Carceri…per trans!

 

di Rita Occidente Lupo

La situazione carceraria italiana, inclemente. Da tempo stigmatizzata, senza che concretamente si prenda il sopravvento sulla dimenticanza. Prima che la rabbia continui ad esplodere ed a creare danni proprio a quanti saldano un debito con la giustizia. Dall’Asinara, oggi Parco naturale, a San Vittore, passando per Poggioreale, la mappa detentiva si smaglia. Tenendo presente che in molti istituti penitenziari, circa 1200 detenuti affidati al sistema psichiatrico: la maggior parte dei reclusi, macchiata di reati lievi o banali. Nè stupratori né serial killer negli OPG italiani. Tra le varie strutture, quella  di Opera, alle porte di Milano, la maggiore delle 225 carceri italiane (e d’Europa) con 1.400 detenuti, di cui 1.300 con condanne definitive. Ogni recluso costa allo Stato dai 150 ai 300€ quotidiani. Da 4500, a 9000€ al mese. Senza contare le spese dei processi. La spesa è notevole per punire l’illegalità: a volte decuplicata rispetto al danno stesso. Oltre 1.400 suicidi avvenuti nelle carceri italiane, nell’arco degli ultimi 30 anni, fanno riflettere su una misura cautelare da dover adottare, per evitare che continuino a reiterarsi incresciosi episodi. Nell’ottica di una rivisitazione dell’attuale sistema, l’edificazione anche di un carcere ad hoc per transessuali.  A  Pozzale di Empoli, a fine marzo, il trasferimento di 30 detenuti transessuali, attualmente  in un’ala del penitenziario di Sollicciano, a Firenze. Per la nuova popolazione carceraria, corsi di formazione specifici per il personale. Detenuti che richiederanno un altro tassello delle competenze psicologiche, da parte degli educatori e delle stesse Forze di custodia. Un po’strano, per più di qualcuno, che si pensi a metter su una nuova struttura, apparentemente ghettizzante per i trans, omettendo di curare la pianta generale del sistema. Visti i tempi che corrono, comunque, pare proprio che in chiave di parità di diritti e di pari opportunità…la precedenza spetti alla diversità!

 

 

Un pensiero su “Carceri…per trans!

  1. Carissima,

    non credo si tratti di parità o disparità. In quanto a tale argomento ci sarebbe molto da dire circa la stigmatizzazione sociale, l’ignoranza diffusa e l’emarginazione, spesso connessa a violenza, delle persone transessuali. Nel merito alla scelta di un’ala per detenuti transessuali, pur immaginando che questa sia stata dettata dalla necessità di sicurezza, trovo che sia ancora una volta un segnale di paura e di discriminazione. La formazione degli operatori poi, almeno in questo caso, credo che sia stata una scelta assolutamente importante … magari se ne avesse di più di formazione psicologica degli operatori, non solo delle carceri … grazie mille dello splendido lavoro che fai nel diffondere notizie che altrimenti resterebbero sconosciute … un caro saluto

    Francesco Napoli
    Psicologo Clinico

I commenti sono chiusi.