Come naufraghi con l’acqua razionata…

Salvatore Ganci

Scuole con l’acqua alla gola. Alle prese con conti che non tornano. Costrette a farsi bastare fondi, sempre più risicati, per pagare gli stipendi dei supplenti, a risparmiare su tutto e ad aumentare il contributo “volontario” richiesto alle famiglie al momento dell’iscrizione. Assistono, impotenti, all’aumento annuale del credito verso lo Stato che, dal 2006 (in alcuni casi dal 2004) non paga. Da qui la decisione di scrivere ai ministri all’Istruzione, Maria Stella Gelmini, e alle Finanze, Giulio Tremonti, ma anche alle direzioni scolastiche regionali e provinciali (stiamo parlando del Levante Ligure, n.d.r.). Nella lettera i dirigenti della provincia elencano piccoli/grandi problemi quotidiani, sollecitano le autorizzazioni per la nomina dei supplenti e, soprattutto, un’adeguata copertura economica. «Ci spettano 240 mila euro – spiega Nazaria Maria Persia, preside dell’Istituto Deambrosis-Natta di Sestri Levante – Per le supplenze, dal 1o gennaio al 31 dicembre, abbiamo 19 mila euro e 10 mila li abbiamo utilizzati a gennaio. (!!!) Sei supplenze andranno avanti fino a giugno e non so come pagarle». È così che si tira la cinghia. «Ricicliamo i fogli di stampanti e fotocopiatrici, usandoli su entrambi i lati – spiega Persia – Abbiamo chiesto ai genitori di indicarci un indirizzo e mail al quale inviare comunicazioni che, altrimenti, sarebbero trasmesse via telefono, a costi superiori. Da quest’anno, inoltre, il contributo “volontario” passa da 100 a 120 euro». L’aumento della quota che le scuole chiedono per garantire l’acquisto di materiale e l’organizzazione di attività didattiche, però, tiene conto delle fasce di reddito e non risolve i problemi. «Da noi il contributo è salito a 140 euro, con un aumento graduale spalmato su tre anni – spiega Giuliana Raggi, dirigente dell’Istituto “In memoria dei morti per la patria” di Chiavari – I nostri residui attivi, i crediti nei confronti dello Stato, risalgono al 2004 e ammontano a 176 mila euro. Per il funzionamento della scuola, dal ministero, non abbiamo ricevuto un centesimo. Gli unici soldi, 10 mila euro, sono arrivati dalla Provincia. A marzo, se i finanziamenti continueranno a latitare, non saremo in grado di far fronte a 5/6 supplenze che dureranno fino alla chiusura dell’anno scolastico». Questa la prima parte di un articolo apparso nell’edizione del Levante de “Il Secolo XIX”del 21 febbraio 2010. Non rimango sbalordito per la mancanza di fondi (forse ci stiamo dimenticando di quegli operai che perdono il posto di lavoro e di cui i TG non ci informano più di tanto?). No, resto sbalordito dal cosiddetto “contributo volontario” che passa a 140 euro per un I.T. commerciale e per geometri!  Oltre ad essere illegittimo e fiscalmente non detraibile/deducibile, la famiglia dà il “contributo volontario” proprio per ottenere un’offerta più ampia di servizi e non per pagare i supplenti o la cattiva amministrazione dell’azienda. O ho capito male la lagnanza delle due Presidi? Tante supplenze (che non sono però conclamate dai  Licei del Levante) sono indicative di uno stato generalizzato che meriterebbe senz’altro una più attenta disamina. Insomma, scuole come naufraghi in mezzo al mare con l’acqua razionata e grazie soprattutto all’autonomia, all’aumento di posti di lavoro più o meno “precari” (dono delle sinistre), al non volere rinunciare a “progetti”, ad affidare ad imprese esterne la pulizia dei locali. Scuole che vanno avanti a forza di contributi “volontari” senza che l’offerta di servizi migliori (anzi peggiora)? Qui qualcosa non funziona … non abbiamo capito che l’acqua è razionata per tutti i naufraghi Italiani e che non potendo fare le nozze con i fichi secchi o ci si continua ad indebitare fino al collo o si rinuncia alle nozze faraoniche. “Fallite” le scuole private del comprensorio (resiste benino il Liceo dei Padri Somaschi che non prende soldi dallo Stato) aspettiamoci il fallimento dell’azienda “scuola”(di Stato). D’altra parte ricordate le tre “i” della Moratti? Beh, l’impresa “scuola”, il cui bilancio al 97% paga solo stipendi, è fallimentare: troppo personale e per di più scontento. L’Alitalia non ha insegnato niente?