Salerno: la Destra di Storace, presente alle regionali

 

Aldo Bianchini

Da quando “la Destra Storace” a Salerno è rappresentata ed animata dal leader storico della destra salernitana Sergio Valese è un’altra cosa, nel senso che in essa davvero sono più che percettibili i veri valori che hanno animato il popolo di destra almeno negli ultimi cinquant’anni della storia della nostra repubblica. Al di là dei concetti e dei preconcetti, propri di ognuno di noi, bisogna riconoscere a Sergio Valese l’impegno profuso, la trasparenza e la tenacia nel portare avanti quei suddetti principi che stavano per essere sepolti nella nostra città e in tutta la provincia di alerno. Nella saletta del bar Moka, su corso Vittorio Emanuele di Salerno, è stata presentata la lista dei candidati alle prossime elezioni regionali. Apre i lavori proprio Sergio Valese che dice: “Viviamo ormai in un paese in balia di potenti gruppi economici di potere; noi combattiamo la sinistra ma siamo attenti anche a contrastare le derive egemoniche presenti nello schieramento di centro-destra. Conosciamo bene il candidato della sinistra e sappiamo tutte le favole che va raccontando in giro nella sua campagna elettorale. Oggi, però, la cosa più importante per il nostro Paese è la questione morale di fronte al dilagare della corruzione ed all’inquinamento delle istituzioni attraverso le subdole intromissioni, anche nelle liste elettorali, di personaggi insospettabili e molto pericolosi. Non è vero, come dice De Luca, che oggi bisogna guardare solo agli uomini e  non ai partiti; noi riteniamo che al contrario è indispensabile qualificare prima il colore per poi scegliere gli uomini e i programmi”. Poi dopo alcuni passaggi sulle situazione di confusione per la presentazione delle liste in Lombardia e Lazio lancia un duro attacco: “Il ministro Tremonti, qualche giorno fa, ha detto che quando parla con un assessore del sud non sa mai se parla con un assessore o con un camorrista”. L’affermazione è veramente grave –dice Valese- e da qui parte la necessità di battere la sinistra per ricostruire la destra. La nostra –conclude Valese- è una testimonianza forte in provincia di Salerno e gli uomini che abbiamo schierato rappresentano i veri valori della destra. Noi non abbiamo mezzi ma abbiamo messo in piedi una lista validissima, tanto da ricevere i complimenti anche da altri partiti per la nostra perfetta organizzazione, unica cosa che ci permette di sopravvivere in un panorama politico verticistico che ha tolto alla gente il gusto della partecipazione. Prende la parola anche Massimo Abatangelo, segretario regionale del partito: “Questa è una campagna elettorale che ci fa divertire per le continue gag che vediamo e leggiamo tutti i giorni. Siamo di fronte ad una sinistra che per tentare di vincere qualcosa è costretta a candidare uomini e donne che certamente non possono essere qualificati di sinistra, basta vedere i casi di Campania e Lazio. La stampa, secondo me, non fanno in pieno il loro dovere; si barcamena dall’una all’altra parte inventando anche cose inesistenti. Siamo alleati, non schiavi, del PdL. Se dovessimo avere la fortuna di eleggere qualche consigliere regionale, la nostra presenza sarà fastidiosa e stimolante, non succube dello strapotere di nessuno. Ci piacerebbe molto che alcuni magistrati, invece di indagare su cose inesistenti, mettessero le mani sulle truffe conclamate dei corsi di formazione regionali e sul caso emblematico di Bagnoli. Il partito della destra non è un partito accomodante ma è un partito stimolante”. Parla, infine, Bruno Esposito, dirigente nazionale del partito, che dice: “Sicuramente saremo presenti nel prossimo consiglio regionale con uomini nuovi, nessuno di noi dirigenti è candidato. Non lo è nemmeno Valese che a Salerno nelle ultime regionali prese circa diecimila voti. La nostra, insomma, sarà una presenza di assoluta qualità. Se nel prossimo consiglio regionale non si creeranno le condizioni essenziali di un radicale rinnovamento saremo, come diceva Almirante, i Carabinieri della regione campania per non consentire il ripetersi degli errori del bassolinismo. Bisogna, insomma, ripartire da Antonio Rastrelli che nel pur breve governatorato fece capire a tutti come la destra intendeva e intende gestire la cosa pubblica nell’ambito di un grande progetto di governo che fu stroncato dal famoso trasformismo meridionale che passò alla storia sotto il nome di ribaltone.” Finisce tra gli applausi dei fedelissimi della destra presenti.