Provare un sistema operativo su disco rigido… virtuale

Alessio Ganci

Provare un sistema operativo, affiancandolo a quello già esistente può essere utile, soprattutto per poter sperimentare le nuove funzionalità e per poter testare le prestazioni senza rimuovere il sistema operativo già in uso. Lo svantaggio di questa modalità di prova è che bisogna creare, o utilizzare se già esistente, una seconda partizione (togliendo spazio alla partizione principale e senza la possibilità di ripristinare questo spazio dopo la prova del sistema operativo). Inoltre vi sono complicate procedure  per gestire il boot tra le periferiche, i dischi SATA e gli altri dispositivi collegati, nonché per gestire la convivenza tra i due sistemi operativi, onde evitare conflitti durante l’avvio. Un’alternativa meno spartana a tutte queste procedure viene da VirtualBox (http://www.virtualbox.org), un programma che permette di creare un computer virtuale all’interno del computer vero e proprio, nonché un hard disk anch’esso virtuale in cui installare il sistema operativo. Tale ambiente virtuale non può venire in alcun modo a contatto con quello reale, poiché la riproduzione non è fondata da un trasferimento di spazio disponibile sul disco SATA reale, ma è fondata da un file di immagine di disco rigido. Questo vuol dire che VirtualBox legge un file come un hardware di archiviazione collegato al computer. Utilizzare VirtualBox è semplice: bisogna creare innanzitutto il computer virtuale (menù “Macchina” e successivamente premere su “Nuovo” ) dopodiché, al termine della procedura, verrà aperta automaticamente la finestra dove si può creare il file di immagine che fungerà da hard disk per il nuovo computer dentro al computer. Il disco può essere creato con memoria di archiviazione di massa ad espansione dinamica, in cui il file occupa dimensioni leggerissime, che aumentano con il passare del tempo e con l’aggiunta di documenti e programmi. Tale espansione non è consigliata, perché una volta raggiunta una certa dimensione, non si può più liberare spazio sul disco, a meno di non utilizzare procedure da DOS che non funzionano quasi mai: si possono eliminare file precedentemente creati, ma lo spazio occupato resta lo stesso. Quindi questa espansione può sembrare un modo per risparmiare spazio sul disco reale che deve ospitare il file di immagine del disco virtuale, ma in realtà ben presto il file può raggiungere dimensioni spropositate (e, come detto prima, a senso unico). In definitiva è consigliabile utilizzare un disco con memoria di archiviazione di massa ad espansione fissa e scegliere la dimensione desiderata (ovviamente, deve essere tale da poter contenere il sistema operativo da provare, più qualche dimensione in più, per poter permettere il regolare funzionamento dello stesso).Dopo aver creato tutto, si può procedere all’installazione del sistema operativo nella macchina virtuale. Per fare ciò, si deve inserire il CD o la pen-drive (configurata per un boot) nel computer, bisogna registrarla sulla macchina virtuale e dopodiché si può procedere all’installazione del sistema operativo su di essa. Per installare, si può utilizzare anche un file di immagine di CD (cioè un CD “fisico” trasformato in unico file).