Mercato San Severino: i 90 di Carmine Manzi

Anna Maria Noia

Domenica 27 settembre, ore 19, si è tenuta presso i locali del teatro comunale di Mercato S. Severino la commovente e doverosa kermesse per festeggiare i “primi” 90 anni dell’umile e attivissimo, valido e soprattutto ancor oggi lucido poeta, giornalista e scrittore sanseverinese doc Carmine Manzi; tutto ciò ben illustrato da numerosi relatori, importanti personalità della politica “trasversale” e intesa come “servizio”: proprio come è nel codice deontologico di Manzi. Un uomo, un destino: sfolgorante, quieto, senza travalicare le righe, sempre al suo posto, corretto, ricco di valori e principi.Tantissime le opere del Manzi, studiate e anche oggetto di tesi di laurea sperimentali (ad opera del docente Alberto Granese ma non solo), le battaglie vinte e le cure che egli ha mostrato verso il suo carissimo e amatissimo paese, appunto S. Severino.Accanto alla pur vastissima produzione letteraria e poetica, nonchè saggistica, Manzi ha avuto il merito di promuovere la poesia ma anche l’impegno civico e il dovere di uomo e cristiano con la fondazione dell’Accademia di Paestum, ancora attiva da molti anni; tramite poi la rivista da lui diretta: “Fiorisce un cenacolo” (che vanta la firma di tante illustri personalità); infine grazie al Premio di Poesia e Saggistica “Paestum”.Con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali si è dunque vissuta tra amarcord ed emozioni la soiree ricca di sorprese e di allegria.Ha introdotto Giovanni Romano, sindaco della cittadina; sono intervenuti Giuseppe Cacciatore, filosofo e Accademico dei Lincei; Francesco D’Episcopo, professore universitario; il giornalista e presidente Corecom Gianni Festa. Il tutto condotto dal moderatore Franco Esposito e ripreso da Telecolore e da Sky 849.Dopo le prolusioni e i saluti, un omaggio dell’associazione Teatro Studio al festeggiato ha tenuto tutti col fiato sospeso, grazie alle abili performance riguardanti prosa e poesia del Manzi e prodotte da Pasquale De Cristoforo, Rosanna Di Palma (voci recitanti) e da Romeo Mario Pepe (pianista), Alessandra Totoli (cantante) e la danzatrice Loredana Mutalipassi. Ecco per la cronaca le personalità brillanti presenti alla serata, primi fra tutti gli “onnipresenti” (spesso…) politici, intendendoli in senso buono: vi erano il senatore Gianni Iuliano, il parlamentare europeo Alfonso Andria, l’on. Tino Iannuzzi, il consigliere provinciale all’opposizione Carlo Guadagno; il professore (universitario) Emilio D’Agostino, Ambrogio Ietto, eminenza culturale; poi hanno presenziato l’arcivescovo Gerardo Pierro, il docente Rino Mele, padre Tommaso Losenno, guardiano del convento di S. Antonio al capoluogo; don Peppino Iannone, parroco di S. Maria delle Grazie in S. Giovanni in Palco; il professore Vincenzo Aversano, l’assessore alle Politiche Sociali Angelo Zampoli; Alberto Granese, universitario nonché amico di Manzi; il vicepresidente della Provincia di Salerno Anna Ferrazzano e molti altri, tra autorità civili, militari (come il nuovo esponente dell’Arma dei Carabinieri della locale stazione, Rosario Basile) e religiose. Entriamo nel vivo: per primo, ovviamente dopo il presentatore Esposito, ha interloquito il “padrone di casa”, l’anfitrione Romano.“Manzi è il più insigne figlio della terra di S. Severino – ha esordito, ricordando la figura del “giovane novantenne” [queste però sono parole di chi scrive, non di Giovanni Romano…] che è stato tra l’altro sindaco e difensore civico del Comune, e proprio da sindaco – questa (invece) una “chicca” pronunciata da Giovanni Romano – il Nostro ha incontrato anni fa anche il neoscomparso e compianto Mike Bongiorno, inviato di guerra americano, che Manzi lodò, descrivendolo pure in una delle sue opere più famose: “Dagli archivi della memoria”, diario (oggi si direbbe blog) in forma piana di racconto, di narrazione pur essendo di natura storica. Un’altra “chicca” Romano la ha riferita parlando della prossima costituzione presso la Provincia di Salerno, rappresentata anch’essa da Romano, neoassessore provinciale all’urbanistica nella compagine di Edmondo Cirielli, di una fondazione in suo onore, che conservi i suoi volumi. Dopo questo onore, altamente simboleggiante l’impegno che anche la Provincia attua nei riguardi del poeta-cantore del suo territorio, numerosi altri riconoscimenti gli sono stati elargiti, conferiti, nello svolgersi dell’evento: ha iniziato a “omaggiare” Manzi l’on. Iannuzzi, che ha consegnato una medaglia da parte del presidente della Repubblica; poi è toccato ad Andria conferire il riconoscimento di Renato Schifani, presidente del Senato e seconda carica dello Stato. Altri omaggi anche da parte della Regione Campania, tramite Enzo Todaro, giornalista e vicepresidente del Corecom Campania; dal Comune di Mercato S. Severino (targa e quadretto); un messaggio augurale da parte del Pontefice ha quindi concluso la “rassegna” dei premi e delle onorificenze.La parola è passata al professore Cacciatore, con la sua solita ironia e l’aplomb che noi tutti gli riconosciamo: egli ah iniziato con degli amarcord rimembranti le varie manifestazioni incentrate sulla figura (fulgida) di Carmine Manzi. In breve, il filosofo ha ricordato gli autori preferiti dal poeta: Leopardi e Manzoni, ma anche S. Francesco di Assisi e S. Alfonso.Il discorso di Cacciatore – come d’altronde quello di D’Episcopo subito dopo – è stato molto affascinante e convincente, spaziando dalla filosofia all’etica alla morale. In particolare il docente succitato (Cacciatore) ha evidenziato “l’esaltazione della bellezza [da parte dello scrittore festeggiato] improntata al principio del bene, come grazia, come vestito di corpo ed anima, in una penetrazione della realtà stando attenti al Cielo: tutto riguardo una sorta di religiosità popolare.”Tutti gli intervenuti (relatori e non) hanno espresso molte cose, valori importanti e commoventi, stringendosi – in tutto ciò – attorno all’umile Carmine Manzi. Nella fattispecie, ciascun relatore ha stigmatizzato un solo, particolare aspetto della poliedrica “carriera” del Nostro, il pubblico attonito, interessato e rapito, colpito in silenzio. Dopo tanto discutere, dopo molte parole di merito spese per lo scrittore e giornalista sanseverinese, concludiamo con una nostra piccola e simbolica intervista, rivoltagli prima della manifestazione. Cosa significa per lei avere 90 anni? “E’ un traguardo indubbiamente interessante, che ti mette in contatto con altre aspirazioni, altri sogni, ma è comunque una continuità nel tempo; è un traguardo che apre un varco sul domani, ma non è un punto di arrivo, bensì di partenza, verso altri orizzonti ancora. Ciò è segno della poesia, del credente, dell’uomo che crede nella vita e nei suoi misteri.”Quali cose si possono e anzi si debbono attuare, compiere a 90 anni? “Non penso si debba programmare nulla, è la continuità della vita: gli anni passano per me in modo normale, ma a 90 anni si possono fare riflessioni, considerazioni. Tuttavia, il ritmo dei miei 90 anni è ancora denso di sogni e di aspirazioni, il tempo che passa non mi indica una battuta di arresto” Ha dei rimpianti? “Non ho tanti rimpianti, poiché ho percorso un cammino pieno di passione, di cuore, un rimpianto tutt’al più per cose non fatte, non realizzate; il tempo corre comunque veloce, la mente vaga in ampi orizzonti. Un rimpianto è quindi questo del tempo che passa, nel cui interno vediamo il mondo che si trasforma, senza spesso poter fare qualcosa per le cose perdute del passato: ad esempio i valori, secondo me mancanti oggi nel mondo, soprattutto per le nuove generazioni.” Ricordi, amarcord, aneddoti nella sua lunga esistenza? “La mia mente si ricollega a vari eventi, alle persone care, proporzionalmente ai cambiamenti della vita. Novanta anni sono tanti, è successo di tutto: la guerra, l’eruzione del Vesuvio, il terremoto dell’80… soprattutto ricordo cambiamenti politico-istituzionali, in anni di storia.” Chi vuole ringraziare per la sua festa? “Tutti coloro che mi sono vicini e che condividono questo mio “anno diverso”, soprattutto gli amici, in una vita tanti, collaboratori e tutti quelli che mi stanno intorno, accomunati dall’ideale di “bambino buono”, quello che fuoriesce, che scaturisce dalla mia poetica.” Qual è il suo rapporto con Dio? “Io sono particolarmente credente, fiducioso, legato a Dio per quel sentimento religioso che emerge dai miei scritti: ho fatto anche parte fin da giovane dell’Unione Universale dei Poeti e Scrittori Cattolici, presieduta dall’arcivescovo Aniello Calcara. Poi ho collaborato per alcuni anni alla rivista di S. Gerardo, da me pure diretta, e ad Agire. I miei cento carmi sono ispirati a Dio.”