Alcatel: c’è posta per te

Aldo Bianchini

Dunque il vice ministro Paolo Romani nel confronto convocato per mercoledì 10 marzo aveva già predisposto la presentazione del sig. Vivado, cosa che ha turbato i rappresentanti segretari generali della Cisl e della UIL dell’area salernitana (Giuseppe Pepe e Nicola Trotta) che dopo la fase introduttiva dell’incontro, fortemente turbati, hanno abbandonato il tavolo delle trattative. Turbati perché a sorpresa hanno trovato dinnanzi la porta del vice-ministro il sig. Vivado quasi come se fosse alla trasmissione di Maria De Filippi “C’è posta per te”.  Paolo Romani preferisce consegnare subito la posta agli astanti e disconoscere l’offerta in busta chiusa e sigillata dell’ing. Giuseppe Gislon, amministratore delegato Dial Face (di proprietà del cavaliere del lavoro, vice presidente nazionale di Confindustria Sammy Gattegno). Turbati perché, pur conoscendo da alcuni giorni la missiva contenente un progetto importantissimo per l’area salernitana e l’intero mezzogiorno, il vice-ministro ha ribadito più volte che non aveva ricevuto nessun altra offerta se non quella di Vivado, azionista di minoranza del “progetto Pastore”. Accade così che a volte, a dire il vero poche volte, una minoranza inconsistente diventa maggioranza. E diventa maggioranza anche sulla base di una precisa menzogna, quella cioè (come Egli afferma) di non conoscere il progetto Pastore contraddicendosi con i fatti reali che lo avevano portato a sottoscrivere una quota di minoranza dello stesso progetto. Per giudicare il progetto dell’imprenditore Vivado in modo elementare bisognerebbe conoscere anche il progetto Pastore mai serenamente discusso e analizzato nel merito. Solo così potrebbero essere verificate le differenze e le rispettive potenzialità, con tutte le verità necessarie. Le affermazioni del nuovo produttore di tecnologie per le telecomunicazioni per l’area salernitana sono pressappoco le seguenti: “Abbiamo una commessa Alcatel per quattro anni e garantiamo per questi quattro anni l’occupazione, poi bisogna camminare con le proprie gambe”. Ma cosa produce la Vivado nei propri stabilimenti: macchine per risonanze magnetiche, ecografi e macchine per la diagnosi del sangue con il marchio di una società israeliana. I lavoratori, i tecnici e i quadri dell’Alcatel, invece, sono altamente professionalizzati nel settore delle telecomunicazioni e nell’ottica di una presunta bella sinergia è quanto dire. Il progetto Vivado è anche supportato, alle spalle, da un fondo di investimento che punta sulle piccole e medie imprese  hi-tech per coinvolgere famiglie industriali genovesi. Alla faccia della salernitanità del progetto, ma Salerno (come dice De Luca) è una città-provincia europea e può certamente permettersi di non ricercare nel quadro salernitano la giusta imprenditoria. Di contro dobbiamo serenamente ammettere, se non vogliamo fare voli pindarici, che il “gruppo Pastore” è una realtà imprenditoriale certamente più forte della Vivado e che in questa specifica trattativa non è stato giustamente tutelato. Ad onor del vero il gruppo Pastore non ha mai affermato che “dopo quattro anni bisogna camminare con i propri piedi” perché è un imprenditore del settore, ha progetti, conoscenze e professionalità ampiamente dimostrate negli ultimi decenni della sua storia. Ovviamente tutto non è perduto, siamo ancora in tempo per conoscere il progetto Pastore e confrontarlo con altri. In verità e in tutta buona fede dobbiamo anche dire che nell’ipotetico confronto tra Pastore e Dial Face (di Gattegno) soccomberebbe certamente Pastore e guarda caso il vice-ministro sceglie un terzo che perderebbe brutalmente nel confronto con i primi due. Il sogno, che può diventare realtà, vista l’attuale situazione, sarebbe quello di avere al tavolo il cavaliere del lavoro Sammy Gattegno per verificare la possibilità di costruire nell’area salernitana un polo produttivo con ricerca e capacità di proiettarsi nel nuovo settore della larga banda (tanto decantata dal Romani), questo perché l’imprenditoria italiana può ancora cimentarsi sullo scenario della competizione internazionale nel segmento medio-alto del mercato a partire dalle telecomunicazioni. Sarebbe necessario riunire tutte le forze, anche quelle politiche, per chiedere al Governo centrale un impegno reale per l’area salernitana e il mezzogiorno. Ovviamente non per consegnare a Maria De Filippi la lettera in busta chiusa.

3 pensieri su “Alcatel: c’è posta per te

  1. Non si capisce come mai persiste questa ostinata volontà dell’imprenditore salernitano ad entrare in questo affare (Mission Impossible) nonostante la consapevolezza di non essere gradito dai soggetti dell’affare stesso, ossia i dipendenti di Alcatel Battipaglia.

    E la questione delle commesse che l’Alcatel dava a Medetel a 20 Euro ora e che Meditec lavorava a 3 Euro / ora (parliamo di milioni di Euro) di cui si tanto si scrisse il mese scorso?

    Busta chiusa chiamerei l’interesse dell’ultimo minuto del terzo soggetto industriale: Gattegno (Dial Face). Come mai compare proprio solo ora?

    Poveri voi o lavoratori Alcatel del sud, non vogliono assolutamente farvi ragionare depistandovi con continue sorprese.
    Vi auguro la migliore sorte possibile con una frase di P. Neruda:
    “La Speranza ha due figlie: Lo sdegno ed il coraggio; Lo sdegno della realtà ed il coraggio per cambiarla”

  2. vorrei sapere perchè difende tanto il Pastore? La inviterei a lavorare per qualche mese nell’azienda M.dT.l e poi ne riparliamo, cordiali saluti

  3. Gentile SIg. Bianchini…. come le hanno suggerito provi ad andare a “lavorare” presso l’azienda che sponsorizza.
    Per prima cosa veda se riuscirà a farsi pagare, poi vedrà se riscirà ad andarsene (se il suo padrone la considererà una persona valida).
    Parola di chi ha lavorato con lui.

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