L’articolo perfetto

Roberto De Luca

Vi è mai capitato di riconsiderare quanto scritto nel passato e di voler cambiare quel vocabolo, quella frase, oppure un’intera metafora? Vi è mai capitato di alzarvi di buon mattino con il desiderio di scrivere un articolo perfetto nella forma e nel contenuto?E allora, lasciando da parte la forma, bisogna pensare all’argomento da  trattare. Il libro che si sta leggendo potrebbe dare più di uno spunto. Oppure le nostre (quasi inutili) elucubrazioni sul futuro del pianeta Terra e sui rimedi pratici per poter evitare che i cambiamenti climatici in atto vadano oltre il cosiddetto “punto di non ritorno”; anche questi pensieri “educati” potrebbero dare corpo all’articolo perfetto. Ma a cosa vale parlare di ciò, se intorno a noi ancora tanta gente sorseggia un po’ di acqua fresca da un bicchiere di plastica? A cosa potrebbe servire tanto sforzo se ancora non si è compreso che piccoli gesti quotidiani di ciascuno di noi potrebbero rallentare, anche se di poco, la corsa verso il baratro del disastro ambientale globale? A cosa se il fiume Cavarelli è ancora privo di vita guizzante? A cosa serve contribuire ad ipotizzare l’esistenza di una “trappola di luce solare” se poi questi concetti non vengono recepiti non dico dall’italiano medio, ma dalla comunità scientifica più prossima al punto geografico in cui essi sono stati partoriti? Molti dicono che bisogna considerare i naturali meccanismi di interdizione locale allo sviluppo del libero pensiero; personalmente credo, tuttavia, che ciò sia solo il sintomo di una certa decadenza e di una distrazione collettiva rispetto ai temi di importanza generale. Vorrei chiarire qui che nessuno aspira ad una celebrazione acritica delle idee esposte anche attraverso lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali; mi sarei accontentato, molto più semplicemente, anche di una sonora stroncatura casalinga. Invece, il nulla.Questi strani scienziati (o presunti tali) sono da tenere a bada in una turris eburnea artificialmente costruita per le loro fantastiche creazioni. Il sistema deve fare in modo che essi non invadano campi a loro non congeniali con pericolosi ragionamenti critici. Così il loro pensiero sarà legato a vincoli scientifici stretti, nei quali si ritrovano, per una data disciplina specialistica, solo pochissimi eletti al mondo. In questo modo non si interesseranno di temi legati alla vita sociale. Infatti, che direbbe un feudatario locale se uno stimato professore mettesse il naso nelle tanto sudate clientele politiche del territorio? Da stimato professore diverrebbe un fastidioso rompiscatole; l’isolamento sociale e la morte culturale sarebbero poi in agguato. Il sistema è così in grado di preservare gli immeritati privilegi delle classi sociali fautrici del potere del feudatario. Tutte le insopportabili ingiustizie a danno dell’inconsapevole maggioranza potranno essere prontamente occultate, come è stato sempre fatto nel passato. In un contesto più ampio, le stragi compiute su mandato dei poteri occulti di dubbia natura resteranno impunite. Tutto cambierà solo apparentemente, perché ogni cosa deve rimanere identica a com’era secoli fa; Achille non raggiungerà mai la tartaruga; la freccia non centrerà mai il bersaglio; e nessuno sarà mai in grado di scrivere l’articolo perfetto.            

 

4 pensieri su “L’articolo perfetto

  1. Gentile Professor De Luca, ho avuto modo di apprezzare questo suo scritto, amaro e profondo.Lei, a mio avviso, centra perfettamente una tematica che è molto scomoda.Mi permetta una riflessione personale non “scientifica”: l’uomo è la specie animale che è comparsa in tempi recenti (in confronto ad altre specie seguendo la linea temporale)e che maggiormente ha modificato l’ecosistema. La biologia insegna che l’equilibrio è fondamentale per la sopravvivenza della vita, è da vedere “quando”, e non “se”, madre natura provvederà a ridimensionare lo sviluppo ed il proliferare indiscriminato dell’essere umano. Temo abbia ragione nell’affermare che l’articolo perfetto non verrà mai scritto, ma temo che anche gli articoli coraggiosi e che offrono spunti di riflessione, come il suo, non abbiano molta diffusione: le veline ed i calciatori per ora fanno audience, quando l’energia per alimentare la magica scatola nera che “addormenta” le sinapsi neurali comincerà a scarseggiare avrà tanta attenzione, purtroppo sarà troppo tardi…
    Complimenti ed un caro saluto
    Giovanna Rezzoagli

  2. Caro Roberto,
    un nostro collega “Fisico” di Genova mi deliziava un paio d’anni fa sull’idea di togliere il carbonio (che “puzza”)dalla molecola di metano per i motori a idrogeno …e c’è rimasto un po’ male per il mio cortese scetticismo. Oggi l’ondata verde ci ha abituati a questi concetti come “energia pulita” al punto da trovare progetti didattici persino su cataloghi di apparecchiature sere come Leybold … Sembra più un fatto di “etichetta” e di “moda” che di ragione. Eppure qualunque ragazzetto sa che a pile esaurite la macchinina non funziona e che le pile si comprano al supermercato, pagando. Il guaio è che prima o poi il supermercato chiuderà, quando sarà terminata la pacchia dei combustibili fossili. Carlo Rubbia per il termodinamico solare se ne è andato in Spagna o sbaglio? Sì, concordo, nessuno è profeta in patria dove Lorenzo cantava che “nel doman non v’è certezza” e l’imbecille canta di rimando: “fin che la barca va …”.
    Con i saluti più cordiali e la massima stima
    Salvatore

  3. Grazie, innanzitutto, del Suo apprezzato commento.

    Il pessimismo della ragione, come vede, non sopprime completamente un residuo ottimismo della volontà di voler divulgare, almeno tra un gruppo elitario, qualche concetto “positivo” (molto tra virgolette, se vuole).

    Il fatto che queste idee possano essere condivise, poi, è per me fonte di gioia.

    Ricambio i Suoi saluti.
    Roberto De Luca

  4. Il secondo commento in risposta al prof. Ganci.

    Caro Salvatore,

    sai che qualche idea è stata messa in campo. Sai anche che mi sono preso la briga di sottoporla a qualche editore, il quale, a sua volta, si è avvalso dell’aiuto dei “referee”. Terminato positivamente il processo editoriale, l’attenzione del mondo scientifico non è durata a lungo, tranne in pochi casi fortunati.

    Da ciò non posso che desumere quanto tu hai detto: il nostro modello di sviluppo è ancora fortemente legato all’utilizzo dei carburanti fossili.

    Credo sia nostro dovere, tuttavia, non seguire la canzone di Lorenzo il Magnifico e di dare qualche indicazione per il futuro. Pazienza se poi queste idee verranno utilizzate in Spagna o in altre nazioni. L’importante è che qui da noi si mantengano in vita i privilegi di sempre…

    Ricambio la stima e ti saluto cordialmente.
    Roberto

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