Gli angeli in tutte le religioni – I^ Parte

don Marcello Stanzione

Gli angeli li  ritroviamo dappertutto, quale che sia l’epoca, la cultura, la tradizione, la religione. La loro origine si perde nella notte dei tempi, ed essi sono sempre rappresentati allo stesso modo: come degli esseri luminosi, di forma umana, dotati di due o più ali ali. Le civilizzazioni, gli uomini cambiano, i linguaggi si trasformano, ma questi esseri misteriosi rimangono risolutamente universali. Dal bambino che “sorride agli angeli” fino all’angelo custode che ci protegge anche se non è “bello come un angelo”, gli angeli fanno, ancora oggi, parte della nostra vita quotidiana. In tutte le religioni appaiono degli esseri invisibili diversi ed inferiori da Dio ma superiori agli uomini. Questa convinzione proviene soprattutto da esperienze ripetute con l’inesplicabile. Queste entità esistono permanentemente ed i fedeli di queste religioni accettano il più delle volte come una evidenza l’esistenza di questi spiriti e cercano di farseli amici per evitare di provocare la loro collera. Gli angeli sono degli esseri intermediari, tipico dei grandi monoteismi (Giudaismo, Cristianesimo e Islam). La popolarità degli angeli in Europa è cresciuta durante gli ultimi secoli, prima di scomparire quasi totalmente dopo il concilio Vaticano II a causa della protestantizzazione del Cattolicesimo voluta dalla corrente modernista. L’attuale ritorno degli angeli è un aspetto d’una spiritualità cattolica osteggiata dai teologi sedicenti “ progressisti”.Angelo viene dal latino angelus, che ricalca il greco anghelos, che significa un inviato, un messaggero, un emissario. Esso è utilizzato per tradurre l’ebraico mal’ak che possiede il senso ordinario di messaggero o di ambasciatore ed è impiegato in senso figurato per designare l’angelo di Yahvé o tutti quegli esseri che fanno parte della corte di Yahvé. Un Dio circondato da angeli è ad immagine di un re contornato da delegati, da ambasciatori che egli invia per compiere le sue volontà. Li si classifica in categorie di statuto variabile, di funzione differente, di sottilità diversa. Spingendo questa riflessione ai suoi limiti, questo ha dato, nel cristianesimo per esempio, la riflessione dello Pseudo-Dionigi sui nove cori degli angeli (VI secolo) od il trattato di Tommaso d’Aquino sugli angeli (XIII secolo).Da dove vengono questi angeli e questi demoni che hanno lentamente popolato la Bibbia ebraica e l’Antico Testamento cristiano? Il monoteismo ebraico ha lasciato sussistere intorno a Yahvé dei gruppi di potenze che portano il nome di “elohim” e che sono i suoi consiglieri o suoi messaggeri. Degli angeli di Dio appaiono già qua e là in dei racconti antichi del libro della Genesi. E’ un angelo di Yahvé che ha affermato a Giacobbe in sogno che egli era il Dio che gli era apparso a Betel (Gn 31, 11-13). Dopo la partenza dell’Arameo Laban, sono ancora essi che hanno affrontato Giacobbe che proseguiva il suo cammino (Gn 32, 2). I nomi di molti di questi angeli manifestano il loro rapporto stretto con l’Altissimo, quello di Raffaele, l’angelo che ha guarito Tobiolo, significa “Dio ha guarito”; Michele vuol dire “chi è come Dio?”, ecc.Ma il dubbio che scende sull’identità reale di questi esseri si rafforza quando Giacobbe lotta contro un Angelo di Dio al guado di Yabbok e sostiene di aver visto Dio faccia a faccia. Questo angelo sarebbe un’antica divinità fluviale che avrebbe dovuto conciliarsi Giacobbe prima di attraversare le acque del guado e che il narratore biblico avrebbe pudicamente vestito in Angelo di Yahvé? Intervengono anche nella Bibbia degli angeli di punizione o di giustizia, un angelo sterminatore, un angelo accusatore (il satana) il cui ruolo è di accusare gli uomini al tribunale di Dio, poi diverse forze del male che sono forse anche degli antichi dei delle nazioni circostanti. Diventando degli inviati di Yahvé, queste potenze ricevevano oramai da lui tutta la loro ragion d’essere. Falsi messaggeri si sono inorgogliti di questo compito. Questi falsi messaggeri sono dei demoni. La loro vera colpa consiste finalmente nel pensare che sono anch’essi capaci di inviare dei messaggi  e dunque di pretendere di essere come Dio.