Donne indiane, vittime delle suocere!

di Rita Occidente Lupo

Gioie dell’amore? In seno a quale unione? Paese che vai, matrimonio che trovi! La sentenza della Corte suprema indiana, a scapito delle spose, inevitabile vespaio di dissensi. La sposa, nei suoi primi giorni nuziali, tra le pareti paterne del marito. Con tanto di suoceri. Impossibilitata anche ad intascare lo stipendio del consorte, sottomessa in tutto. Fustigata a dover subire di tutto: dalle ingiurie della suocera, ai maltrattamenti fisici. Perfino le percosse, consentite da parte della suocera, senza reità. La nuora può anche essere accusata di sterilità o di non aver saputo procreare…il sesso giusto. Alla suocera, tutto concesso. A Nuova Delhi, come nel resto del Paese del Fiume Giallo, quali siano le convenienze di una donna nel coniugarsi, tutte da immaginare. Quale tipo di vita le sia riservato, notorio. Come lo scotto da saldare. Non occorrono spinte femministe, nel gridare che  tale legislazione, soffoca crudamente la dignità della donna. Non esistendo affranacamento nè nel nome dell’amore nè in quello della complementarietà dei ruoli. Mera serva, destinata a badare alle faccende domestiche, ogni diritto a lei negletto. Dissonante col resto del mondo. Con quella buona fetta occidentale, che vanta donne in ogni campo, autonome con uno o più matrimoni alle spalle. Alle indiane, il sahari della sottomissione. L’abnegazione perfino alla maternità. Sempre la suocera, a dettare legge sull’allevamento del nascituro. Contrariamente al resto del mondo, in cui lo stridente contrasto con la suocera è tutto mascolino, nei Paesi più indigenti ed in quelli in cui ancora la religiosità ha una rilevanza notevole, le mogli, vittime sacrificali! L’8 marzo, da vivere in tutti i giorni dell’anno. Ed in ogni luogo del Pianeta!