Caldoro-Cirielli: presidenti o commissari?

Aldo Bianchini

Stefano Caldoro, socialista di rango, è partito. I motori della sua macchina elettorale sono già a pieno regime e  pronti a scattare verso il traguardo finale del 29 marzo prossimo. Manca solo qualche piccolo dettaglio organizzativo, bisogna definire qualche accordo con i rappresentanti degli altri partiti della coalizione, fare singole promesse, concordare lo staff tecnico e/o politico di governo per avviarsi decisamente verso quel traguardo che, oggi più che mai, sembra davvero a portata di mano del centro-destra campano. Se si aggiunge il fatto che il PD non ha ancora deciso nulla e se, come sembra, dovesse investire gli elettori per le primarie, con probabile vittoria del sindaco di Salerno, non mancheranno le sorprese. Una su tutte: pensate che per lunedì 29 marzo 2010, secondo giorno elettorale, il Tribunale di Salerno ha fissato la prima udienza del processo Sea-Park a carico di Vincenzo de Luca; e da solo questo fatto potrebbe essere motivo di attacchi in campagna elettorale. Ebbene tutto questo scenario evoca esattamente quanto era accaduto nella primavera scorsa per le elezioni amministrative provinciali. Cirielli si mosse allo stesso modo, con analoghi meccanismi strinse solida alleanza con la Carfagna e aggregò il consenso imbarcando un numero impressionante di partiti e di liste, soggiogò Forza Italia e ricevette una messe di voti senza precedenti. Ci fu, guarda caso, anche in quell’occasione una udienza per l’altro processo di De Luca, quello inerente la MCM (rinviato al 21 settembre –S.Matteo- e poi al prossimo 27 aprile 2010). Subito dopo le elezioni, però la grande sorpresa: Cirielli invece di fare il Presidente e tener conto del 70% di FI si autoinvestì della carica di Commissario mandando a quel paese tutto e tutti dicendo pressappoco così: “Qui da oggi comando io, chi non è d’accordo va a casa e se il mio modello non va andiamo tutti a casa. Senza tentennamenti”. Non fu una incauta minaccia, come in tanti pensavano. Il modello-politico-organizzativo di Cirielli era proprio quello che il Commissario andava spiegando a tutti, stampa compresa. Nessuna meraviglia quindi se molti partiti sono stati trattati in malo modo e se, primo fra tutti, Ciriaco De Mita si inviperì a tal punto da annunciare che con Cirielli non avrebbe mai più parlato. Si aprì subito lo squarcio immenso tra la Carfagna e Cirielli, molti “amici” del ministro cambiarono immediatamente schieramento portando con se armi e bagagli ed allineandosi al “Cirielli-pensiero”. Adesso, però, arrivano le Regionali e il candidato prescelto non appartiene certamente alla schieramento del Commissario della Provincia di Salerno. E qui viene il bello. Prontamente la Carfagna scende in campo al fianco di Caldoro e si candida come capolista a Napoli a supporto del “futuro governatore” molto caro a Silvio Berlusconi (ricordate che nel 2005 lo aveva fatto ministro!!) e che la stessa Carfagna ha sponsorizzato fortemente prima ancora che l’uomo di Arcore decidesse in senso positivo. E poi c’è un altro elemento di cui tener conto. Il rapporto Roma-Napoli è molto più stretto del rapporto Roma-Salerno, ed è questa la variabile che potrebbe condizionare le future scelte del governatore a tutto vantaggio del ministro che gli siede a fianco. Quindi, alla fine, potrebbe davvero contare molto poco il numero di consiglieri regionali su cui i due contendenti (Ministro e Commissario) potranno contare dopo le elezioni di marzo. Ad esempio se Cirielli fa cappotto e manda a casa tutti i candidati della Carfagna in sede regionale potrebbe essere come la vittoria di Pirro contro la Roma pre-imperiale (guarda caso c’è sempre Roma in mezzo!!). Insomma, per meglio dire, quanto e quale sarà il peso diretto della Carfagna sulle decisioni di natura politica e di potere del nuovo governatore della Campania?, sempre ammesso che il centro-destra vinca le imminenti elezioni. La risposta certa potremo averla soltanto a cose fatte, anche perché nessuno in questo momento si sbilancia non fosse altro che per scaramanzia. Mai gridare prima al gatto se non ce l’hai già nel sacco. Poi si vedrà. Giornalisticamente, però, dobbiamo già chiederci: ma come sarà Caldoro, presidente o commissario. Ebbene l’etica politica vorrebbe che fosse “presidente” e che quindi rispondesse alla grande o piccola coalizione che lo sorreggerà nell’impresa ancora ardua della conquista di Palazzo Santa Lucia. Se così fosse dovrà amministrare (anche a costo di perdere tempo…) e non governare. Ma sarà Presidente o si lascerà tentare anch’egli dalla mania del comando verticistico ad ogni costo, costi quel che costi. In questo secondo caso governerebbe con fermezza,  guadagnerebbe i favori di Berlusconi e consoliderebbe l’amicizia con la Carfagna (non a caso il primo Presidente del Consiglio e la seconda ministro in carica) mentre Cirielli dovrebbe mordere il freno. E tutto questo a vantaggio anche della stessa regione Del resto casi del genere li abbiamo già visti in un recente passato. Basta andare indietro all’anno 2000 e ricordare cosa combinò Antonio Bassolino subito dopo la sua prima vittoria regionale. Mandò a casa tutti i partiti e i politicanti e formò una giunta regionale tutta tecnica e ciò gli permise di rivincere le elezioni nel 2005 con un plebiscito che andò oltre il 60%. Il primo aprile, giorno del tradizionale pesce scherzoso, ne sapremo ovviamente di più.

Un pensiero su “Caldoro-Cirielli: presidenti o commissari?

  1. Che bello ,il Ministro delle Pari Opportunità ,ha il tempo per sostenere Calderolo nella prossima campagna elettorale per le regionali ,ma non ha il tempo oberata dai troppi impegni istituzionali di rispondere alle email di un gruppo di vedove che le hanno inviato ,tra cui alcune anche della provincia di Salerno.Non pretendevamo che ci rispondesse lei personalmente ma almeno uno dei suoi segretari.E’ vero lei non è stata scelta democraticamente dal popolo sovrano,ma dall’attuale Presidente del Consiglio.Ma veramente i politici, pensano che noi elettori non abbiamo un minimo d’intelligenza ,da non capire che chi ha la protervia di non prendere in considerazioni alcune problematiche che interessano un folto gruppo di persone nella fattispecie le vedove che subiscono un’imposizione fiscale iniqua,e la falcidia della reversibilità grazie alla legge Dini,andrà anche a votarli ? Noi vedove con i nostri figli non li andremo di certo a votarli.Facciano pure tutti i loro giochetti per assicurarsi una poltrona e tutti i benefit che comporta.

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