Voglio un amore perfetto!

Giovanna Rezzoagli

Trovare l’anima gemella, quella che completa la tua persona, che ti accetta per come sei. E’ un desiderio legittimo, un sogno tipicamente adolescenziale o un’utopia? Probabilmente è tutto ciò, nel contempo è molto di più. Innanzitutto occorre precisare che le aspettative riguardo l’innamoramento cambiano in ragione dell’età e del proprio vissuto, e sono fondate su di un assunto profondamente errato: il pensiero logico. Ogni fantasticheria che si può nutrire circa il proprio destino affettivo è in genere elaborata a livello corticale consapevole, spesso condizionata dal contesto sociale di appartenenza e dai modelli culturali imperanti. Una giovane adolescente può immaginare come “perfetto” un amore con un personaggio bello, ricco e famoso. Una persona più adulta che abbia vissuto in una famiglia unita potrà desiderare un futuro simile per sé, al contrario chi ha sofferto a causa di situazioni conflittuali potrà nutrire diffidenza e timori all’idea di dividere la propria esistenza con un partner. I possibili quadri sono praticamente infiniti. Il punto fondamentale è rappresentato dall’evidenza che la fenomenologia che tutti noi conosciamo col generico termine di innamoramento, poco o nulla ha a che vedere con la razionalità e con i processi cognitivi logici, ma è profondamente ed intrinsecamente connessa con le funzioni emotive e con il cosiddetto sistema limbico del nostro encefalo, che ad esse soprassiede. In termini semplici, ci innamoriamo non certo decidendo di chi. Il sistema limbico ( le cui strutture principali sono l’ipofisi, l’amigdala, l’ippocampo, il talamo e l’ipotalamo) svolge un ruolo fondamentale nella fisiologia delle emozioni, dell’affettività in generale e della memoria. Nessun controllo possiamo esercitare sul funzionamento del sistema limbico, la cui struttura fondamentale, l’ipofisi, è nel contempo la ghiandola più importante del sistema endocrino. E’ questa piccola struttura ad attivare il complesso meccanismo che presiede la produzione degli ormoni e determina il buon funzionamento di tutto il nostro organismo. Vi è quindi un fondamento fisiologico al detto popolare in cui si asserisce che “al cuore non si comanda”, anche se è corretto, ma ben poco poetico, affermare che non si comanda al nostro encefalo. E’importante osservare che la fase dell’innamoramento è transitoria, destinata ad evolvere in rapporti emozionali o ad involvere su se stessa e a scoppiare come una bolla di sapone. In questa fase di trasformazione del rapporto è fondamentale il grado di maturità emotiva e razionale della persona. E’ insensato ed illogico credere che un rapporto affettivo, nello specifico amoroso, resti stabile e costante nella sua intensità e/o nella durata. Sarebbe parimenti assurdo calcolare razionalmente le probabilità di tenuta di un legame di coppia. L’equilibrio si trova nella mediazione. Nel pensiero consapevole che la persona di cui ci siamo innamorati è libera di corrispondere il nostro sentimento o meno, che inevitabilmente il trascorrere del tempo la modificherà nella sua interiorità e nel suo aspetto fisico, che gli avvenimenti dell’esistenza potranno mettere alla prova il rapporto che avremo creato. Nella forza travolgente del nostro sentimento che ci potrà annientare nella gioia come nel dolore. Esiste o meno l’amore perfetto? Dipende. Da ciò che crediamo essere la perfezione. Se crediamo che sia definibile, descrivibile e predeterminabile, tipo abito bianco-casa con giardino- due figli-un cane- e vissero per sempre felici e contenti, no probabilmente questo “perfetto amore” non esiste. Se crediamo che sia un condividere il bello ed il brutto, tenersi per mano col sole e stringersi nel vento, che vorremmo fosse per sempre ma non dimentichiamo che potrebbe finire tra un minuto, se nonostante questa consapevolezza che dilania l’anima di chi ama davvero ci rispondiamo che sì, è così, allora l’amore perfetto esiste davvero e forse, lo stiamo vivendo.