Salerno: Comune-Fort Apache “atto quarto”

Aldo Bianchini

Non voglio deludere il lettore Marco (che ha commentato il precedente mio articolo della serie “Fort Apache”) ma il mio pensiero è assolutamente libero da condizionamenti di sorta. Anche io spero che il sindaco ne esca vincente per il bene della città, ma sono più realista del “Re” se affermo che tutti, proprio tutti, hanno avuto l’apogeo e il perigeo nella loro vita politica. Il problema non è chiudere un percorso dopo diversi anni, il problema è come questo percorso viene chiuso. La dignità prima di ogni altra cosa. Per non andare molto indietro voglio ricordare a Marco che dopo sedici anni di dominio assoluto, il mitico Alfonso Menna il 19 ottobre del 1970 fu cacciato da Palazzo di Città e fu costretto a tornare a casa in taxi. Il suo successore Gaspare Russo dopo oltre venti anni di potere indiscusso fuggì lontano dall’Italia inseguito da ben sette mandati di cattura internazionale. Il bravo e buono Vincenzo Giordano lasciò in manette il palazzo, unico caso nella storia della nostra città. Circa centocinquant’anni prima aveva capito bene le cose come stavano all’interno di Fort Apache e andò via per cercare di riportare alla ragione il testardo Thursday con un intervento presso l’Alta Scuola Militare nella quale aveva già contrastato l’ascesa del colonnello. Sto parlando del maggiore Wilkins che saggiamente, e non vigliaccamente, preferì ritornare sui suoi passi. Erano passati pochi mesi dall’insediamento del primo De Luca, siamo nella primavera del 1994 ed aveva già lasciato la Giunta il filosofo Pino Cantillo, l’uomo che aveva costruito insieme a Gravagnuolo l’immagine di Vincenzo De Luca. Troppo forti i contrasti tra i due. Ebbene in quella primavera un altro episodio colpì la mia fantasia di giornalista; nel bel mezzo di un’accesa seduta del Consiglio, si alza il filosofo Giuseppe Cacciatore e, attraversando il salone dei marmi trasversalmente, esce di scena in maniera definitiva. In silenzio. Un silenzio che lasciò attoniti tutti. Proprio come aveva fatto il maggiore Wilkins. Nel corso di questi sedici anni poche volte il filosofo è ritornato a parlare di De Luca, lo ha fatto proprio in questi giorni dichiarando testualmente. “Penso che il PD debba essere rivoltato come un calzino prima di poter pensare e parlare di candidature alla Regione Campania. De Luca accerchiato istituzionalmente? Speriamo di sì e che magari gli mettano il bastone tra le ruote su alcuni suoi progetti, in primis l’ecomostro sul Lungomare” (Cormez del 14.6.2009). Più o meno la stessa cosa che disse Wilkins ai suoi Superiori dell’Alta Scuola Militare: tradimenti, falsi amici, affaristi e autoritarismi. Il filosofo Cacciatore non dice, oggi, queste cose per convenienza; le dice sperando di essere ancora in tempo a rigirare la frittata che sembra ormai bella e fatta. L’assedio di Fort Apache durò diverse settimane, in politica le settimane si trasformano in mesi o anni ma sempre una conclusione hanno. E Marco non si fidi troppo delle apparenze; alludo all’assedio di Berlusconi come Hitler a Berlino. Il dittatore tedesco non uscì vivo dal bunker, l’assedio di Berlusconi è ancora all’inizio.

Un pensiero su “Salerno: Comune-Fort Apache “atto quarto”

  1. Allora attendiamo le prossime puntate!Oggi prosegue ancora l’assedio a Berlusconi (“la Battaglia delle Veline”),mentre sul fronte salernitano infuriano pesanti combattimenti per la conquista delle poltrone nei pressi di Palazzo sant’Agostino!Complimenti per il Giornale molto ben fatto e pluralista!Grazie!

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