Pechinesi: guerra alla rete hard!

di Rita Occidente Lupo

 

  Scattata la caccia ai fanatici del web, atti a lanciarsi nella rete hard. Dalla pornofilia, alle minacce. Dalle rivelazioni, agli avvertimenti. Ormai il mega universo web confonde, avviluppa. Complice dell’anonimato, killer anche dei buoni propositi. In tanti a raccapricciarsi degli enormi passi che gl’internauti spiccano in un mondo che, sempre più convulso, lascia indietro chi non è avvezzo a mouse ed icone. Tag e post. In Cina, il fenomeno allarmante per i siti porno. Contrariamente al nostro Paese, che da tempo arranca nello snidare pedofili, anche dietro volti angelici, in Cina subito la corsa ai ripari. Laute ricompense, circa 1000€, a chi segnala siti porno da bloccare. Finora, circa 13.000 censiti, con contenuto pornografico. Tra i mille ed i diecimila yen, 987 €, a chi denuncia quelli  lesivi della morale pubblica. Tenendo presente che la terra di Mao, vanta il maggior numero d’ internauti al mondo, circa 300 milioni, all’inizio dell’anno, una grande campagna anti-pornografia, restringendo l’accesso a informazioni di carattere sessuale, anche se scientifiche. Inoltre, il ricorso ad un filtro anti-porno, per ogni computer. Il tutto, per garantire la tranquillità civica. E per arginare scadimento della morale. Le misure orientali lanciano un segnale anche per il nostro Paese, spesso invaso da materiale equivoco. La Polizia Postale, invocata da più parti, apostrofata e rimbrottata. Recentemente, più di qualche avvenente signora ha ritrovato, in rete, proprie foto, in particolari momenti d’intimità. Malgrado il disperato tentativo di “scipparle” al web, ancora giacciono alla pubblica mercè visiva!