progetti si susseguono ai progetti, tutti positivi, senza soluzione di continuità quasi come se l’essenza della solidarietà Luciano Provenza l’avesse già nel suo dna da moltissimo tempo. Si muove con una padronanza assoluta, crede fortemente in quello che fa, si commuove ascoltando le dichiarazioni dei tanti ragazzi assistiti, si prodiga con pazienza certosina per la buona riuscita delle convention accertandosi addirittura della corretta funzionalità dei microfoni. Io non conosco gli altri organizzatori de La Tenda e, quindi, mi scuso con tutti se oggi parlo solo di Luciano Provenza che non finisce di stupirmi e per questo lo ringrazio personalmente ma anche a nome di tutti coloro che non sanno neppure lontanamente cosa sia la solidarietà e cosa significhi farla con un impegno costante e quotidiano. Il tema del 18 marzo 2010 è stato sintetizzato in un titolo ben studiato: “Prof, posso uscire”. Quasi come mettere a nudo ed in discussione l’insufficienza scolastica, la formazione extrascolastica, il passaggio dalla scuola centrico al sistema integrato, la pluralità delle sedi, l’integrazione didattica, la continuità educativa,  e le prospettive future per dare voce alle esperienze tenendo conto delle domande che provengono dal territorio. Nella struttura di Via Fieravecchia si sono esibiti alcune ragazze del liceo Regina Margherita che con l’aiuto della loro professoressa hanno spiegato i risultati di un progetto che, coinvolgendo anche le famiglie, le ha viste protagoniste nell’analisi di problemi come la violenza sulle donne, l’omosessualità, l’aborto e la droga. Le ragazze hanno riferito di essersi interessate al progetto innanzitutto perché hanno avuto una educatrice che non si è posta in maniera frontale rispetto a loro ma che con loro ha collaborato alla pari, così come i genitori. E’ intervenuta anche la mamma di una delle ragazze che, commossa, ha raccontato come l’esperienza del progetto l’ha messa in condizione di recuperare la seconda figlia che si stava chiudendo in se stessa sentendosi seconda rispetto alla sorella. Infine è stato il turno di due ragazzi strappati alla maledizione della droga. Con apparente scioltezza i due hanno messo in evidenza che da soli non ce l’avrebbero mai fatta e che sono stati assistiti dalla fortuna nell’aver trovato ne La Tenda un sostegno certo ed un punto di riferimento preciso, grazie agli educatori che in essa operano. Il primo ha detto: “Sono diplomato geometra, ma credo di non essere in grado di fare il geometra perché la scuola non mi ha dato il mestiere, spero adesso di trovare nel mondo civile la possibilità di lavorare e il riferimento giusto che mi accompagni in questa nuova avventura”. Gioco a calcio abbastanza bene –ha detto il secondo- e gioco in una squadra che non vinceva mai; mancava il senso del gruppo che fa una squadra, ho surrogato le prerogative dell’allenatore ed ho cercato di contribuire a formare il gruppo. Ora vinciamo e perdiamo con grande serenità. Un salone affollatissimo ha salutato con lunghi e intensi applausi i lavori ottimamente organizzati.