Regionali: de Cristofaro, SEL “Anziani ed integrazione sociale”

“Nella nostra Regione e nella nostra provincia- sostiene Lucia de Cristofaro, candidata alle regionali per Sinistra, Ecologia, Libertà- la percentuale delle persone che si accinge a compiere 70 anni o che già è andata oltre, è fortunatamente elevata, ma la persona cui si fa riferimento, definendolo anziano è una persona tagliata fuori dall’ambiente lavorativo e quindi non più risorsa produttiva, e secondo il pensiero dei più, una persona socialmente inutile e ingombrante. E’ contro questo stereotipo che bisogna indirizzare un progetto regionale serio che tenda a riqualificare socialmente l’anziano, a legittimare il suo ruolo di guida saggia, arricchita dalle esperienze di vita. Secondo il filosofo Mounier, bisogna  contestualizzare il ruolo dell’anziano nella nostra epoca nei diversi contesti sociali: la famiglia, la religione, gli organismi intermedi, ponendo in evidenza come una sua auspicabile integrazione conduca al miglioramento delle proprie condizioni e di chi gli sta attorno. Un anziano attivo e ben integrato è dunque meno soggetto a problemi medici, e malattie croniche, rispetto all’anziano che vive in casa di riposo, nell’assoluta condizione di inutilità sociale. Per far emergere l’anziano da una indotta “invisibilità” la famiglia ha un ruolo fondamentale, in quanto, proprio nell’ambito familiare, il vecchio ha la possibilità di continuare ad esercitare un ruolo attivo, con uno scambio ottimale di esperienza e disponibilità di tempo a favore delle esigenze di assistenza ed aiuto; ruolo, questo, che lo fa sentire ancora partecipe, attivo della società. Come operare dunque affinché la nostra società non dia  la visibilità agli anziani solo attraverso i rendiconti INPS e in considerazione di quanto le pensioni incidono sul bilancio dello Stato, o dalle statistiche Istat, da cui emerge che l’anziano, in fondo, dà fastidio e come tutte le cose fastidiose, la tendenza comune é ignorarle?  Questa società a furia di ignorare i vecchi ed i loro problemi, arriverà ad ignorare sé stessa dato l’allarmante fenomeno di una crescita demografica pari allo 0 e quindi con un ricambio generazionale problematico. Ciò che bisogna promuovere a gran voce è “La cultura dell’anzianità”.  L’anziano é una ricchezza, perché portatore di risorse e di valori. Il riconoscimento di questi valori significa automaticamente che la donna o l’uomo vecchi hanno la possibilità e la capacità di entrare in qualità di operatori volontari e non solo come utenti in quella particolare rete di servizi che maggiormente interessano la sfera sociale o socio-sanitaria in quanto la loro esperienza e la loro disponibilità di tempo possono essere utili al processo di programmazione dello stato sociale. L’anziano é una risorsa nonostante le malattie croniche, nonostante i problemi di assistenza e di bisogno che debbono trovare spazio e considerazione attraverso una riorganizzazione della società stessa in funzione di necessità ed esigenze provenienti da un soggetto sempre più presente e con un peso sociale più forte che nel passato. Se le istituzioni a livello locale e regionale, faranno propria questa cultura dell’anziano, mantenendo i settantenni e oltre, il più a lungo possibile nel proprio contesto sociale e riconoscendo loro la valenza di cittadini a tutti gli effetti, questa società che va sempre più invecchiandosi potrà ancora dare validissimi contributi alle nuove generazioni, innanzitutto di carattere culturale ma  anche in termini di beni e servizi. Il potenziamento di una fitta rete di servizi deve assolutamente impiegare anche la disponibilità e le potenzialità che l’anziano offre e i futuri organi regionali  nella necessaria riforma dello stato sociale non possono non tenerne conto e lavorare alacremente per ciò. Proviamo quindi a considerare il tempo disponibile dell’anziano estendendo il concetto e ritenendo il tempo un punto importante per il miglioramento della vita, come una risorsa da valorizzare, un presente su cui investire”.