Avvento. Venuta ed Attesa

Donato Ogliari

 Il periodo di Avvento – lo sappiamo – non ci prepara solamente alla commemorazione storica della nascita di Gesù. Esso ci proietta anche verso la parusia, ossia la definitiva venuta del Signore nella gloria alla fine dei tempi. Una venuta, quest’ultima, che va collocata nel dinamismo globale del mondo creato, il quale avanza verso il suo fine ultimo, in accordo col disegno originario di Dio: l’unione del divino e dell’umano. Con l’Incarnazione del Figlio, infatti, Dio non fa che ri-appropriarsi dal di dentro di ciò che non aveva mai cessato di essere suo, ossia la creatura umana, e lo fa anche se incontra resistenza: «Egli era nel mondo, eppure il mondo non lo riconobbe» (Gv 1,10). L’Incarnazione del Figlio di Dio re-inaugura quel disegno d’amore che l’uomo e la potenza delle tenebre cercano di soffocare. Su questo sfondo, dunque, l’Avvento è anche frutto dell’attesa: l’attesa da parte di Dio che si incrocia con l’attesa da parte dell’uomo in una lunga e spesso tragica storia d’amore, protrattasi fino al “sì” proferito dalla Vergine Maria. E anche se in quel “sì” il dramma della libertà umana ha finalmente trovato una possibilità di soluzione, il rapporto di Dio con l’uomo continua ad essere fondato sul misterioso intreccio della grazia divina e della libertà umana. Davanti al Dio che si fa carne, a quel neonato fragile e inerme adagiato nella mangiatoia, a quell’uomo bendato che i soldati colpiscono facendosi beffe di lui, davanti al Gesù agonizzante del Getsemani e al Gesù suppliziato del Golgota, noi comprendiamo che Dio ci ama sino al punto di permettere che la nostra libertà lo osteggi e lo rifiuti. Pur tuttavia, dopo il “sì” di Maria comprendiamo che il Cristo, il Figlio di Dio fatto carne, è il nostro più fedele compagno; comprendiamo che egli è quell’immensità luminosa nella quale il cuore si accende e s’invola, comprendiamo che egli è venuto per condividere le nostre gioie, le nostre speranze e le nostre sofferenze, e innestarci così nella sua eternità, offrendoci in cambio una vita più forte della morte. E con noi anche tutto il creato vive di questa presenza che salva, nell’attesa della venuta definitiva del Cristo nello splendore della gloria. Allora, più che essere Lui a venire nel mondo, sarà piuttosto il mondo ad essere finalmente trasfigurato in Lui. Allora Egli illuminerà di luce definitiva tutte le conquiste e i fallimenti, le aspirazioni e le delusioni succedutesi nel tempo, e tutto ricapitolerà in sé per aprire ogni cosa all’infinità di Dio.Nel frattempo noi credenti siamo chiamati ad accogliere questa presenza misteriosa del Cristo che viene continuamente nel mondo, lì dove incontra la nostra quotidiana attesa. Non un’attesa vuota, che distrugge il tempo, ma un’attesa piena e fattiva, che sa farlo maturare. Dopotutto, noi aspettiamo Colui che è già presente, e lo attendiamo come lo attendeva Maria nelle sue ultime settimane di gravidanza: nella povertà dello spirito e nell’umiltà del cuore, pronti a preparargli la strada e a raddrizzare quei sentieri attraverso i quali Egli entra nella storia di ciascuno di noi, delle nostre famiglie, delle nostre comunità. Ogni vita umana è infatti un’incessante attesa e un continuo avvento, così come lo è la storia dell’umanità nella sua ricerca di giustizia, di pace, di bellezza, di amicizia. Attesa e avvento che trovano il loro compimento nell’incontro della nostra umanità con l’onnipotenza misericordiosa del Signore. E perché ciò avvenga occorre compiere quotidianamente un cammino di conversione, come la figura estrema e il messaggio provocante di Giovanni il Battista ci invitano a fare: ritrovare finalmente se stessi, liberarci da tutto ciò che impedisce di guardare in alto, vivere di fede e riposare sul cuore di Dio pur mantenendo l’occhio vigile sulla storia e il nostro impegno di testimoniare il Vangelo in essa. Allora anche i sacrifici, le rinunce e le sofferenze potranno trovare il loro approdo e la loro ricompensa. A condizione di intraprendere sempre, nel profondo dell’anima, la grande e umile lotta della pazienza e della speranza. La lotta dell’attesa dell’Avvento.