Eziologia spicciola di una Scuola ammalata

 Salvatore Ganci

Una scuola sovrabbondante di personale che impiega quasi tutto il bilancio per pagare stipendi, potrà rinnovare qualche laboratorio, comprare un nuovo strumento da usare realmente? Ma se fosse tutto qui il problema, so di (pochi) Docenti che con la passione vanno ben oltre il contratto di lavoro riciclando con perizia vecchi strumenti e adattando a strumentazione vecchi personal computer scaricati dall’inventario, come so di tanti altri il cui primario problema è di non avere problemi e tornare in tempo a casa per preparare il pranzo.La Scuola è in sofferenza da decenni, malata da quando le nomine a tempo indeterminato erano date dai Provveditorati (e nei “professionali” dai Presidi) “perché nessuno voleva fare quel lavoro”,  riempiendosi così di precari (soprattutto di precarie: non vogliatemene – è un dato di fatto)  in perpetua mobilità ma non licenziabili. Ha raggiunto negli anni ’80 il più alto rapporto Docenti/Studenti: ricordo una (splendida) quinta Liceo Scientifico di 12 studenti. Ha anche una sovrabbondanza di persone stazionanti in fondo ad ogni corridoio ad ogni piano, ma le pulizie “grosse” sono demandate ad imprese esterne. Ha immesso in ruolo per soli titoli (chi non ricorda il mitico articolo 17 degli anni ’70!), ha creato “organici aggiuntivi presso gli ex Provveditorati”, ha fatto tutto, ma proprio tutto quello che doveva fare per buscarsi un virus mutante di difficile trattamento. Il male ha avuto una lunga incubazione favorito dal rifiuto (tutto sindacale) di una carriera legata al “merito” (e non al punteggio dato al numero di figli messi al mondo), facendo sparire il “Concorso per Merito Distinto” e ignorando, nelle graduatorie, contributi scientifici e/o didattici in Letteratura. Insomma ha appiattito il corpo docente come il corpo docente (nelle Scuole medie in particolare) appiattisce tutti quelli che emergono per lo studio (secchioni) perché chi suona bene la chitarra elettrica non è certo da meno di chi dimostra amore per la conoscenza … Nella Didattica  è  un po’ caduto di moda “il lavoro di gruppo” (forse qualche docente nuovo ha capito che le conquiste personali non si fanno in gruppo). Soprattutto la demotivazione di un lavoro, socialmente tra i più rilevanti, declassato a lavoro semiburocratico senza normative semplici e chiare. Un lavoro che fa sentire molti docenti in una perpetua posizione di guardia e di difesa a causa genitori mai contenti, sempre e sistematicamente in difesa di figli che non hanno saputo educare, che entrano, come rappresentanti nei Consigli di Classe, anche nel merito degli aspetti tecnici della Didattica senza alcun titolo e/o competenza,  hanno favorito un contagio propagatosi come l’epidemia di Londra descritta da D. Defoe. Una scuola dove le 96 ore teoriche di un Corso si riducono a 50 (se va bene) causa assemblee, uscite didattiche, messa d’inizio d’anno, cineforum, settimana bianca, orientamenti, alternanza scuola lavoro, olimpiadi varie, scioperi e manifestazioni varie.  Ma un Ministro ha mai pensato ad una circolare che rimanda ad ore pomeridiane tutte le suddette attività para-extra scolastiche? Sarebbe l’inizio di una terapia contro il morbo.La nostra è una epidemia che non si conclude con esito “naturale”, ma col non sapere, a settembre, dove si sarà e se ci si sarà. E’ una epidemia che porta insicurezze, assenza di riferimenti credibili, sfiducia nella classe politica e sindacale (soprattutto in quella che avrebbe difeso gli interessi di categoria) ed un radicale mutamento nel pensare per un giovane che fosse attirato un consapevole approccio al mestiere di “Insegnante”.Ora ci si comincia a chiedere chi è stato “l’untore” visto che, di fronte ad una epidemia di tale portata, si taglia, si chiude, si accorpa, si “razionalizza”, si tagliano i bilanci, si taglieranno  posti di lavoro. Esistono altre soluzioni? La pianta malata necessita di essere potata, irrorata di antiparassitari e curata per anni, prima di aspettarsi che produca nuovamente frutti. A volte, per la pianta nel proprio frutteto,  passerebbe la voglia.E ai forcaioli della scuola privata tocca anche non prendersela più di tanto con il Ministro: le scuole private hanno chiuso quasi tutte.L’Italia “agricola” degli anni ’50 (così ci insegnavano alle scuole elementari) si è evoluta nell’Italia industriale e ora l’industria è in un “divenire” che tutti percepiamo preoccupante. E in mezzo ad una crisi innescata dal costo dell’energia, troviamo un Pecoraro Scanio che, anni fa, con una celletta fotovoltaica da 1/2 watt nelle sue ampie mani, conclamava solennemente “Ecco da dove ricaveremo energia!”. Ma ragazzi dei “verdi”, lo sapete quanti “Watt” impegnate mentre, comodamente rinfrescati da un condizionatore,  pensate all’energia pulita di una manciata di “mulini a vento”? E’ questo che avete imparato a scuola? Avete fatto tante belle cose sul teatro disimparando l’Aritmetica?  E tutta l’Italia del sovrabbondante terziario, sognatrice di energia pulita e città denuclearizzate (come vantava il cartello stradale di Genova)  e del “posto fisso” dovrebbe resistere senza crisi? Non sono un esperto, ma “a fiuto” la cosa non mi sembra verosimile. Il fenomeno esce dalla scala nazionale. Pubblicizzare come forsennati auto, vuole dire che trabocchiamo di auto invendute e, incuranti del futuro del pianeta, sono auto dai 75 cavalli in su, quando pochi decenni fa “bastava un’autostrada e un “mille” di benzina per correre sui 18 cavalli di una 500”.E tutti quei giovani che hanno frequentato lauree specialistiche “didattiche” delle S.S.I.S.? sono stati illusi per niente? Cosa andranno a fare con una laurea “didattica” laddove già una buona laurea “concreta” va in crisi al primo colloquio in una industria che pensa di spostarsi verso Est? E tutti i Docenti che risulteranno in soprannumero della Scuola primaria? Chi sono i colpevoli di questa solenne e dolorosa burla? Se fossi nei loro panni gli “untori” li avrei già trovati …. e sono tanti. Tutti più o meno coscientemente votati e voluti da chi, rifugiato nella magra ma sicura oasi del terziario, oggi teme per il proprio posto di lavoro proprio come un operaio di una piccola azienda. Hanno in comune lo stesso comune denominatore:a)  sono politici che non  hanno messo un piede nella realtà della Scuola; b) sono stati tutti clerical-sinistrorsi (qualcuno ricorda l’incipit di Franca Falcucci di un governo Fanfani?).Ora il Ministro (clerical(?)-destrorso) annuncia solo 6 Licei facendo sparire le oltre 50
0 “sperimentazioni” (spesso mezzucci per evitare soprannumerari). Brava! Era ora … Possiamo solo farci una domanda? se il fine istituzionale di un Liceo è quello di fornire una educazione culturale propedeutica a qualunque corso di laurea, perché 6 e non uno? Perché il Latino “sì” oppure “no” a secondo dell’indirizzo? O forse il Ministro vuole ancora farci credere che il “titolo intermedio” (diversificato) fa trovare ancora lavoro?  O forse il mio pensiero si fa maligno quando penso che non trovando lavoro con un diploma dequalificato, “necessità di laurea breve” = “modo di impiegare professori universitari in spaventoso esubero”. Senz’altro il titolo “diversificato” non è stato sicuramente propedeutico alla stessa omogenea preparazione, se la statistica su un campione di 800 matricole di ingegneria può essere considerata “significativa” (con insuccessi fino al 96 % per le matricole provenienti dagli Istituti Professionali). Pertanto o è sbagliata la Legge che consente a chiunque di iscriversi a qualunque facoltà, o è sbagliata la struttura della formazione culturale “intermedia” troppo diversificata. Ovviamente sono pronto ad indicare il riferimento bibliografico di questa interessante statistica risalente al 1976 quando qualcosa andava forse meno peggio. Ehi, c’è qualcuno là fuori che sa darmi torto?  Ehi, aiutatemi a non seppellire la speranza …