Storia di una domestica dominicana: riceviamo e pubblichiamo
Il presente articolo parla di una storia di una cittadina italiana di nazionalità dominicana presente nel nostro Paese da diversi anni, che dopo una tante sofferenze morali e sociali patite è riuscita a realizzarsi sotto tutti i punti di vista. Pubblichiamo la sua lettera
“Pregiatissima Signora Direttrice Professoressa Rita Occidente Lupo e gentile Avvocato Alfonso Angrisani , vi ringrazio di dare spazio agli immigrati sul vostro giornale , vorrei raccontarvi la mia storia , mi chiamo Maria Pilar ho 49 anni sono originaria della Repubblica Dominicana , sono in Italia dal lontano 198 , oggi giorno si può dire che sono realizzata , impartisco lezioni di lingua spagnola, sono sposata con un funzionario di un ente pubblico, e sono madre di due splendide ragazze . Come dicevo prima , sono in Italia e precisamente vivo a Portici , i primi anni sono stati terribili ricordo che la legislazione non era così rigida, questo era dovuto anche al numero minimo di immigrati . Ricordo che venni in Italia e precisamente a Napoli presso la casa di un mia amica , dopo qualche settimana trovai impiego come lavoratrice domestica presso una famiglia della Napoli bene, non vi racconto che umiliazioni ho subito, quante volte sgridata soltanto perché ho aggiunto qualche pugno di pasta in più oppure messa al bando nei vari negozi perché avevo la pelle nera ed ero pregata di non toccare la frutta, oppure ricevevo avances dai vari uomini , che vedendomi straniera credevano che avevo una moralità diversa e meno complessa. , anche il rapporto con gli uffici non è stato idilliaco, mi ricordo che diventava difficile ed inutile chiedere un chiarimento allo sportello di qualche ufficio oppure leggere qualche lettera incomprensibile, la sofferenza per la lontananza dal proprio paese , e le telefonate a casa effettuate a cadenza settimanale di solito la domenica pomeriggio. (..) a ricordare ciò mi rattristo sempre. Ho voluto indirizzarvi questa lettera, non per mania di protagonismo, ma per ricordare alla gente che diventa facile esprimere un giudizio sommario sulle povere badanti che lavorano presso le nostre famiglie , molte volte etichettate come donne dai facili costumi pronte a dividere famiglie , oppure come signore furbe ed approfittatrici, chi non ha vissuto queste esperienze è pregato di stare zitto, in questi anni si parla tanto di mobbing ma invito tutti a vedere le condizioni delle colf e badanti in Italia, ringraziandomi tanto per avermi dato lo spazio vi Saluto vivamente .
Gentile Signora, credo che la sua testimonianza sia preziosa. Io ho avuto tante colleghe che come Lei provenivano da Paesi lontani dove avevano lasciato la famiglia. Tutte con figli anche piccoli. Ancora oggi una delle mie amiche più care è una signora che viene dalla Polonia, eppure sono passati anni dalla fine del nostro rapporto di colleganza. Chi viene a lavorare da lontano subisce spesso angherie e torti, ma la prego di credermi se le dico che capita anche a noi italiani, più le persone sono ignoranti e più si sentono superiori. Non è sempre razzismo, è soprattutto maleducazione. Tanti cari auguri a Lei ed alla sua famiglia. Cordialmente.
Giovanna Rezzoagli
E’ una storia , questa, che fa riflettere e, nel contempo, ci pone difronte ad un problema serio che riguarda l’mmane afflusso degli emigranti che affollano le nostre coste.Vedo per le strade tanti poveracci stranieri che chiedono l’elemosina, tanti altri che vengono letteralmente sfruttati e mal pagati da chi li assume in nero, tanti altri che vivono ammucchiati in un solo casolare o in appartamenti dove risiedono decine di loro e che si dividono il costo dell’esoso pigione , tutto a vantaggio de i pochi scrupolosi proprietari. Certo, c’è da scandalizzarsi di fronte a certe situazioni che vengono a trovarsi molti emigranti. Ma bisogna anche dire che l’Italia non è razzista, sono le circostanze che preannunciano tali discordanze. Quì, in Italia, non esistono monolocali per uso abitativo come esistono in altri Paesi; non esiste neanche il rispetto del ” diritto e dovere” da parte di alcuni che offrono lavoro agli stranieri. Li assumono in nero , senza alcuna garanzia e li fanno lavorare più del dovuto. A ciò bisognerebbe mettere un freno. Chi assume dovrebbe innanzitutto pensare al proprio dovere: quello di pagare le tasse e di non sfruttare la gente. Cordiali saluti.
Penso che non stiamo parlando che l’Italia sia oppure no un paese razzista, ma stiamo parlando di rispetto e tolleranza nel vero senso della parola.
Siamo abituati che tutto ci è permesso, guardiamo gli esempi della televisione,insulti,parolacce di ogni genere .
Io vivo in Italia da ormai 30anni , lavoro e pago le tasse ,rispetto gli altri e le leggi del paese che mi ospita e vorrei aggiungere anche che non PUZZO.
Malgrado tutto un giorno che mi trovavo a fare la spesa una signora italiana e ben vestita senza conoscermi,si è permessa a dirmi TORNA A CASA TUA IMMIGRATA .
Ovviamente non l’ho neanche risposta perchè contrariamente a lei io mi ritengo di essere una persona educata e che non mi permetto di offendere persone che non conosco.
Non l’ho risposta semplicemente perchè non voglio abbassarmi al suo livello.
Quello che ha raccontato la signora sudamericana che non gli fanno toccare la frutta perchè ha la pelle nera,oppure gli avance degli uomini,per me è all’ordine del giorno.
Cari signori l’Italia non è un paese razzista ,purtroppo ci sono troppi ignoranti(nel senso vero della parola)persone che stanno troppo bene , non vogliono capire che non sempre il fatto di emigrare è una scelta,io per esempio sono rifugiata politica per una colpa che non ho commesso,ma figlia di un signore che ha fatto il solo sbaglio di aver lavorato da giovane come camionista per un paese che non è suo .
Cordiali saluti