Salerno: il segretario Franceschini, per una sinistra del dialogo
Un tour de force quello del segretario del Pd Dario Franceschini. Accompagnato dal sen. Alfonso Andria e dall’on. Tino Iannuzzi, varie tappe salernitane. Dall’incontro con i precari della scuola, aggrappati casualmente alla sua rampante voglia di vincere la segreteria nazionale congressuale, ai curiosi e simpatizzanti, accalcati nella Sala Vittoria a Salerno. Le punte dei problemi scottanti del momento, a mo’ di toccata e fuga, per destare antichi e nuovi dissapori, nei confronti di un Governo che procede imperterrito, sulle macerie della crisi in ogni campo. Il tono moderato, quello che lo rende l’antagonista del rigore bersaniano, testimonial di una morigerata politica veltroniana. Franceschini non s’è trincerato dietro alleanze. Non ha dato niente per scontato. Anche se i suoi fedelissimi, dall’altra parte della barricata deluchiana. Lui no. Ha lasciato porte aperte al dialogo anche col primo cittadino di Salerno, non lesinando commenti positivi al suo pragmatismo. Un’accelerata verso le primarie, ma anche uno sguardo non accessorio ai nuovi equilibri post congressuali. Il Pd, specialmente in Campania, deve guardagnare il tempo perso. Le occasioni smarrite. Recuperare e ridisegnare un’identità mutilata da colpi di coda al suo stesso interno. A fronte alta, il Congresso nazionale, per segnare una svolta e suonare la tromba della ripresa. Dopo la tempesta, il sereno con un ribaltamento di ruoli e posizioni. A partire dai prossimi scadenzari elettorali campani. Le regionali vedranno la città partenopea impegnata per la successione ad Antonio Bassolino. Un uomo scomodo per certi aspetti, ma ancora così conteso, seppur chiacchierato.