Macmillan abboccò. Non il cavaliere!

 Michele Ingenito

Correva l’anno 1961. La guerra fredda tra le due superpotenze era in atto. Bastava un niente per creare allarme. Perfino l’erotico costituiva una minaccia. L’Inghilterra di Macmillan faticava a reggere l’opposizione dei laburisti. L’Unione Sovietica spingeva per imporre un suo ruolo primario in Europa. Tutto serviva. E tutto servì pur di appannare l’immagine degli avversari. Soprattutto di quelli del vecchio continente. Dell’ Inghilterra in particolare. Un paese assillato da problemi interni (questione razziale ed etnica per le continue immigrazioni nella madrepatria dei sudditi provenienti dalle colonie del decotto impero, problemi della casa e dell’occupazione, riforme dell’istruzione, del sistema legislativo, dell’informazione investita dal boom della televisione commerciale, rivoluzione dei costumi, del disarmo nucleare, dell’emancipazione femminile e della questione giovanile, contrapposizione economica con i paesi del MEC e così via) ed internazionali (su tutti la guerra in Vietnam).Nel contesto di una realtà politica così complessa, il ministro della guerra John Profumo si concesse uno svago erotico, intrecciando una relazione diciamo intima con una squillo di alto bordo. Tale Christine Keeler. ‘Affaire’ protrattosi tra l’agosto e il dicembre 1961. Nulla o ben poco di strano. E, infatti, la notizia lì per lì non trapelò. Segno evidente che agli oppositori del governo una vicenda di sesso più o meno condivisibile, sotto il profilo strettamente etico se non altro, non interessava più di tanto. E, quindi, nessuno pensò di strumentalizzare una notizia che poca acqua avrebbe portato ai mulini politici altrui.Senonché, diverso tempo dopo (1963), si apprese che, nella ‘love-story’ tra il ministro inglese e l’avvenente squillo, si era contestualmente inserito un diplomatico ‘nemico’, l’allora addetto navale russo a Londra Eugene Ivanov. Apriti cielo! Nonostante i due anni o quasi trascorsi da una vicenda in sé rosa, quest’ultima si tinse improvvisamente di giallo. Lo schiamazzo della stampa nazionale ed internazionale, le urla scandalizzate degli avversari politici, i ‘gossip’ popolari alimentati ad arte, il giro inevitabile di denaro che investì ampi settori economico-mediatici si coagularono in un casotto mondiale di tale risonanza da indurre il malcapitato ministro Profumo a rassegnare le dimissioni. E, dopo di lui, toccò anche al Primo Ministro Harold Macmillan, investito, suo malgrado, dalla violentissima onda d’urto dell’opinione pubblica mondiale. Lo stesso successore Sir Alec Douglas-Home resistette ben poco , visto che l’anno successivo i laburisti di Wilson stravinsero le elezioni.Non c’è dubbio che la strategia dell’opposizione laburista giocò bene le proprie carte. Non a caso, dinanzi allo scandalo erotico in sé del 1961, lasciò correre. Che senso avrebbe avuto, infatti, demonizzare un ministro in vena di scappatelle? Scatenare una campagna di fatto diffamatoria fondata sui sospetti e sul pettegolezzo (quale fedifrago di un certo livello non prende, infatti, le dovute precauzioni?) avrebbe sortito dinanzi ad un’opinione pubblica evidentemente stimata un bel niente. Anzi, all’appuntamento elettorale a breve scadenza (1964), quel potenziale botto mediatico avrebbe compromesso un risultato che, di fatto, stava maturando da solo. Per gli errori del governo, attesa la sua incapcità di risolvere adeguatamente i milleproblemi interni ed internazionali in pentola.Segno evidente che agli inglesi premevano i risultati della politica e non quella della vita privata di ministri e capi di governo. Cosa che l’opposizionelaburista capì benissimo. Solo quando la vicenda da rosa si trasformò in giallo, l’atteggiamento popolare dapprima oscillò, poi cambiò radicalmente. Nonper il duplice talamo frequentato in contemporanea dalla affascinante signora d’alto bordo. Ma per il timore via via divenuto certezza popolare che quel gonzo del ministro Profumo si fosse fatto giocare dai servizi segreti sovietici con il più classico dei trucchi. Da una spia travestita da squillo, con il conseguente sospetto di avere, sia pure involontariamente, rivelato delicatissimi segreti politici e militari inerenti il suo ufficio di ministro della guerra. L’opposizione, stavolta, ebbe gioco facile nello speculare sia pure con supposizioni e sospetti. Nessuno dei protagonisti, infatti, confermò mai l’effettiva rivelazione di segreti di stato o altro. Né Profumo, né la Keeler, né il diretto interessato Ivanov. . Ma il successo elettorale del ’64 ne fu la conferma. Segno evidente che i laburisti  avevano giocato bene le loro carte, muovendosi al  momento opportuno.Da noi, invece, l’opposizione le ha giocato malissimo, avventandosi con sguardi critici (e scatti fotografici) famelici sulla vita privata del primo ministro, paventando verità senza prove oggettive, lasciando agli italiani l’intuizione a favore o meno degli amori veri e presunti del Cavaliere. Non solo. Ma ha incoraggiato l’amplificazione internazionale di una cassa di risonanza a perdere, che ha prodotto solo rumori fastidiosi ai timpani assai prossimi alle calotte cerebrali degli italiani. Che stupidi non sono. Per caso l’opposizione di centro sinistra ha dimostrato che il (presunto) eros illimitato di un settantenne ha provocato il terremoto d’Abruzzo?, la monnezza di Napoli e dintorni?, la criminalità di stranieri illegalmente penetrati nel nostro paese? Che simili problemi non siano stati affrontati e risolti o che non siano in via di risoluzione?Ecco perché gli italiani hanno elettoralmente fatto orecchi da mercante agli esagitati , ma politicamente vuoti e tutto al più nervosi, discorsi di Franceschini e soci, determinando la vittoria del PdL di ieri e di oggi. Ed ecco perché il Cavaliere non perde occasione per far rimbalzare ai propri avversari politici, con irrisione addirittura, le accuse arcinote, da lui liquidate con strafottente ironia con il termine di calunnie. Ecco perché, diversamente da Macmillan (che qualche motivo lo aveva), il suo collega italiano ha fatto orecchi da mercante ai bombardamenti mediatici nazion ali ed internazionali. Prendendosi, peraltro, il lusso di mandarli letteralmente a quel paese.La storia ha, poi, fatto giustizia anche di Macmillan e di Profumo. Rivelando da tempo, esattamente trenta anni dopo quegli eventi, come, in un’epoca  in sé corrotta nei costumi, l’accanimento a botto ritardato contro un ministro reo di essersi incontrato piacevolmente solo poche volte con una ‘show-girl’ e prostituta ‘part-time’ altro non fosse stato se non una speculazione scandalistica che nessun danno politico e militare in sé aveva provocato al sistema.Forse è giunto il momento di ripensare seriamente una politica di vera opposizione. Una risposta favorevole potrebbe (e dovrebbe) venire dal congresso imminente del PD con la elezione di un segretario in grado di rimettere le cose in ordine. A cominciare dalle idee.Perché il male oscuro della civiltà del nostro tempo è individuabile altrove. Non lontano da noi, anzi a portata di mano.Reale ed innominabile. Altro che le scappatelle, vere (problemi suoi) o presunte (da ‘kiss-and-tell journalism’), di un Primo Ministro ‘pro-tempore’.