Sassano: un’amministrazione che…

Roberto De Luca 

   Un episodio emblematico, per descrivere come è stata amministrata la cittadina di Sassano negli ultimi anni. Un paese ricco d’acqua: la risorsa idrica, quindi, avrebbe potuto essere un punto di forza per l’amministrazione e, di conseguenza, per i cittadini. L’acqua diventa invece un punto debole. E vediamo perché. Lo stato di disagio per l’acqua sporca che è sgorgata per anni dai rubinetti delle case dei cittadini di Sassano, nelle frazioni Silla e Varco, è comprovato da due ordinanze di non potabilità dell’acqua emanate dal sindaco pro-tempore, rag. Arenare Gaetano, una nel 1998, una nel 2002. Questi episodi, tuttavia, non conteranno più e verranno rimossi dalla memoria collettiva ai primi solfeggi di lode dei Clarinetti negli affollati bar del luogo, forse unici luoghi di aggregazione e di trasmissione della cultura sociale. Il rag. Arenare, già assessore provinciale alla formazione, sindaco di questo paese dagli anni ’80 fino al 2005 e attuale vicesindaco, alla trasmissione Radioacolori di Oliviero Beha ha affermato che egli l’acqua se la beveva (trasgredendo egli stesso, forse, la propria ordinanza). Nelle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale potrà capeggiare la lista dell’amministrazione uscente, grazie alla perdita di memoria collettiva di questi eventi e al buon lavoro di propaganda dei Clarinetti di sopra. Un controcanto poco efficace il nostro, sia per il luogo poco frequentato (una pagina web) sia per il troppo sofisticato mezzo utilizzato (la scrittura). Torniamo alla vicenda dell’acqua sporca. Una prima ordinanza del sindaco, datata 25-11-1998, veniva revocata solo il 24-01-2001, dopo che era stata inviata alla Procura una lettera che chiedeva il ripristino della normalità nel paese. Si potrebbe allora ipotizzare che alcuni dialoghi istituzionali avessero suggerito la revoca. Nulla di male in tutto ciò (?). Eppure, il problema non era stato rimosso, se non dal punto di vista meramente burocratico. Una seconda ordinanza, datata 19-10-2002, infatti, doveva essere emessa a causa dell’invasione dei rubinetti da liquido fangoso. L’ordinanza veniva poi revocata in data 26-11-2002. Un esempio di azione istituzionale sinergica, si direbbe. Ma il disagio dei cittadini veniva schernito due volte. La prima, mediante l’invio di avvisi di pagamento in cui, per l’acqua sporca, veniva richiesto prezzo pieno. Circa duecento famiglie allora intentano causa al Comune di Sassano e al Consorzio Acquedotti Cilento (CONSAC) che, nel frattempo era intervenuta nella gestione dell’acquedotto. E questo per lo stato di esasperazione prodotto dalla non potabilità dell’acqua, che assumeva un caratteristico colore rossastro quando si aprivano i rubinetti. La seconda, mediante un sollecito di pagamento da parte del Comune di Sassano proprio alla vigilia delle elezioni provinciali del giugno 2009 (una coincidenza?) e proprio mentre si era in attesa dell’agognata sentenza del procedimento civile N. R. G. 281/03 tra le parti: Arnone Michele + 192 contro il Comune di Sassano (SA) e contro il CONSAC. Dal verdetto salomonico di un GOT si apprese che l’acqua doveva essere pagata a metà prezzo. L’insolvenza contrattuale presupponeva altro, così come fece notare il giudice Ferdinando Imposimato in una trasmissione di FORUM dedicata alla questione. Ma tant’è. Sappiamo tutti quali sono le logiche in questi contesti. Questa la storia più in dettaglio. A Giugno del 2002 i ruoli del servizio acquedotto riportavano il prezzo pieno per l’acqua sporca erogata dai pozzi di Silla. Le prime bollette, per gli anni 2000, 2001 e per il primo trimestre 2002 arrivavano nelle case dei cittadini l’1 ottobre, con due rate scadute, rispettivamente, ad agosto e a settembre. Le restanti due rate avrebbero dovuto essere pagate entro il Novembre 2002. Viste le vibrate proteste della cittadinanza, l’amministrazione comunale decide di dilazionare il pagamento con rate a scadenza 31 ottobre, 31 dicembre, 28 febbraio e 30 aprile 2002. Intanto, con una delibera di giunta tardiva, datata 3 settembre 2002, protocollata solo il 25 ottobre 2002, si riduce, non si sa per quale tipo di calcolo, del 20% il prezzo dell’acqua sporca per i cittadini che abitavano nell’area servita dai pozzi di Silla. Da qui l’azione giudiziaria di circa duecento famiglie nei confronti del Comune di Sassano e del CONSAC che, nel frattempo, era subentrato nella gestione dell’acquedotto comunale. Alla richiesta di rimborso della spesa per l’acqua minerale fatta al vicesindaco, dott. Cammarano, dai cittadini che non potevano bere l’acqua dei rubinetti, questi rispondeva, in una pubblica assemblea, forse personalizzando un po’ il suo ruolo pubblico: “E vogliamo vedere che, adesso, voi bevete l’acqua minerale ed io ve la pago?”.  La stessa amministrazione, sindaco il rag. Arenare, vicesindaco Cammarano, si era già resa artefice di una bella iniziativa a danno del cittadino, proprio in occasione del passaggio delle consegne della gestione dell’acquedotto dal Comune di Sassano al CONSAC: un’illegittima richiesta, da parte della stessa amministrazione e del CONSAC, di un contratto ex-novo e di un versamento di un nuovo anticipo di consumo in seguito alla cessione dell’utenza avvenuta nell’aprile del 2002. In quell’occasione è stato il CODACONS a tutelare gli interessi dei cittadini di Sassano, riuscendo a far recedere, tramite un ricorso al TAR, sia il CONSAC sia l’amministrazione sassanese dai loro illegittimi propositi. Una somma stimata di circa mezzo miliardo delle vecchie lire sarebbe stata ingiustamente intascata dal CONSAC, se quest’operazione illegittima fosse andata in porto. E proprio allora scorgemmo le prime prove pratiche di amministrazione unica: l’opposizione non fece una piega alle proteste dei cittadini, che si affidarono al CODACONS e ad un gruppo di volenterosi per poter portare avanti la loro battaglia di civiltà, per ribadire che il Codice Civile (questo sconosciuto?) non prevede un nuovo contratto e successivo versamento di anticipo di consumo in caso di cessione delle utenze ad altro gestore. Nella legislatura successiva la minoranza (nel senso più ampio del termine) confluiva nella maggioranza, dando vita ad un’unica lista, così come abbiamo già detto, la sola presentata agli elettori nell’anno 2005. Adesso amministrano tutti i membri della lista unica, felici e contenti. Nel 2005 successe un altro fatto strano, tutto giocato all’interno della cittadina di Sassano. Il vicesindaco uscente, dott. Vincenzo Cammarano, in quota Udeur e legittimo aspirante alla carica di sindaco, viene intruppato nei Verdi dal compaesano dott. Tommaso Pellegrino, allora coordinatore regionale della compagine ambientalista. Un’azione congiunta di convincimento forse è stata necessaria per dissuadere il dott. Cammarano dall’abbandonare l’allora legittima aspirazione a diventare sindaco del paese alla testa di una coalizione trasversale, unica e perciò, per definizione, “invincibile”. Un sindaco “in pectore” viene così candidato alle concomitanti elezioni regionali, con una probabilità molto bassa di ottenere un quorum utile per essere eletto consigliere. E infatti non viene eletto. Eppure la mossa fu di un’astuzia unica (o forse doppia). Lo stesso dott. Cammarano contribuì, con la sua influente presenza, a non concedere spazi alla formazione di una lista di opposizione, in modo da non dare adito a spaccature nel consenso, che nelle sue intenzioni doveva essere granitico, per il “paesano” (qui si vota ancora così, che ci volete fare!). E così fu. Nessuno fu in grado di presentare una lista di opposizione e l’amministrazione volò con il vento in poppa, con l’unico rischio di un non raggiungimento del 50% più uno di votanti tra gli aventi diritto al voto. Il dott. Cammarano, con la sua popolarità, costruita attraverso anni di lavoro come medico di base a Sassano e come vicesindaco del longevo sindaco Arenare, riuscì a trascinare alle urne, per la gioia dell’amministrazione che stava per insediarsi, una percentuale molto più alta del 50% di elettori. E pochi erano consapevoli che si poteva anche andare a votare per le regionali, rifiutando la scheda per le comunali, come appunto fece un gruppo di cento persone circa. Alla guida della giunta comunale trasversale “unica” si insediò il dott. Domenico Rubino, primario del reparto di Urologia presso il plesso ospedaliero di Polla. Il rag. Arenare, che allora ricopriva il ruolo di assessore provinciale alla formazione, fungeva da mentore, nel suo doppio ruolo di vicesindaco e di assessore provinciale. Intanto, il dott. Cammarano, dopo questa bellissima prova di sostegno all’attuale amministrazione multicolore, sembrava fosse definitivamente uscito dalla scena politica. E invece, come nella più gloriosa tradizione mastelliana, egli ora ricompare come referente dell’UdC a Sassano, cosa che apprendiamo da un recente scritto di Aldo Bianchini. E non solo. Egli sta ora rincorrendo quella passata legittima aspirazione di capeggiare una lista per governare Sassano. I buoni insegnamenti, infatti, gli sono stati impartiti proprio dal rag. Arenare, il quale, forte dei successi amministrativi raccontati prima, dopo quasi trent’anni di reggenza, diretta e indiretta, sta preparando le sue truppe per la nuova spedizione politica. Egli, e non il dott. Rubino, con probabilità quasi vicina al 100%, sarà alla guida della compagine che affronterà il dott. Cammarano. Due uomini, due destini “in  comune”, mentre il rinnovamento della classe dirigente del paese e l’innesto di idee innovative nell’amministrazione della cosa pubblica restano al palo. Qualche Clarinetto va dicendo in giro che così deve essere. Che i giochi son fatti. Che bisogna rassegnarsi, perché non vi è nessuno che meglio rappresenta il volere popolare di questi due personaggi. Insomma, dietro queste aspirazioni al comando (qui si usa la forma verbale “comandare” al posto di “amministrare” per ovvie ragioni semantiche), da parte di due capitani di lungo corso, si celano anche interessi a volte non confessabili. Di certo, ciò che muore, in questo contesto, è la coscienza del cittadino-elettore, ormai abituato a questo indecente mercato elettorale dell’uomo forte. Ma quali novità portano, localmente, le elezioni politiche del 2006, quelle successive del 2008 e le provinciali del 2009 e come si schierano politicamente i soggetti che da oltre trent’anni reggono le sorti del paese? Quali saranno gli scenari politici nel 2010? Con le parole dell’ottimo Carlo Lucarelli diciamo ancora: “Ma questa è un’altra storia”.