Mercato San Severino: ospedale Fucito allo sbando
L’affaire Ospedale “Fucito”, alias “Villa Imperiali” (come si sarebbe dovuto denominare l’ex tubercolosario, oggi allo sfacelo, dal momento che in origine era la residenza del marchese Filippo Imperiali – noto filantropo e accorto politico dei primi del ‘900 – e della figlia Maria) continua ancora. Non c’è proprio pace per il “povero” nosocomio, che sarebbe potuto diventare un vero e proprio “fiore all’occhiello” per Mercato S. Severino, grazie alla posizione strategica che ingloba, incamera tutto il comparto ”F”, cioè la Valle dell’Irno e qualche altro comune dell’Agro Nocerino-sarnese, quale Roccapiemonte, per non dire del bacino di utenza costituito da studenti e docenti universitari afferenti al vicinissimo ateneo.Anzi, proprio per la presenza della facoltà di Medicina da poco tempo ottenuta da parte dell’Università l’ospedale (“amico”?) “Gaetano Fucito”, intitolato a un medico vissuto al tempo della peste ottocentesca, avrebbe potuto costituire un modello “di eccellenza” riguardo la sanità campana e invece. E invece no, “grazie” ai tagli che la Regione Campania ha effettuato per “rientrare” nelle e dalle spese dissennate, forti, a detta di tutti, soprattutto dai politici ma di ogni schieramento (comunque in particolare da quelli di Centrodestra…); nel cosiddetto “Piano di rientro”, infatti, si cerca di rimediare, di sopperire, di trovare una soluzione ai debiti “folli”, indiscriminati, dovuti alle azioni politiche (probabilmente) scriteriate nell’ambito della sanità pubblica e privata. Sanità che langue certamente, e non solo al Sud, ma soprattutto nel Mezzogiorno, anche nelle nostre zone: per fare un esempio, come versa la situazione e in che condizioni staranno i dipendenti della clinica “La quiete” di Pellezzano, che da mesi, da tempo immemore non ricevono le loro sacrosante liquidità e mensilità, i loro stipendi? Come può succedere che tanti, tantissimi professionisti, preparati e avvezzi a sacrifici per studiare Medicina poi debbano trovare occasioni di impiego o al Nord o addirittura all’estero? Ma ritornando alla questione dell’ospedale di S. Severino, il “Fucito” (sito nella frazione Curteri), molti si sono mobilitati, a cominciare dallo scorso ottobre, per salvare il salvabile, per recuperare la struttura, comunque funzionale: anzi, in alcune Unità il nosocomio è e resta di eccellenza; fatto sta che in Ginecologia, ad esempio, tutto funziona così a puntino, così bene, che tante puerpere anche provenienti da Salerno o addirittura da zone più lontane decidono di venire a partorire a Curteri, dove si trova un buon centro anche per il parto “dolce”, quello in acqua: è ciò che è successo a una giornalista che lavora a Salerno. I padiglioni dell’ospedale hanno perso, grazie alle dissennate scelte economiche della Regione, così “bizantina” nel suo muoversi, il titolo di “Dea”: Dipartimento Emergenza Assistenziale”; è a rischio anche il Pronto Soccorso, nonché versano in cattive condizioni l’Unità Coronaria (Utic) e un altro “vanto” della zona: Urologia. Sono stati dimezzati, in altre Unità, i posti letto, già pochi e precari; è stato dimezzato il personale, ma c’è di più: nelle sale operatorie sono stati posti dei termini operativi, sono stati fissati limiti alle operazioni, che non si potranno effettuare in alcune ore del giorno. Ma i problemi, i “casini” potrebbero continuare. Vogliamo però fermarci qui, consci di aver messo molta carne a cuocere, anche se non abbiamo snocciolato cifre statistiche e/o numeri e dati certi, “alla mano”. Ricordiamo però – è doveroso – che per salvare l’ospedale di Curteri si sono mobilitati e prodigati politici di ogni sfera di appartenenza, di Centrosinistra e di Centrodestra. In particolare questi ultimi, nelle persone di Romano e della sua “vecchia” e anche “nuova” amministrazione (essendo neosindaco di S. Severino), hanno organizzato alcuni mesi fa una raccolta di firme, cui hanno risposto in 5.000 cittadini, per risanare l’ospedale. Speriamo che le elezioni, sebbene non regionali, portino aria nuova, fresca, una ventata di novità anche per il “glorioso” ospedale di S. Severino.