Ascoltami, ascoltati

Giovanna Rezzoagli

L’ascoltare, l’ascoltarsi e l’essere ascoltati sono bisogni primari? Sono esigenze paragonabili al nutrirsi o al dissetarsi? La mia risposta è assolutamente si, anche se ciò potrebbe non apparire ad una prima disamina della questione. E’ evidente che senza una adeguata alimentazione e senza una buona idratazione il nostro corpo si indebolisce e deperisce in tempi molto ristretti, è altrettanto vero che, se privati di un soddisfacente scambio relazionale con i nostri simili ma anche con noi stessi, è la nostra psiche a soffrirne, in tempi generalmente più dilatati e comunque soggettivi. La qualità del rapporto umano che riusciamo a creare con chi ci circonda e la capacità di metterci in ascolto dei nostri pensieri sono sempre più oggetto di studio non solo delle discipline medico scientifiche legate direttamente allo studio della mente, ma anche di altre specialistiche che apparentemente non sembrerebbero ad essa collegate, come ad esempio l’immunologia. E’ ormai assodato che condizioni di stress emotivo-psicologico sono direttamente in grado di abbassare le difese immunitarie, poiché nel nostro organismo aumentano, in tali condizioni, i livelli di cortisolo e di adrenalina. Se il rapporto umano e la capacità di mettersi autenticamente in ascolto del nostro prossimo sono elementi da rivalutare nel quotidiano di noi tutti, ciò vale particolarmente per tutti coloro che svolgono professioni direttamente collegate al benessere degli individui. E’ di oggi una  dichiarazione del senatore Dott. Ignazio Marino che pone l’accento sulla valenza terapeutica del “mettersi in ascolto” del proprio paziente. “I medici devono tornare a porsi in ascolto. È un comportamento che diventa medicina miracolosa, per il paziente e per la sua famiglia. E anche per gli stessi medici che dall’approccio  “due per sapere, due per curare”, possono trarre grande nutrimento”. Non una dichiarazione da poco, considerando che la classe medica nel nostro Paese da sempre gode di grande privilegio e che non sempre i suoi esponenti sono disponibili al confronto. Proprio ieri ho avuto modo di affrontare l’argomento con un dottore specializzato in Anatomia Patologica, avvezzo ad affrontare situazioni molto complesse e dolorose, dotato di un grande e profondo rispetto del Paziente, anche se sovente non ha contatti diretti con i malati, ma “solo” con reperti biologici. Questo dottore non ha avuto problemi nell’affermare che lo spessore umano e professionale di uno specialista vanno di pari passo con la sua umiltà. Un notevole passo avanti, la dichiarazione del Dott. Marino, uno spunto di riflessione non solo per chi opera nel settore della Sanità. Un’occasione per riflettere sul come noi ci poniamo verso gli altri ma anche verso noi stessi.