Gli angeli di Charlot

 

 Michele Ingenito

E bravo Claudio, Claudio Tortora! Ne stai facendo di strada. Una pagnotta dura la tua. Checché se ne dica. Perché nel mondo del teatro, e dell’arte in genere, è molto più difficile che altrove sfondare. Però sei stato bravo. E ‘capa tosta’! Sin dai tempi di “Telesalerno1”, il cui patron, Nello Talento, altro salernitano Doc, ti affidò la direzione artistica. Pensa un po’. La direzione artistica di una TV privata di cui nessuno sapeva nulla e che non contava nulla. Agli esordi almeno. Era la seconda metà degli anni ‘70. Quando esisteva solo la Rai-Radiotelevione Italiana. I peones come te, e come noi nel campo dell’informazione televisiva locale, erano autentici sconosciuti. Eppure ci demmo sotto eccome. Spianando la strada a quelli che vennero dopo. Perché dilettante quanto si vuole, quella TV era genuina, autentica, diretta, senza peli sulla lingua. Davvero immediata. Tanto da fare la storia. Non quella dei riesumatori attuali, che ricordano un’altra storia, la loro. Era, invece, la TV del TG quotidiano di Aldo Primicerio e di chi lo affiancava, con il supporto politico di Luigi Del Pizzo e quello sportivo di Enzo Casciello. Da “Telesalerno-1” prima a “Telecolore”, poi. Un passaggio automatico, visto che  il ‘giocattolo’ cresceva e si faceva spazio, anche rispetto alla carta stampata. Fino a quando divenne una preoccupante e disinibita arma mediatica, da eliminarsi prima che combinasse troppi ‘guai’ contro i potenti del tempo, politici abituati all’ossequio, piuttosto che alle scomode verità. Senza togliersi il cappello, senza reverenze. Fu l’inizio della fine. Perché il colore della politica divenne tentazione troppo forte per i padroni di allora e ‘il giocattolo compiuto’ – targato “Telecolore” – costretto a sacrificare la sua ‘verve’ a favore di ambizioni locali esterne precedute dal rango: giornalistico ed accademico. Da Nicola Fruscione a Enzo Todaro, da Angelo Trimarco, a Rino Mele, da Filiberto Menna a tutti gli altri a venire. Ce ne uscimmo in punta di piedi, senza scomodare il giudice del lavoro. Lo fecero tutti, in verità. Non noi, che più di tutti ci avremmo guadagnato, e che, invece, preferimmo ‘remare’ contro tendenza. Ma tu, Claudio, che del cabaret e del teatro facevi fonte di vita, non ti perdesti d’animo e, superando i limiti dei condizionamenti di parrocchia, non rinunciasti a collaborare. Nella “nostra” TV locale e fuori. Mettendo su “La Rotonda”, con Giuliano Avallone e Gaetano Stella, il “Ridotto”, vero luogo di comicità e di stile mai volgare. Fino ad esibirti a “Domenica In” di Pippo Baudo. Perché, come diceva Isaak Babel nel ’34 al Congresso degli Scrittori Sovietici, la volgarità è “il nemico”; lo stile, invece, è “pieno di fuoco, di passione, di vigore, di allegria…”  E, quando queste componenti naturali emergono nell’espressione artistica soprattutto popolare, l’impatto è forte e durevole nel pubblico. Esattamente come avveniva e avviene nelle tue (e dei tuoi citati amici artisti) rappresentazioni teatrali, prima locali, ora sempre più nazionali. Avessi avuto i sostegni dovuti, saresti pervenuto da tempo al traguardo. Ma, tutto sommato, meglio così. Ti sei consolidato artisticamente, per giungere con piena maturità ai vertici della tua carriera. Che ora dovrebbe andarsene in discesa, dopo questa 21ma edizione del “Premio Charlot”, portandoti ad assumere responsabilità di assoluto livello nazionale. Tornano alla memoria, e come non potrebbero, alcuni storici spettacoli di cabaret da te messi in scena: “Concetto”, “Rotondalle” e “Rotocalco”. Dopo il successo della “Rotonda” del 1978, allorquando la presentasti proprio su “Telesalerno1.” O mi sbaglio? Non abbiamo mai capito se è stata Salerno a ‘drogarti’ con la sua gente, la sua cultura, il suo amore tenendoti incollato ai suoi piedi o se non ti è stata data la possibilità di navigare altrove, per lidi a te artisticamente più adeguati. Deve esserci molto di vero nella prima ipotesi, un po’ meno nella seconda. Perché, a nostra memoria, gli spazi nazionali non ti sono stati negati in assoluto. “Drive In”, del regista Nicotra, ti spalancò le porte. Ma tu, con Stella ed Avallone, ti presentasti con tre o quattro ore di ritardo alle selezioni. Non abbiamo mai capito perché. Era davvero così forte la “droga-Salerno”? Dal 25 luglio prossimo il tuo momento magico sarà testimoniato da presenze di altissimo spessore, per dare vita ad una edizione del “Premio-Charlot” – la 21ma – degna di memoria. Siamo certi che la città e la intera provincia, notoriamente pigre di fronte alle espressioni artistiche teatrali in genere, di solito vissute come fenomeni da “status-symbol” piuttosto che squisitamente culturali, ti debbano molto. Per questo contributo ad una diversa vivacità e maniera di fare teatro e, quindi, cultura. Educando, formando, incoraggiando la gente non solo di rango, ma quella comune soprattutto, ad avvicinarsi al teatro, al suo fascino, alle sue suggestioni. Qualunque siano le espressioni che da esso provengano. Non necessariamente da avanguardia o neoavanguardia, della protesta o dell’assurdo, del paradosso o sperimentale. Perché perfino un teatro della comicità, che sia pieno di valori e, allo stesso tempo, dissacrante, può trasformarsi in quel “jouer à être pour exister un peu”, come scriveva Ludovic Janvier a proposito di un mostro sacro della letteratura e del teatro, il Nobel Samuel Beckett. Perché nel comico, Shakespeare insegna, perfino l’assurdo si tinge di colore e di valore. Lo disse il celebre drammaturgo francese Jean Anouilh proprio la sera che precedette la presentazione di Aspettando Godot. Senza ironia e con toni seri: “E’ come se avessi visto portati sulla scena i Pensieri di Pascal, interpretati dai comici Fratellini!” Perfetta simbiosi, quindi, del pensiero che dà valore al comico, ed insieme, al tragico, di cui la commedia napoletana è spesso interprete degna e suadente. Voleranno allora le colombe, ne siamo certi, sulla prossima edizione del “Premio Charlot”, affidate alle mani ormai sagge ed esperte del suo direttore artistico, Claudio Tortora.