Una stella, che porta alla Salvezza

don Marcello Stanzione

Il notissimo scrittore e apologeta cattolico Vittorio Messori, sulle pagine della rivista cattolica Jesus scrisse, pochi anni fa, riguardo all’atteggiamento ufficiale della Chiesa sull’astrologia: “L’attuale prevalente atteggiamento cristiano – e cattolico in particolare – ci sembra qui troppo sbrigativo e sembra avere ereditato lo sprezzo e il rifiuto proprio di coloro che furono gli avversari della fede: i vecchi illuministi, razionalisti, positivisti. Quindi tutto nell’astrologia, sarebbe imbroglio, menzogna o, nei casi migliori, illusione. Tanto che non varrebbe neppure la pena di discuterne, lasciando simili cose ai superstiziosi e ingenui. Sul piano pastorale – continua Messori – questa chiusura senza spiragli non sembra affatto positiva. L’attrazione che su molti cristiani esercitano certe religioni orientali, certe sette, certe proposte alla “New Age” è determinata anche dal rigido rifiuto “cattolico” attuale di tutto ciò che non rientri nel quadro di una “razionalità” che sembra talvolta sconfinare nel razionalismo, nato come anticristiano, di cui parlavamo sopra. Magistero e prassi ecclesiali sembrano talvolta non rendersi conto che l’incapacità della proposta cattolica di raggiungere oggi le masse deriva anche dal fatto che ci si sbaglia sui destinatari di quell’annuncio. Si crede, cioè, di rivolgersi ancora all’uomo “moderno” quello formato (o deformato) dall’Illuminismo, mentre in realtà è ormai l’uomo entrato nella “postmodernità” dove la Ragione, quella con la maiuscola, non è più la divinità davanti alla quale inchinarsi silenziosi e riverenti. (…) Anche nella dimensione culturale e spirituale vige “una legge del mercato” nel senso che domanda e offerta devono incontrarsi: se oggi in tutto l’Occidente ritornano in forze e trovano fortuna proposte giudicate per due secoli “irrazionali” come quelle astrologiche è inutile scandalizzarsi e lanciare anatemi, come si fa anche in un certo mondo cattolico. Proprio quel dovere, per il credente, di “scrutare i segni dei tempi” sottolineato dal Vaticano II deve portare alla riflessione: non ci sarebbe offerta se non ci fosse domanda, da parte di un così grande numero di nostri contemporanei. Va ricordato ai cristiani in generale – continua Messori – che proprio all’inizio del Vangelo stanno quei “Magi” che simboleggiano l’omaggio dell’umanità intera e che erano astrologi provenienti dalla Caldea (…). La ricerca ha mostrato che, secondo quella sapienza orientale, Giove era il pianeta divino, Saturno quello di Israele e i Pesci il luogo celeste dell’Era messianica. Da qui il viaggio di quegli astrologi, dai quali Giuseppe e Maria accettano i doni invece di cacciarli come “superstiziosi”. Infine, conclude Messori: il rifiuto previo di questa realtà (in quanto, si intende, ha di migliore) taglia il Cristianesimo dell’Occidente moderno da una prospettiva condivisa in modo universale. Oltre a renderlo vassallo della superficialità razionalista secondo la quale tutto è già spiegato; o prima o poi, lo sarà dagli “esperti accademici” (…). Ciò che si vorrebbe è che la gente di fede non escluda a priori una qualche verità in una sapienza antica ed estesa quanto l’umanità e di fronte alla quale hanno riflettuto, pensosi, anche molti dei più sapienti tra i discepoli di quel Cristo la cui nascita fu annunziata anche dallo Zodiaco”.  Il ruolo dell’Astrologia nella nascita di personaggi importanti ritaglia lo studio delle Grandi Congiunzioni e quelle del messianesimo. In effetti, le “dimostrazioni” che, nel Medio Evo, si stabilivano astrologicamente, sono alla ricerca di eventi maggiori che sono spesso la venuta di una figura di primo piano, Mosé, Gesù, Maometto, in particolare.L’esempio più celebre riguarda la nascita di Gesù. In effetti numerosi astrologi si sono sforzati di erigere l’oroscopo di Cristo. I tentativi più celebri sono quelli di Albumasar, di Pietro d’Ailly, di Cecco d’Ascoli – che fu condannato in parte per questa ragione – e di  Girolamo Cardano. D’altra parte, come Keplero, si tratta non già di stendere il tema natale quanto di cogliere la congiunzione censita corrispondere con la Stella dei Magi, nel quadro di un maggiore accostamento ciclico.Il numero di opere di storici dell’Astrologia intorno ad un certo numero di soggetti seducenti, suscettibili di essere accettati da un punto di vista letterario od accademico. Vi sono così dei “luoghi comuni” indefinitamente ammassati. Dello stesso genere, sono gli studi sull’Astrologia dell’epoca di Chaucer o dell’epoca di Elisabetta I od ancora sull’universo astrologico di Dante od infine su Keplero astrologo. Si lasciano così zone d’ombra molto apprezzabili  e causa di danno per una visione globale della Storia dell’Astrologia. Pare che sia Keplero che, per primo, abbia ricercato la realtà astronomica e cronologica dell’episodio. Friedreich Münter ci precisa che nel suo “De stella nova in pede serpentarii” (Praga 1606) Keplero introduce la congiunzione dei tre pianeti superiori, Marte, Giove e Saturno, “negli ultimi gradi dei Pesci od all’inizio dell’Ariete” per il momento della nascita di Gesù. Ma, ben prima di Keplero, la Stella dei Magi si è trovata al centro della polemica antiastrologica in mezzo ai teologi cristiani. Quelli che si sforzano di legittimare il ricorso all’Astrologia prendono appoggio su questa Stella dei Magi ma insistendo sulla sua filiazione col personaggio biblico di Balaam. Nelle “Questiones ex Novo Testamento” – opera apocrifa attribuita a Sant’Agostino – (Quaestio 63), Balaam è detto di aver consigliato ai magi di seguire la stella e che è così che a forza di aspettare, essi sarebbero stati pronti nel momento in cui essa appare.Tommaso d’Aquino riproduce questa spiegazione di Agostino (cfr “Somma Teologia” III pars, Quaetstio 36, art 5 – ad quartum “De manifestatio Christi nati”). Se Balaam è spesso citato a proposito della Stella dei Magi, è in ragione di Numeri 24, 17: “Io vedo ma non è ancora l’ora, lo distinguo ma non è vicino; un astro (kokhab) si slancia da Giacobbe ed una cometa sorge nel seno d’Israele, che schiaccerà le sommità di Moab (il Rabbinato traduce shévet con “cometa” e non già con scettro). Siccome Balaam non è ebreo, egli incarna, in qualche modo, nell’Antico Testamento, il non ebreo, di fronte all’Astrologia.I Padri della Chiesa, Ignazio (“Epist. Ad Ephes.” 19) e Tertulliano (“De Idolatria” cap. 9) non contestavano affatto l’incoraggiamento all’Astrologia che poteva rappresentare l’episodio dei Magi ma, secondo loro, “le arti divinatorie erano state autorizzate da Dio, fino alla venuta di Cristo ed è allora che un termine era stato posto all’autorità dei demoni sul mondo. Nella persona dei Magi, in effetti, l’Astrologia era venuta ad abdicare presso la culla del Redentore. Il ritorno dei Magi per un’altra via indicava, di conseguenza, che il suo impiego era stato oramai proibito”. Si ritrova una variante del “Ein Mazal”, che fa coincidere l’apparizione d’una nuova religione con quella d’una liberazione del regno degli astri.Questa attesa di un figlio della Stella nell’epoca di Cristo è confermata dall’epopea dello pseudo messia Bar Kokhba, dell’epoca di Adriano, ossia il figlio della Stella (il suo vero nome era Bar Kosiba e si approfittò della rassomiglianza). Si sa che Akiba aveva preso fatto e causa per quel “Salvatore” che rilanciò tragicamente la resistenza all’impero romano.Jeremias nel suo “Babylonisches im Neuen Testament” segnala dei commenti ebraici dell’episodio di Balaam che vanno in questo senso. “Nel Targum Onkelos dei Numeri 24/17 (1° secolo della nostra era), si parla, come segno annunciatore della nascita del Messia di “una stella ad Est”. Nella “Pesikta” post talmudica Sutasta 58a, si trova la stessa indicazione. Similmente, nel “Testamento apocrifo di Levi” c. 18 e 24.Quanto agli avversari dell’Astrologia, essi segnalarono che a causa del loro poco scrupolo, i Magi avevano allarmato Erode. Quest’ultimo, per misura di sicurezza decise di mettere a morte tutti i bambini al di sotto dei 2 anni. Un testo del Vangelo ha suscitato una polemica sul legame tra Gesù e l’Astrologia. Delancre nota, nel suo “Trattato della Divinazione o Quadro dell’Incostanza” (1630): “Pater venit hora, clarifica filium tuum” voleva dire che Gesù Cristo aveva avuto la sua ora così come gli uomini comuni. Sulla qual cosa la verità è, dicono i Teologi, che noi siamo in qualche modo soggetti alla nostra ora ma Gesù Cristo era assolutamente padrone della sua poiché è sovrano padrone del tempo, dei giorni e delle ore. E come dice Sant’Agostino, parlando della stella che guidò i Magi, Gesù Cristo era piuttosto il destino di quella stella anziché la stella essere il destino di Gesù. Così bisogna credere che sia piuttosto il destino di quell’ora anziché che quell’ora fosse il suo destino”