Fiat: Iannaccone(noisud), presenti piano industriale che include Fma di Pratola Serra

 “Solo se la Fiat presenterà rapidamente un piano industriale che riconosce un futuro all’Fma sarà possibile allentare la tensione ed evitare che si ripetano episodi di scontro tra le Forze dell’Ordine e i lavoratori che da giorni presidiano l’ingresso dello stabilimento di Pratola Serra.”  Lo afferma Arturo Iannaccone, componente della Commissione Attività produttive della Camera e segretario nazionale di Noi Sud.“E’ del tutto comprensibile – aggiunge Iannaccone – l’esasperazione degli operai che, a distanza di mesi, ancora non riescono ad intravedere una soluzione alla vertenza che li vede protagonisti e che rischia di concludersi con la definitiva chiusura dello stabilimento. Tuttavia, invitiamo tutti, il management, le forze sindacali e le Forze dell’Ordine, a mantenere la calma al fine di evitare un aumento della tensione intorno allo stabilimento.” “Cogliamo questa occasione per ribadire alla FIAT l’invito a rivedere le sue strategie industriali che, a quanto risulta, non prevedono il coinvolgimento dell’FMA nella produzione dei nuovi motori a bassa cilindrata. La prossima settimana il Ministro Scajola darà una risposta a una nostra interpellanza parlamentare; da lui e dal Governo – conclude Iannaccone – ci aspettiamo chiarezza e determinazione affinché l’Irpinia non perda una realtà industriale di fondamentale importanza per la nostra economia.” 

Un pensiero su “Fiat: Iannaccone(noisud), presenti piano industriale che include Fma di Pratola Serra

  1. La Fiat deve mantenere i livelli occupazionali al Sud. Una azienda che da sempre è mantenuta ed incentivata dallo Stato ha il dovere di farlo. Il Sud non può sempre pagare gli effetti di politiche sbagliate e, nel contempo, essere accusato di non avere cultura del lavoro. I merdionali hanno dimostrato che quando sono stati introdotti nel tessuto produttivo di altri contesti, hanno sempre fatto il loro dovere con coscienza e onestà contribuendo in modo determinante alla crescita di quesi contesti socio-economici. Il problema è che il meridione d’Italia è da sempre mercato del Nord e non ha la possibilità di passare ad una produzione “endogena”, perdendo così molte opportunità di sviluppo diretto della sua economia. Il Meridione deve incominciare a creare una nuova struttura del lavoro in loco, basata sulla produzione, trasformazione e immssione sul mercato (l’intera filiera produttiva)di beni e servizi interamente del Sud. Non è sancito da nessuna parte il sacro principio che al Nord devono esitere le industrie mentre al sud si deve consumare, essere mercato interno di ciò che sostanzialmente il Nord produce. E’ una impostazione post-annessione (1860) che è giunto il momento di iniziare a cambiare.

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