Il gruppo come dimensione sociale
La definizione più sintetica di gruppo sociale è insieme di individui, composto da tre o più soggetti, che interagiscono tra loro influenzandosi reciprocamente. E’ già sufficiente soffermarsi sul concetto di “influenzamento reciproco” per comprendere quanta rilevanza abbia, nella vita di ciascuno di noi, appartenere o non appartenere ad un gruppo. Il nucleo alla base della nostra società, la famiglia, è già un gruppo sociale. Definito in termini tecnici come “gruppo primario o ristretto”, esso è caratterizzato da una elevata strutturazione (organizzazione interna e ruoli dei membri, solitamente, ben definiti), un intenso scambio emotivo-affettivo tra gli appartenenti, interscambi spesso informali ed una condivisione di scopi partecipata. Si configura in questa tipologia anche, ad esempio, un gruppo di compagni di gioco o di amici intimi. Si definisce “gruppo secondario od organizzazione” un insieme composto da un numero uguale o maggiore a venti individui, che condividono o perseguono uno scopo preciso, con una strutturazione molto elevata ed interscambio tra i membri di tipo formale. E’ il caso di un gruppo di lavoro o di una Istituzione con finalità politiche, sociali o culturali. Ma anche di associazioni mafiose, settarie od antisociali, persino anarchiche, anche se una prima analisi porterebbe, in questo caso, a non individuare la struttura di “gruppo” . Il punto fondamentale è costituito dall’evidenza che un essere umano ha la fisiologica necessità di condividere la propria esistenza con altri soggetti, il che in genere avviene sulla base di vicinanza spazio-temporale, su criteri soggettivi di convinzioni e condivisioni, oppure per necessità di identificazione. Il come si formino gruppi sociali può differire moltissimo in base alla cultura di appartenenza, ma in tutte le forme di società essi sono presenti. La caratteristica fondamentale di ogni gruppo è la cosiddetta “dinamica”, espressione introdotta da K. Lewin per indicare i movimenti e gli influenzamenti interni ad un gruppo, che ne determinano il comportamento e l’evoluzione. Il gruppo infatti si comporta come una singola entità: nasce, si sviluppa e poi muore. La psicologia del gruppo sociale è una materia vasta e complessa, in continua evoluzione, anche per l’avvento di un fenomeno sociale tanto nuovo quanto inquietante: la comparsa del gruppo virtuale. Internet è la culla irta di spine in cui crescono queste nuove forme di aggregazione, a cui possono aderire individui lontani nello spazio ma vicini per pensiero ideologico. Questa neoformazione sociale può essere socialmente pericolosa in quanto consente a chi vi aderisce di potere mantenere facilmente l’anonimato, di non essere individuato. La deindividuazione è un fenomeno psicologico che determina una riduzione del senso di individualità e di responsabilità personale, chi lo sperimenta si sente anonimo pur in un contesto di gruppo. Come evidenziato da diversi studi, tra cui quelli condotti da P. Zimbardo e da L. Mann, soggetti senza particolari manifestazioni aggressive nel proprio vissuto, possono temporaneamente perdere le loro inibizioni ed mettere in atto comportamenti violenti se le circostanze in cui si trovano garantiscono il loro non riconoscimento. Si intuisce facilmente il potenziale pericolo insito nella rete virtuale, in cui attirare un soggetto che, anche a livello inconscio, può essere alla ricerca di un modello o di un punto di riferimento. Tra bullismo, gruppi virtuali su Internet e concreti nelle periferie delle città, la dimensione sociale del gruppo non va sottovalutata, perché la natura umana non cambia, ma cambiano le condizioni in cui essa può manifestarsi. Le persone in contesto di gruppo tendono a modificare la propria condotta. Avere nozione di ciò potrebbe avere ripercussioni positive in termini di prevenzione, a titolo di esempio, di atti di bullismo o di violenza negli stadi.
