Salerno: Comune-Fort Apache, “atto terzo”

Aldo Bianchini

Tra storia, mito e leggenda la metafora “attacco a Fort Apache” viene ancor oggi propagandata come la vicenda del forte assediato dai nemici, ma minato anche dall’interno da falsi o incauti amici. L’Arizona è molto lontana dal Comune di Salerno, Fort Apache ancora di più; ma la storia che si ripete è sempre quella. Gli indiani Apache-Chiricahua avevano un compito preciso: attaccare a tutti i costi e a testa bassa. I cannoni e soprattutto le mitragliatrici Gatlingh (da poco in dotazione all’esercito americano), nonostante la testardaggine di Thursday nel non voler seguire i consigli di York, avrebbero probabilmente frenato l’avanzata dei pellerossa e la distruzione del forte puntualmente avvenuta. In chiave odierna il colonnello ha già zittito il capitano e in piena apologia del proprio io non si è accorto dei tre “falsi o incauti amici” , che resisi conto dell’inaffidabilità del colonnello, hanno subito cercato l’alleanza per dare una robusta spallata all’avversario. Certo, hanno lasciato sul terreno dello scontro tre vittime eccellenti quali Etta Pinto, Attilio Naddeo e Corrado Martinangelo, ma hanno inferto perdite incalcolabili al capo che pur aggiudicandosi i quattro collegi di Salerno, si ritrova oggi senza l’Ente Provincia ed è stato costretto a chiudersi nel bunker del forte, assediato da tutte le parti, in attesa dell’assalto finale; dopo aver perso l’Autorità Portuale, Il Parco Nazionale, l’Aeroporto, la CCIAA, l’Inceneritore, la Provincia, e fra poco il CSTP.  I tre falsi o incauti amici di Thursday gli consigliarono addirittura di “minare” il bunker all’interno del quale si asserragliò con le “truppe speciali” (che comandava da alcuni anni); i tre rimasero fuori e cercarono astutamente una via di fuga o almeno di trattativa con Cochise, sventata si dice all’ultimo minuto dal capitano York. Qualcuno l’altra sera, davanti alla sala Atena del Grand Hotel (dove si teneva la riunione segreta dei deluchiani), si era anche lamentato dell’assenza di Andria (passato per pochi minuti), Iannuzzi e Conte; evidentemente non ha mai letto la storia di Fort Apache, avrebbe capito che furono soltanto i tre falsi o incauti amici a salvarsi, forse!! Molti evidentemente non si rendono conto che oggi chi è assediato è Vincenzo De Luca e soltanto Lui; gli altri, per tante ragioni, devono forzatamente cercare altre soluzioni; è la politica. E’ stato e sarà sempre così, nessuno potrà mai cambiare il corso degli eventi. Per quanto attiene Fort Apache, non ci sono assolutamente certezze; è stata una pagina brutta, che i soldati hanno voluto cancellare e che gli indiani non hanno potuto raccontare; l’unica certezza storica è che York, da grande soldato, difese fino all’ultimo il suo colonnello e morì con lui. A Salerno la storia è diversa, stranamente sia gli Apache-Chiricahua che i “tre falsi o incauti amici” hanno Thursday-De Luca come obiettivo comune. Come finirà? Difficile dirlo, ma utile ricordare che nella battaglia di tre anni fa (amministrative 2006) c’erano soltanto i tre amici, gli Apache erano lungi da venire.

2 pensieri su “Salerno: Comune-Fort Apache, “atto terzo”

  1. Se l’assedio a De Luca si può paragonare a quello di Fort Apache,quello fatto a Berlusconi negli ultimi mesi può ricordare quello fatto a Berlino contro Hitler nel 1945; eppure Berlusconi ne è uscito più forte di prima. Lo stesso accadrà per il Sindaco De Luca,non vi preoccupate! VINCENZO FOREVER!

  2. Marco ha ragione. Sono daccordo con lui. E’ meglio però prediporre prima il mausuleo di piazza della libertà. Saranno riconquistati l’Autorità Portuale, Il Parco Nazionale, l’Aeroporto, la CCIAA, l’Inceneritore, la Provincia, il CSTP e tutti i Salerni che ci tolgono.

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