Facoltà a numero chiuso atto secondo

 Salvatore Ganci

Dopo l’abolizione delle S.I.S.S., il ministro  Maria Stella Gelmini ha presentato le nuove regole di accesso alla professione di insegnante. “Oggi iniziamo a progettare un nuovo tassello per il cambiamento del nostro sistema scolastico  un tassello fondamentale, perché riguarda la formazione iniziale dei futuri insegnanti. Prevediamo una selezione severa, doverosa per chi avrà in mano il futuro dell’Italia e sostituiamo alle vecchie SSIS un percorso più snello, di un anno, progettato da scuole e università, concentrato nel passaggio dal semplice sapere al saper insegnare“. Il ministro scopre il vecchio modello del Regno Unito quando entra nel merito del tirocinio obbligatorio nelle scuole “… da svolgere direttamente a contatto con le scuole e col ‘mestiere  di insegnante, perché insegnare non può essere solo teoria ma anche pratica”, il ministro con ciò dimostra di avere compiuto una fondamentale scoperta.  Il numero dei tirocini (che saranno svolti nelle scuole statali e paritarie, ma anche nelle strutture di istruzione e formazione professionale) sarà deciso in base al fabbisogno di insegnanti. Sarà compito degli Uffici scolastici regionali organizzare, aggiornare e controllare gli albi delle istituzioni scolastiche accreditate che ospiteranno i tirocini (sulla base di appositi criteri stabiliti dal ministero). Le assunzioni effettuate in base alle richieste delle scuole.  “Il numero di nuovi docenti sarà deciso in base al fabbisogno”. In questo modo si dichiara “fine all’accesso illimitato alla professione che creava il precariato”. E, “con la fine del precariato, sarà consentito ai giovani l’inserimento immediato in ruolo” (senza concorsi?). Nella scuola primaria si insegnerà solo con la laurea quinquennale. Ripenso malinconicamente alla mia scuola elementare dove molti insegnanti giovani provenivano dal non più esistente “Istituto Magistrale”: come facevano ad essere così bravi e preparati senza il pedigree di una laurea quinquennale? Mah! o l’Italia del dopoguerra era di bocca buona o era la scuola ad essere ben formativa (e selettiva). Anche per insegnare nella scuola dell’infanzia e alla primaria “sarà necessaria la laurea quinquennale, a numero programmato con prova di accesso che consentirà di conseguire l’abilitazione per la scuola primaria e dell’infanzia”. Nel percorso quinquennale “è previsto un apposito percorso laboratoriale (?) per la lingua inglese e le nuove tecnologie”. Per insegnare nella scuola secondaria (media e superiore) occorrerà avere “la laurea magistrale, più un anno di Tirocinio formativo attivo, che avrà durata di 475 ore da svolgersi a scuola sotto la guida di un insegnante tutor. Anche per l’insegnamento secondario è previsto il numero chiuso.  Anche il concetto di “Laurea Magistrale”, se non sbaglio, è  una riscoperta  dei primi decenni del ‘900. Confesso di percepire una logica di base ineccepibile,  ma nel contempo una grande confusione. Ci sarà il numero chiuso a monte o a valle? In altre parole, visto che le “lauree scientifiche” oggi così poco battute non sono a numero chiuso, diventeranno a numero chiuso? E “Scienze della formazione” avrà il numero chiuso (come a Medicina) o avrà il numero chiuso dopo la laurea? Fin’ora abbiamo visto messi per strada tanti giovani illusi dalla politica dei decenni precedenti e che dovranno riconvertirsi a nuovi impieghi, ma non ho ancora visto  tagli e prepensionamenti “obbigati” nelle trasbordanti risorse umane universitarie. Si ponga, il Ministro, il problema se non sia il caso di tornare alla riscoperta dell’antico anche togliendo l’autonomia universitaria che ha creato una moltiplicazione vergognosa di docenti con il meccanismo delle “idoneità”. Mi sembra che nel modello circolare dell’Italico costume  ancora nulla si è spezzato.