Cosentino ed il senso comune

 

Angelo Cennamo

Nicola Cosentino, sottosegretario al ministero dell’economia nell’attuale governo e coordinatore del Pdl in Campania, è ancora uno dei possibili candidati alla presidenza della regione per le prossime elezioni del 2010. “Ancora”, perchè il presidente del consiglio, a dispetto del parere contrario di Gianfranco Fini e del clamore sollevato dai media, non ha giudicato inopportuna la sua discesa in campo. Il nome di Cosentino, ricordiamo, figura nel registro degli indagati della procura di Napoli per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. Sul suo capo pende addirittura una richiesta d’arresto sulla quale la giunta delle autorizzazioni della camera è chiamata a rispondere. Di cosa è accusato Cosentino? Il reato ipotizzato è quello di aver fatto dei favori al clan dei Casalesi. I pentiti che hanno indicato il suo nome dicono che Cosentino era “al servizio” delle famiglie Bidognetti e Schiavone, le quali lo avrebbero ricompensato agevolando i suoi crescenti successi elettorali. Vero o falso che sia, la giustizia farà il suo corso. Per Cosentino sarà bene che questo avvenga in tempi celeri, perchè il giudizio sulla dignità e l’onorabilità di un politico non può attendere a lungo. Ma intanto? E’ opportuno, lecito, morale che il coordinatore del Pdl campano resti in sella per la futura carica di governatore regionale? La risposta non è scontata come sembra, e come il buon senso suggerirebbe. Se fossi l’avvocato di Cosentino potrei tirare in ballo una serie di argomentazioni, forse retoriche, ma sicuramente fondate, perchè questa candidatura resista al logorio delle polemiche. Intanto la presunzione di innocenza. Cosentino, benchè indagato per un reato grave, non è stato condannato da nessun tribunale. E se pure lo fosse, si dovrebbe attendere il terzo grado di giudizio per sapere se effettivamente la sua condotta sia stata penalmente inaccettabile. Cosentino avrebbe avuto rapporti con i Casalesi. Ma per uno come lui, che a Casal di Principe ci è nato, non sembra essere una gran notizia. Cosentino è un politico di primo piano, e, prima ancora, un imprenditore di grande successo. Può essergli capitato di aver stretto la mano, di essere stato fotografato o di aver partecipato ad una cena elettorale con qualche personaggio ambiguo? E’ sufficiente che un pm apra un fascicolo e faccia una richiesta d’arresto ( proprio nei giorni in cui si decidono le candidature) per farlo rinunciare alla corsa delle regionali? Perchè contro di lui si è scatenata una vera e propria caccia all’uomo, mentre per altri politici imputati, non indagati, si tollera che restino al loro posto? Qualcuno ha forse chiesto a Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, di lasciare il municipio perchè, come scrive e dice qualcuno ( De Magistris sul corriere del Mezzogiorno del 13 novembre) sarebbe sotto inchiesta per associazione a delinquere? Il caso è aperto e potrebbe creare l’ennesimo vulnus nei rapporti già logori tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Il presidente della camera non ha dubbi : Cosentino non è candidabile. Lo suggerisce il buon senso comune. Ma un partito sedicente liberale è giusto che si appelli all’opinione forcaiola dell’uomo della strada, piuttosto che ai sani principi costituzionali?  

 

4 pensieri su “Cosentino ed il senso comune

  1. Ogni imputato è innocente fino a prova del contrario e fino a sentenza definitiva di condanna: questo vale per i cittadini comuni, come per i politici. Lo stabilisce la nostra Costituzione, al secondo comma dell’articolo 27. Non lo si può ignorare.

    Ciò detto, quanto si è verificato negli ultimi giorni, ci si riferisce alla richiesta d’arresto formulata a carico del sottosegretario Nicola Cosentino, sollecita una riflessione che deve avere un orizzonte più ampio di quello offerto dal dettato costituzionale. Perché quest’ultimo, da solo, non fornisce risposte esaustive ad alcuni interrogativi più che legittimi.

    E’ opportuno, politicamente parlando, che una persona sul cui capo pende un’accusa di connivenza con alcuni clan camorristici, si presenti candidato alla guida di una regione, difficile come la Campania? E’ opportuno, per lo stesso esecutivo in carica – che della lotta alla criminalità organizzata ha fatto e fa una propria bandiera -, presentare come candidato un uomo al cui indirizzo vengano mosse imputazioni tanto gravi?

    La risposta, a mio avviso, non può che essere una: no, non è opportuno.

    Cosentino farebbe bene a rendersene conto, e a lasciar perdere la candidatura a Governatore della Regione Campania. Partirebbe svantaggiato nei confronti di qualunque competitor del centrosinistra.
    Il suo gesto sarebbe apprezzato, ed evidenzierebbe rispetto per le Istituzioni e per la coalizione di cui fa parte.

  2. Il quesito con cui concludi il tuo pezzo non ha semplice soluzione. Fare il forcaiolo alla lunga non paga e non conviene. Se ne accorto pure chi non ha i capelli bianchi e solo “ieri” buttava monetine.
    Ecco, io penso che non tutto possa essere coperto dal Diritto e dalla Costituzione liberale o democratica che sia, ma che esista un ampio spettro di questioni da lasciare a quella legge non scritta che viene ricordata nel titolo di questo articolo: il senso comune.

  3. Fa specie la parzialità o partingianeria di Fini,duro e scevro verso Cosentino, “amico” dei malavitosi, e tralascia, dimentica che nella stessa inchiesta da più anni sono sotto costante controllo della magistratura, i suoi sodali: Bocchino e Landolfi.
    Quersti possono restare al loro posto????….perchè?????????????
    Articolo 54 della Cast. Italiana: …………(omissis)….I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con DISCIPLINA E ONORE, …(omissis)
    Fin tanto la “falsa destra” continua a tradire i dettami di G. Almirante, sarà relegata ad essere parte ininfluente nel panorama politico italiano.
    “…il missino sarà il carabiniere nei contesti in cui siede”.
    A Salerno sembra che qualche carabiniere sia amico di Cosentino.

  4. Cosentino non lo conosco se non per qualche intervista rilasciata in televisione.
    Quel che, però, mi stupisce è la strana coincidenza tra lo scatto in avanti dell’indagine e la sua candidatura alle regionali.
    I fatti oggetto dell’istanza di custodia cautelare fanno riferimento a dichiarazioni che risalgono, addirittura,alla fine degli anni ’90.
    Secondo quanto più volte riportato dal Fatto di Travaglio e soci, esiste una richiesta di arresto giacente già da un anno a carico dell’on.Cosentino.
    Ora, è vero che nell’attuale richiesta del giudice esiste un pericolo ATTUALE di reiterazione del reato ed inquinamento delle prove ma, mi domando, perchè partire solo ora con provvedimenti ufficiali ed esecutivi ?
    Ai gentili lettori una richiesta di pensiero sulla questione, fermo restando il mio convincimento che se Cosentino si candida in regione il centro-sinistra, a condizione che proponga un buon candidato, se la può giocare.
    Distinti saluti

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