La costruzione di strumenti scientifici in Italia tra ‘800 e ‘900

 

Parte terza: i costruttori e le loro realizzazioni

Salvatore Ganci

In questa terza parte sono presentati i tre costruttori su cui si hanno notizie certe e sulle loro realizzazioni più rilevanti. Per la catalogazione completa si rimanda alla bibliografia citata.Isler non è sicuramente un cognome di origine ligure. Su Raimondo Isler  sono state trovate alcune notizie sull’atto di morte, compilato il giorno successivo al decesso, avvenuto il 2 settembre in Chiavari, all’età di anni 70. Da  tale atto si desume che Raimondo Isler è nato a Roma nel 1830 ed emigrato a Chiavari in data non specificata, dove, con stato civile celibe, viene registrato come praticante la professione di ottoniere. Risulta attivo in Chiavari sicuramente almeno dal 1872, anno in cui lo stesso è premiato per la prima volta alle annuali “esposizioni” promosse dalla Società Economica. L’attività di costruttore di apparecchiature di Fisica è per Raimondo Isler molto limitata mentre è particolarmente ricca la produzione di oggetti e strumenti navali in metallo. La bottega di R. Isler è ubicata nel corso principale di Chiavari e continua a mantenere la ragione sociale “Raimondo Isler – Fonditore” anche al rilevamento dell’attività da parte dei successori Roversi & Falabella che, a quanto risulta da una carta intestata del 1914, rivolgono la principale attività alla costruzione di pompe ed oggetti meccanici navali, ma che sono anche impegnati in strumentazione meteorologica e nella installazione di parafulmini. Caranza è una località compresa nel Comune di Varese Ligure nell’entroterra del Levante ligure sulla via per Parma ed è chiaramente indicativa delle origini di questo costruttore. Secondo di sei figli, Pompeo, Augusto, Vittorio, Egidio, Igino Caranza, nasce in Varese ligure nel 1861 ed emigra con la famiglia in Chiavari tra il 1864 e il 1869 in quanto gli ultimi tre dei sei figli della famiglia Caranza risultano nati in Chiavari. Nel foglio di famiglia è iscritto come lavorante orefice (come il fratello maggiore Cesare) e nell’atto di matrimonio iscritto come esercitante la professione di ottoniere. Tuttavia la principale fonte di reddito di Egidio Caranza non appare la libera professione, ma l’incarico di macchinista presso il Liceo “F. Delpino”. L’incarico è ricoperto dal 1901 fino alla morte avvenuta in Genova nel 1929. Egidio Caranza ricopre il doppio incarico di macchinista quando l’Istituto Tecnico inizia la sua attività nel 1923, dividendosi tra i due Istituti. Numerosi pertanto gli strumenti costruiti per i due Istituti ed acquistati dagli stessi.Vittorio Ugobono (1899 -1963) nativo in Chiavari e ivi decedutovi, ultimo nato di 12 figli, ha iniziato l’apprendistato presso la bottega di Egidio Caranza. Tale apprendistato è stato presto interrotto dalla chiamata al fronte nella prima guerra mondiale. Rilevata la bottega di Egidio Caranza, la sua  principale attività è la libera professione sia come meccanico/riparatore sia come rappresentante di un marchio di macchine da cucire, sia come costruttore e manutentore dei gabinetti di Fisica delle Istituzioni scolastiche gestite in particolare dagli Ecclesiastici. Tale rapporto preferenziale appare nella collaborazione con l’Osservatorio Meteo-sismico e, in genere, con la presenza di sue realizzazioni prevalentemente negli Istituti privati del comprensorio. Ricevette l’incarico di macchinista presso l’Istituto Tecnico e tale incarico fu successivamente ricoperto dal figlio Giovanni, dal quale sono pervenute per diretta testimonianza interessanti notizie afferenti a questa indagine. La produzione di apparati scientifici di Raimondo Isler appare limitata ai soli strumenti nautici, eccezione fatta per una bussola delle tangenti commissionata dal Seminario Vescovile. Di questo costruttore sono state rinvenute in Chiavari due bussole nautiche. E’ probabile che molti strumenti nautici costruiti da Raimondo Isler siano andati perduti con l’affondamento o la demolizione dei velieri, nella prima e nella seconda guerra mondiale. Oltre a numerosi cantieri navali minori presenti nel comprensorio, il solo cantiere Gotuzzo vara in un secolo circa 120 tra velieri e grandi imbarcazioni, con relativa richiesta di almeno due bussole per veliero. E’ pertanto possibile che qualche bussola di Raimondo Isler o altri strumenti nautici dello stesso, possano trovarsi presso qualche collezionista.Le realizzazioni di Egidio Caranza presentano, solitamente,  una o due etichette con la firma “Caranza Egidio, Chiavari) sia in cartoncino trattato con vernice trasparente a base di gommalacca, sia in ottone o metallo brunito. Le realizzazioni di Vittorio Ugobono presentano la firma o su etichette di alluminio stampate ad hoc per apparati di non eccessivo pregio, sia  su etichette di ottone per realizzazioni eseguite con maggiore cura.Particolare eccellenza rivelano le macchine elettrostatiche di Wimshurst di entrambi i costruttori che risultano tutte firmate ad esclusione di tre macchine di cui una venduta a collezionista per chiusura dell’Istituto parificato che ne aveva la proprietà. L’elemento che ha consentito di stabilire con certezza che i dischi delle macchine in questione siano riconducibili alla bottega di Egidio Caranza (o di Vittorio Ugobono) è il calco in legno mediante il quale sono stai realizzati i settori in stagnola. Il calco, fino a qualche anno addietro presente presso il Liceo “F. Delpino” ha consentito ai tecnici di laboratorio succeduti ad Egidio Caranza, il rifacimento di qualche settore danneggiato della macchina elettrostatica presente nel Liceo e firmata “Egidio Caranza”. La completa autonomia di realizzazione di queste macchine (come anche di altri apparati) deriva da una rilevante presenza di svariate  attività artigiane e dai rapporti di intercollaborazione tra le varie botteghe artigiane. Per altre realizzazioni di maggiore complessità sorge la difficoltà già evidenziata da P. Brenni e cioè che spesso, apparecchiature di fattura estera spesso venissero commercializzate (e firmate) in Italia. Probabilmente la firma “Vittorio Ugobono” si riferisce, in alcuni casi, ad operazioni di manutenzione straordinaria di apparati di fattura non artigianale. Per gli apparati firmati “Egidio Caranza” appare viceversa la completa autonomia costruttiva.Un breve cenno merita infine l’attività di costruttore artigianale di Padre Andrea Bianchi presso il Seminario Vescovile. Andrea Bianchi, Docente di Matematica e Fisica,  f
u Autore di un Testo di Fisica prima edito localmente e poi da Paravia nel 1906. Nel  testo si riscontrano rimandi ad esperienze eseguite con apparati che facevano parte della dotazione del gabinetto di Fisica del Seminario.  Come già riferito, alcuni apparati, oggi presenti nel Museo “G. Sanguineti – G. Leonardini” sono assemblati con riciclo di materiali ecclesiastici, mentre qualche altro apparato, non firmato, appare commissionato a qualche artigiano locale. Inoltre è presso il Seminario Vescovile che si riscontrano due  apparati non firmati e di notevole interesse: una macchina elettrostatica e un apparato per la dimostrazione delle leggi dell’urto realizzato ricalcando l’omologo apparato presente in un catalogo di fine ‘800 ma realizzato su una spessa lastra di ardesia (tipica pietra delle cave del levante Ligure).
Per quanto riguarda il rapporto domanda/offerta di apparecchiature di Fisica, la ricerca di apparati firmati dai suddetti costruttori al di fuori di Chiavari e comprensorio ha fornito fino ad oggi esito negativo, per cui produzione e vendita di apparecchiature di Fisica, sembrano costituire un fenomeno locale. Tuttavia due macchine elettrostatiche  di Wimshurst a quattro dischi costruite da Vittorio Ugobono e di cui il figlio Giovanni è certo  che siano state realizzate dal padre, non sono state reperite negli Istituti di Chiavari e del comprensorio.In sintesi, anche se rappresenta un aspetto minore nella Storia della Fisica, il caso di Chiavari è singolare e interessante come caso limite di quanto ha potuto condizionare (in senso positivo) una Istituzione come la “Società Economica). Che in Chiavari “si facesse “ricerca” o meno appare un problema mal posto in quanto “normale” per un Docente di Scuola Media Superiore fornire contributi scientifici. Se ciò è avvenuto, non è possibile documentare il fatto per assenza di Letteratura prodotta.Nelle figure in apertura un diapason elettromagnetico con cilindro costruito da Egidio Caranza e un dilatoscopio per solidi costruito da Vittorio Ugobono. Bibliografia: Salvatore Ganci, Costruttori di apparecchiature di Fisica in Chiavari tra la seconda metà dell’800 e la prima metà del ‘900, (Seneca, Torino, 2009).