Economia in crisi: preoccupazioni per il futuro
Il compianto economista Federico Caffè era solito affermare che “paradigma dell’economista è non spacciarsi da profeta” ma sono in tanti , ispirati da egocentrici personalismi,a stilare e leggere aspettative di breve periodo dai toni assolutamente profetici. Non per questo , però, non possiamo astenerci di azzardare un autunno prossimo decisamente in salita per noi tutti : occorrerà prendere coscienza ,soprattutto, dalla psicosi generale di una diffusa percezione del declino che pervade la nostra società e tale preoccupazione e tanto più avvertita e violenta dove maggiormente l’economia arranca ( leggi mezzogiorno d’Italia) e stenta a stare dietro agli indicatori economici entrati prepotentemente e brutalmente nel lessico familiare quotidiano (pil,deficit pubblico, inflazione,stagnazione,deflazione ecc).Per quanto ci riguarda , circostanziando in tal guisa l’aspetto in un ambito molto più domestico, è necessario fare un passo indietro. La vigilia della pausa estiva salernitana di quest’anno coincide con due avvenimenti di ridondante presa :la ripresa delle partenze aeree dall’ aeroporto tutto self made Salerno da una parte e la prossima alluvione di danaro ( 146 milioni di euro) che inonderà Salerno , garante il Ministero dei Trasport , per la realizzazione a Salerno della più grande opera pubblica di viabilità di tutti i tempi ( ccdd progetto Porta Ovest). Per l’areoporto tanto veloce è stato il suo take off quanto altrettanto spedita è risultata il suo stadio di archiviazione confermando la posizione di una sorta di stato temerario che accompagna questa lunghissima fase di sturt up lasciando sulla pista perplessità e dubbi legati soprattutto al futuro e alla sopravvivenza dell’intero apparato. Sono in tanti, archiviata l’onda emotiva della novità, a chiedersi cosa riserverà il futuro al novello scalo ” aereoportuale mostrando diffidenza anche agli sbandierati (e fragili perché per nulla formali) obiettivi comunicati dallo stesso presidente del Consorzio, quell’Augusto Strianese che da tempo vede scricchiolare la sua poltrona di legale rappresentante di una struttura segnalata alla sua stessa torre di controllo perché invisibile. Figuriamoci, quindi, quando possa considerarsi consistente e fondato un piano industriale a sua firma! In questo scenario dai toni decisamente foschi c’è chi azzarda una soluzione tutta “americana” forzando una virtuale associazione della nostra comunità salernitana a quella del piccolo staterello a stelle e strisce del Delaware , territorio di ottocentomila anime affacciatosi prepotentemente agli onori della cronaca internazionale perché contea prediletta del senatore Joe Biden , il vice di Barak Obama . Lo stato del Delaware ha una prerogativa, quella di dotare l’economia locale di un proverbiale concetto di legislazione “business friendly” molto caro agli americani : in altre parole imperano nello Stato norme favorevoli alle società con tasse quasi a zero ( non c’è iva, le imposte sul reddito hanno un’aliquota massima ancora ad una cifra, stessa sorte per le tasse sugli utili). E non è finita: la legislazione locale garantisce non solo segretezza all’identità degli azionisti ( al pari delle Società Anonime di diritto francese, ndr) ma ,soprattutto, esiti quasi sempre favorevoli alle cause che riguardano le società ivi domiciliate per effetto di una normativa per loro molto compiacente.Il risultato? Lo stato del Delaware pur essendo il secondo più piccolo degli Stati Uniti , risulta il più grande per densità di imprese : hanno,infatti, sede legale più di metà delle società quotate negli Stati Uniti, annoverand
o il 60 % delle 500 “corporate” dell’indice Fortune. Ciò premesso l’azzardo di cui sopra non si rivela poi tanto eretico: Salerno e la sua provincia come nuova Daleware tutta italiana? Potrebbe essere e il punto di contatto è individuabile nello sviluppo di quelle reti di impresa ( fondate su un “fisco friendly” se pur limitato in cinque anni )di cui al disegno di legge sullo sviluppo appena licenziato dal senato che riprende tout court l’art 6 bis della legge 133/2008. Se lo “stato dell’arte” delle reti d’impresa è ancora “embrionale” si potrebbe , a giusta ragione, rivendicare un ruolo importante per le nostre zone e , soprattutto, per la nostra economia . Come contropartita , sul tavolo di contrattazione, troverebbero posto i nostri due “assi” rappresentati proprio dagli scali aereo/portuali e dal loro necessario sviluppo e, consequenziale stabilizzazione . In verità esistono già dei primi segnali di rivendicazioni in tale direzione: il neo presidente della provincia, Edmondo Cirielli , consapevole che l’accelerazione di un federalismo mutuato sul concetto di “tax frienly” gioverebbe all’economia dell’intera provincia di Salerno, avrebbe già avviato e sviluppato analisi, studi e progetti. Sarà sufficiente?Occorrerà assoldare altri militanti (parlamentari, associazioni e ordini professionali) lavorando dapprima sull’originale concetto delle reti d’impresa allargandone i confini non solo letterali ma soprattutto sostanziali (e forse anche temporali spostando in avanti l’attuale limite quinquennale) con una immancabile percezione di ricadute finanziarie ( al momento latitanti) sull’intera comunità salernitana .Una comune visione di intenti rappresenta una prerogativa assoluta per la realizzazione del programma: il tutto nel pieno rispetto del concetto di coerenza che il compianto Andea Pinfarina così descriveva nella “sua lettera a Dio”: “un valore in cui credo molto e che ritengo assai poco praticato di questi tempi, in cui l’opportunismo e la capacità di trasformarsi in base agli eventi sembrano essere vincenti rispetto a una qualsiasi credibilità……….”Ed è per questo che sono in molti ( nella relativa “coerenza” tralasciando fedi politiche e/o appartenenze di vario genere ) a scommettere sui benefici effetti del progetto “Salerno,nuova Delaware italiana” . E noi …con loro! Enzo Carrella,dottore commercialista e giornalista pubblicista vcarrel@tin.it