Milano: attentato a Berlusconi e le analogie con il libro di Caruso

Aldo Bianchini

Mi sembrano davvero tante e tutte impressionanti le analogie tra l’attentato consumato a Milano ai danni di Silvio Berlusconi con il libro dal titolo “Chi ha ucciso Silvio Berlusconi” scritto da Giuseppe Caruso ed edito da TEA. Il 24 ottobre scorso, avevo commentato il contenuto del libro giudicandolo alla stregua di un manuale terroristico disponibile per chiunque volesse compiere un attentato, e non solo in danno di Berlusconi. Nel libro, in vendita regolarmente in libreria alla faccia della ventilata mancanza di libertà di stampa, vengono descritte minuziosamente tutte le fasi preparatorie di un attentato a Berlusconi. La cosa stranissima è che la conclusione, cioè l’attentato, avviene esattamente nelle stesse circostanze del reale attentato recente. Berlusconi che si avvicina alla folla dietro le transenne, un giovane che si fa largo tra la folla e mentre il premier firma autografi lo inquadra nel mirino della pistola e fa fuoco allontanandosi rapidamente dopo averlo visto cadere per terra. Fortunatamente il giovane attentatore Massimo Tartaglia (spero non abbia origini di Colliano, paesino della Valle del Sele) non aveva la pistola, ma solo una statuetta con la quale ha colpito violentemente il Presidente. Il quarantaduenne psicolabile è stato subito arrestato grazie alla prontezza di “Giuseppe”, il capo scorta, che si è precipitato con un balzo al di là delle transenne, riuscendo a placare l’attentatore che già veniva strattonato e trattenuto dalla folla inferocita. Venti i giorni di prognosi, almeno in questa fase, per Berlusconi che resta ricoverato per precauzione nell’ospedale San Raffaele di Milano dove è stato subito raggiunto dal suo medico peronale. Tutte le forze politiche, tranne Di Pietro, hanno già manifestato la loro totale solidarietà al premier e la forte condanna di simili atti sconsiderati. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo aver telefonato a Berlusconi, ha richiamato tutti ad una maggiore tenuta e rispetto delle istituzioni ed ha, ovviamente, deplorato il vile attentato.  Il 24 ottobre scrissi anche che ero rimasto sconcertato dal commento (una frase sulla copertina del libro) del giornalista Alessandro Bertante de “La Repubblica” che riporto integralmente: “Il romanzo sorprende. Per il coraggio dello scrittore nel prendere posizione al di là del politicamente corretto e per l’urgenza di urlare il disagio di una generazione”. Mi sembrava ed oggi a maggior ragione mi sembra quasi come il parlare di Antonio Di Pietro. E dire che il quotidiano La Repubblica da tempo sta portando avanti una battaglia contro la presunta mancanza di libertà di stampa. Se questo libro non è una vera e propria istigazione alla violenza, deciderò di cambiare mestiere.  Anche su queste cose, su questo libro, gli inquirenti dovranno seriamente indagare per capire come si è arrivati a compiere questo gesto inconsulto. E dovranno indagare anche sui gruppi già apparsi su Facebook ed inneggianti all’attentato. Tocca ora ad Armando Spataro, il capo del pool antiterrorismo della Procura di Milano, entrare nei meandri dell’attentato per capire se e cosa può esserci dietro quel giovane psicolabile ed apparentemente solitario. In passato, per strana ironia della sorte, Spataro non è mai stato tenero con il premier; ma ora sta dimostrando tutta la sua grande professionalità nell’aver subito personalmente assunto la guida delle indagini, che certamente saranno lunghe e difficili.