Pedofili, lupi cattivi moderni
La favola di Cappuccetto Rosso trasmetteva ai bimbi, con una simbologia semplice ed efficace, un messaggio ben preciso: non fidarsi degli estranei, che a volte possono assumere anche sembianze rassicuranti, ma sempre lupi cattivi restano. Oggi fiabe e favole si raccontano sempre meno, in “compenso” i bambini ascoltano ed osservano precocemente la televisione ed introiettano modelli non sempre positivi. L’educazione sessuale proposta a scuola viene trasmessa da docenti spesso per primi a disagio nel trattare l’argomento in modo approfondito, molto raramente preparati opportunamente ad affrontare il tema dell’abuso sessuale. La pedofilia è un disturbo sessuale appartenente al gruppo delle parafilie, classificato dal “DSM IV”. Il pedofilo è perfettamente consapevole del suo agire e, spesso, è in grado di predisporre vere e proprie strategie mirate al conseguimento del proprio obiettivo. In genere gravita attorno ad ambienti in cui può avere agevolmente contatti con bambini, potendo individuare i più vulnerabili, quelli meno seguiti dalle famiglie, i più condizionabili. Troppe volte il pedofilo si nasconde tra le mura di casa o, come il lupo di “Cappuccetto Rosso”, conquista la fiducia della vittima approfittando di status apparentemente al di sopra di ogni sospetto. L’ultimo episodio riportato dalla cronaca è avvenuto in provincia di Brescia: a Carpenedolo. Un uomo di cinquantasei anni ha avvicinato due coppie di sorelle, evidentemente sole e non preparate a diffidare degli adulti che offrono passaggi in macchina. Le bimbe, di età compresa tra i cinque ed i dodici anni, sono cugine. La polizia ha arrestato l’uomo dopo averlo sorpreso nudo ed in atteggiamenti inequivocabili di fronte alle bambine che aveva adescato e convinto a salire sulla propria auto. Ormai assuefatti a leggere di violenze da parte di immigrati nei confronti di giovani donne, un elemento che rende se possibile ancora più odioso questo episodio è dato dall’evidenza che il pedofilo è un agricoltore italiano e le sue vittime quattro bimbe marocchine. L’ennesima conferma che il pedofilo è un soggetto organizzato che sceglie le sue vittime tra bambini più vulnerabili, che difficilmente denunceranno l’abuso. Per quanto sia complesso, occorre che i genitori parlino ai bimbi, li preparino ad affrontare un mondo in cui i lupi cattivi sono tanti. Si può approcciare l’argomento con i più piccoli anche attraverso le favole e proponendo esempi di facile comprensione, badando a non ingenerare ansie inutili: fondamentale un atteggiamento calmo e rassicurante tenuto da mamma e papà. Ai più grandicelli si può parlare con maggiore franchezza, tenendo conto che attraverso televisione ed Internet avranno già ricevuto molti messaggi distorti ed ambigui. Il dialogo tra figli e genitori resta la difesa più valida contro la pedofilia, tenuto conto che non si può demandare o confidare in un’efficace educazione preventiva dell’abuso al di fuori del contesto privilegiato genitori-figli.
A parte che non riesco a commentare quanto riportato nell articolo, di facile lettura, dove si dice che l importanza educativa è principalmente data dai genitori, in un secondo momento e luogo dalla scuola, dove è possibile.
Mi chiedo invece, al di fuori di aspetti complicati scomodanti la psicologia, se il minor male sia semplicemente una forma di appetito, che varia di “gravità” a seconda della cultura personale ed ambientale della persona pedofila. Altro aspetto che desidero, mio rammarico, mettere in evidenza, è la differenza tra la pedofilia messa in atto da uomo o da donna. Per cultura maschilista, e ripeto, con mio rammarico, sono tendente a perdonare la pedofilia messa in atto da una donna, e mi chiedo, come mi correggo? Allo stesso modo mi chiedo se la cosa di fondo non sia una cosa volutamente accettata, distinguendo in peso, gravità, qualità, la pedofilia se messa in atto da una donna o da un uomo. Se devo guardare la grazia, il garbo, il tatto che forse dovrebbe distinguere le due cose o i due presunti soggetti, direi ancora una volta che propendo verso una simpatia “pedofilica” femminile, ma se penso che al pari possa essere un uomo pedofilo, con grazia, garbo, qualità, pari (anche in senso estetico) dove va a finire la mia educazione?
Mi pare di avere letto che la pedofilia era pratica comune nel periodo Greco, e che l unica risposta, se posso essere arrogante nel desiderare di avere una risposta nella realtà, è effetivamente quanto avviene, e che la miglior cosa è che avvenga alla luce del sole, in modo da poter lasciare valutare a chi indubbiamente è addentro al valutare e ponderare sui singoli episodi, con gli indirizzi e le soluzioni educative migliori, convinto che nel nostro paese esistano indubbiamante qualità educative e di democrazia che fino ad oggi sono state valutate come le migliori al mondo.
Gentile Signor Claudio, Lei pone quesiti molto precisi a cui mi sforzerò di rispondere secondo le mie conoscenze.
Punto 1: nell’infanzia di un bambino si distinguono due fasi di apertura verso il mondo che lo circonda, esse prendono il nome di fase della socializzazione primaria e fase della socializzazione secondaria. Nella prima fase i rapporti sociali il bimbo li crea con i genitori e con gli altri eventuali membri della famiglia. Il rapporto genitori-figlio è molto intenso e, se sano, fonte di sicurezza per il piccolo, in questa fase si prepara il bambino ad affrontare il mondo esterno, si pongono le basi di fiducia e dialogo indispensabili per prevenire abusi da parte di estranei. Nella seconda fase il bimbo frequenta la scuola, inizia a praticare sport e a frequentare più spesso contesti fuori dall’ambito familiare, sapere che esistono persone che possono fare del male è già una difesa. Punto 2: il pedofilo può essere sia uomo che donna, il danno subito dal bambino abusato è sempre devastante. Punto 3: Lei ha ragione, la pedofilia era praticata alla luce del sole in civiltà del passato apertamente, anche se più frequentemente si trattava di pederastia (ovvero rapporti sessuali con bambini e giovani appartenenti allo stesso sesso). Questo non toglie che, alla luce delle conoscenze medico-psichiatriche moderne, oggi la pedofilia sia classificata come disturbo del comportamento sessuale, per il quale il soggetto si eccita sessualmente solo in presenza di determinati stimoli, nella fattispecie l’età prepuberale della vittima. Proprio così: vittima, perchè prima dell’età adolescenziale il giovane non possiede maturità psicofisica adeguata a comprendere ed a praticare attività sessuale consenziente. I danni per i bimbi abusati sono tanti, solo chi ha subìto abusi sa quanto la propria vita ne sia condizionata per sempre. Nella speranza di essere stata esauriente, un sentito grazie.
Cordialmente, Giovanna Rezzoagli