L'angolo dei giovanissimi: streghe, tra verità e leggenda

Alessio Ganci

Il termine “strega”,  deriva dal greco “strics” e dal latino “strix”, parole che significano letteralmente “uccello notturno” come ad esempio la civetta o il barbagianni. Il maschile di “strega” è “stregone”, un falso alterato accrescitivo, mentre dei sinonimi di strega sono: “fattucchiera”, “maga”, “incantatrice”. Il termine “strega” nasce quindi con un riferimento alle creature della notte ed è usato nel Medioevo  quasi sempre riferito alla donna. Oggi, il termine “strega” è usato sia in senso negativo (donna brutta e/o cattiva) con varianti quali “arpia” , “megera”, “befana” sia in senso positivo (donna capace di ammaliare o “stregare”) con varianti quali “incantatrice”, “maliarda”. Si dice: “mi hai stregato” per dire “sei riuscita a farmi innamorare perdutamente”. Io, ad esempio sono un po’ “stregato” da una mia compagna. Il concetto di “strega” fu introdotto nel Medioevo. Infatti, in quel periodo storico, la donna veniva considerata inferiore all’uomo, e, secondo me, anche la causa di tutti i mali e le sofferenze (contrariamente alle civiltà greche, etrusche, romane, nelle quali la donna era molto più valorizzata). Questo, perché,  nella Bibbia, libro sacro della religione diffusa nell’Occidente (Cristianesimo), si narra che la prima donna chiamata Eva , fu tentata  dal Demonio, sotto le spoglie di un serpente, a mangiare il frutto proibito (mela). Da qui la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre e la spiegazione della sofferenza dell’umanità.Come ho sottolineato nella sezione 1, la strega è nel Medioevo qualunque donna alla quale si attribuivano (per motivi di superstizione) facoltà straordinarie e malefiche. Tali credenze, a partire dal XII secolo e in misura maggiore nel XIII secolo portarono a non distinguere più la donna non dedita a qualunque attività “normale” da un essere malefico e in alleanza con il Demonio o la personificazione del Demonio stesso. Chiunque si occupasse di pratiche mediche rischiava accuse di stregoneria. Da qui l’inizio di persecuzioni inflitte alle donne accusate di stregoneria: esse venivano torturate allo scopo di estorcere confessioni, ovviamente false, e poi venivano messe al rogo. Questi processi venivano organizzati dalla Chiesa con i tribunali della Santa Inquisizione3. Furono migliaia le donne torturate e messe al rogo. Soprattutto nei secoli XV e XVI si scatenò la “caccia alle streghe” (espressione che ancora oggi ha il senso di scovare a tutti i costi gli oppositori e perseguitarli). A scatenare questo fenomeno, un libro scritto dai frati domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer, allo scopo di soddisfare l’urgenza di reprimere l’eresia e la stregoneria, espressa da Innocenzo VIII attraverso la bolla Summis desiderantes, del 1484. Fu adottato come testo principale e manuale di caccia alle streghe. Infatti eretici e streghe subivano lo stesso supplizio.Ma anche precedentemente era sufficiente che una donna si accompagnasse ad un ebreo o a un musulmano (o che fosse semplicemente una “mezzana”4) per essere condannata al rogo.  La morale è che le donne rischiavano il rogo per motivi di superstizione, in un’epoca che rappresenta un regresso umano rispetto alla civiltà romana e al Diritto  da essa  derivato. Molti strumenti di tortura riservati alle streghe sono conservati nel Museo del castello di Bardi dove sono stato alcuni anni fa. La strega nella Letteratura.La strega è molto presente anche in alcuni testi letterari. In gran parte, i testi letterari in cui sono presenti le streghe, insieme alle fate sono le fiabe. Le fate, in prevalenza fanno del bene, ma esistono anche fate cattive o dispettose: queste, sono delle vere e proprie streghe. Sia le fate, sia le streghe, nella Letteratura, sono dotate di poteri magici, e in prevalenza, hanno i poteri di: dominare il tempo; volare; rendersi invisibili; cambiare aspetto e dimensioni; creare dal nulla, distruggere, animare, o trasportare a distanza degli oggetti.Ad esempio, nella fiaba di Hansel e Gretel (dei fratelli Grimm) la strega è una donna malvagia che intrappola i due protagonisti nella sua casetta di marzapane, per fare ingrassare Hansel chiuso in una gabbia mentre Gretel fa da serva. L’obiettivo è malvagio: mangiare Hansel e Gretel. La fiaba ha un lieto fine perché Gretel riesce a chiudere nel forno la strega e con Hansel si impadronisce delle ricchezze della strega. Con quelle ricchezze  ritornano dal padre che li aveva abbandonati nel bosco convinto in ciò dalla matrigna che nel frattempo è morta. In questa fiaba, entrambe le figure femminili adulte sono rappresentate come malefiche ma anche il padre non è certo un bell’esempio.Un altro esempio è la strega della fiaba di Biancaneve. Qui il movente alla malvagità della strega (che è rappresentata come una bella donna) è l’invidia della bellezza di Biancaneve (sua figliastra). Anche le fate (perché dotate di poteri magici) non sempre sono buone come la Fata Turchina di Pinocchio, libro di C. Collodi, che ho letto qualche anno fa. La Fiaba della “Bella Addormentata”  ha diverse versioni. La trama della versione di Perrault (tradotta in Italiano da C. Collodi) è press’a poco la seguente: “Per celebrare il battesimo della  figlioletta un re ed una regina invitano tutte le fate del regno per far loro offrire alla piccola quanti più incantesimi per una vita felice. Sette fate giungono da ogni parte del regno, tuttavia nel bel mezzo della cerimonia fa la sua comparsa una vecchia fata che non era stata invitata, poiché da tutti creduta morta o incantata. Non tollerando l’affronto, la vecchia dà il suo incantesimo, che non consiste in pregi e virtù, ma in un vero e proprio danno della bambina. Secondo la maledizione della fata, al compimento del quindicesimo anno di età , la principessina si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio e morirà. Ma la fata più giovane, che non le aveva ancora donato alcun suo incantesimo, nonostante non possa annullare l’incantesimo della fata cattiva, lo mitiga trasformandolo in un sonno lunghissimo (100 anni) che terminerà con l’arrivo di un principe. Ad ogni modo sebbene il Re avesse addirittura proibito l’uso degli arcolai in tutto il regno, la profezia si compie, la fata buona ritorna sul suo carro e fa addormentare tutta la corte (tranne il Re e la Regina) assieme alla principessina. Dopo cent’anni il principe arriva e sveglia la principessa.La trama della storia successiva è lunga e complicata ma finisce come per Hansel e Gretel con esigenze di cannibalismo di una orchessa ma con un lieto fine. Qui compaiono fate buone e una fata cattiva. Il movente alla cattiveria che si riversa su una creatura debole è la meschina gelosia di non essere stata accettata.