Proiettiamo tutti

 Salvatore Ganci

Gessen era un monaco artista. Prima di mettersi a disegnare o a dipingere, insisteva sempre perché lo pagassero in anticipo, e i suoi compensi erano molto alti. Tutti lo conoscevano come «l’artista taccagno». Una volta una geisha gli ordinò un dipinto. «Quanto puoi pagare?» chiese Gessen. «Quello che vuoi tu,» rispose la ragazza «ma voglio che tu faccia il lavoro davanti a me».Così un certo giorno Gessen fu chiamato dalla geisha. Ella dava una festa per il suo protettore.  Gessen, con eleganti pennellate, fece il dipinto. Quando lo finì, chiese la cifra più alta di quel tempo. Ricevette la somma. Allora la geisha, rivolgendosi al suo protettore, disse: «Quest’artista non vuole che il denaro. I suoi dipinti sono belli ma la sua mente è sudicia; il denaro l’ha trasformato in una melma. Uscita da una mente così sporca, la sua opera non è degna di essere esposta. E’ a malapena adatta per una delle mie sottovesti». E togliendosi l’abito, chiese a Gessen di fare un’altra pittura sul dietro della sua sottoveste. «Quanto mi paghi?» domandò Gessen. «Oh, qualunque somma» rispose la ragazza.  Gessen stabilì una cifra spropositata, fece il dipinto come gli era stato chiesto di farlo e se ne andò. In seguito si seppe che Gessen era tanto avido di denaro per queste ragioni: Spesso la sua provincia era afflitta da una terribile carestia. I ricchi non aiutavano i poveri, così Gessen aveva un magazzino segreto, ignoto a tutti, che lui teneva sempre pieno di grano, pronto per quei casi di emergenza. La strada che portava dal suo villaggio al Santuario Nazionale era in pessimo stato e per molti pellegrini il viaggio era estremamente disagevole. Lui voleva costruire una strada migliore. Il suo insegnante era morto senza portare a compimento il desiderio di costruire un tempio, e Gessen voleva terminare questo tempio per lui. Quando Gessen riuscì a realizzare questi tre desideri, buttò via i pennelli e gli attrezzi da pittore e, ritiratosi sulle montagne, non dipinse mai più. Da “101 Storie Zen”  a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps (XXV ed. Adelphi, Milano, 1994). La morale di questa storia è come per molte altre: “qualunque via può essere quella che porta all’Illuminazione”. Forse l’insegnamento di un uomo saggio che predicava di “non giudicare, se a tua volta non vuoi essere sottoposto a giudizio” si adatta bene anche a questa geisha, che, per sua stessa morale di vita, ha proiettato sulla figura del monaco il suo sudiciume.  In questi giorni tiene banco una vicenda di una giovane donna la cui unica colpa è quella di avere percepito somme alquanto rilevanti per le quali l’Agenzia delle Entrate avrà un certo imbarazzo nel motivare la causale di quanto dovuto all’erario. Per il resto la lingua che batte sul tamburo è la solita degli amanti del morboso (ma che ci sarà poi di tanto morboso?). In fin dei conti la morale della storia è riconducibile al “non mi è stato dato quanto pattuito”.

 

2 pensieri su “Proiettiamo tutti

  1. Gentile Lettore,
    la ringrazio in primo luogo per avere posto attenzione all’articolo. La cifra romana cui lei fa riferimento indica la venticinquesima edizione di questo libro e l’ho indicata per enfatizzare il fatto che dalle prime edizioni (negli anni ’70) ad oggi, questo libriccino rimane uno dei più apprezzati della Casa Editirice Adelphi.
    Le “101 storie Zen” possono essere lette gratuitamente anche in Rete all’indirizzo http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/zen/101storie.doc

    Personalmente, ritengo comunque che il piacere di avere sempre tra le mani questo prezioso concentrato di spiritualità valga la spesa dell’ordine dei 10 Euro che questo libro offre.

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