Paese che vai…dentista che trovi

di Rita Occidente Lupo
Portare il velo. Sempre. Anche dal dentista. Saranno poi affari suoi, verificare l’ortodonzia senza compromettere il legame islamico. Si giunge al paradosso. Questione d’integralismo. Lo si sa. Anche se non lo si comprende. La religiosità viene visitata di Paese in Paese con sfaccettature diverse. E praticata anche ai limiti della normalità. Nel Regno Unito, coronato, un dentista tutt’altro che protestante, con ben custoditi, attrezzi del mestiere. Oltre a trapani, aghi ed aspiratori, nella fucina di Omer Butt, una scatola piena di hijab, da prestare alle donne prima di visitarle. Rigore anche per il sesso forte. Tutti gli uomini, prima d’occupare il trono delle torture, alleggeriti dei monili d’oro. Qualche paziente, indispettita dell’atipica prescrizione,  sottratta al velo, malgrado il feroce mal di denti! Ma Butt si sente arbitro incontrastato, nel suo santuario del dente.  Non fa questione di razza, quanto di religione. In barba ad ogni otturazione e dente da estirpare, il dentista snocciola fede, con spiccioli suggerimenti. A qualcuno, comunque, non è andata proprio giù che l’erede d’Ippocrate, al di là del Paese di residenza, coniugasse fede e medicina. Scattata la denuncia. L’ ordine professionale sta valutando se la deontologia professionale del dentista, meriti un’ espulsione. O se, piuttosto, possa essere recuperata con un saggio lavaggio del cervello, rispolverando l’etica dei camici bianchi. A giorni, il responso. Radiato dall’albo il “pio” dentista o ammesso a sermonare, cavando denti?