Il “caso Crescent” approda al Corriere della Sera
Luca Monaco
Sono trascorsi circa tre mesi dalla presentazione, in pompa magna, del plastico di Piazza della Libertà, eppure le polemiche riguardanti l’impatto ambientale dell’opera e la diatriba tra pro e contro Crescent, non accennano a ridimensionarsi, anzi. Proprio oggi, sul sito del Corriere della Sera, è apparso un lungo articolo che pone all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale la levata di scudi di ambientalisti e scettici, di ogni estrazione politica e sociale, contro la struttura “griffata” Bofill. Da una parte il Sindaco De Luca, quanto mai convinto della bontà del progetto e della sua attitudine a porsi quale simbolo della nuova Salerno. Dall’altra il comitato “No Crescent”, secondo il quale ci troveremmo in presenza di un eco-mostro in grado di deturpare per sempre il volto storico, e quindi più suggestivo, della città di San Matteo.In mezzo, forse, l’unico punto di giuntura tra le due posizioni: la necessità di riqualificare l’area paesaggisticamente più seducente del lungomare salernitano e di consegnarla finalmente alla cittadinanza con un volto tutto nuovo. Premetto che, in genere, quando si esprime un giudizio estetico, è pressoché impossibile attenersi a dei rigidi parametri oggettivi, senza ricorrere alla propria personale sensibilità: de gustibus non disputandum est.Mi accingo, quindi, ad un’analisi soggettiva (ed, in quanto tale, più o meno condivisibile) della questione, manifestando dapprincipio la mia posizione di favore rispetto alla realizzazione dell’opera. Una posizione che prescinde dalla logica degli schieramenti politici ed, altresì, da quella delle simpatie o antipatie verso il Primo Cittadino: non ho, ad esempio, remore a definire, soggettivamente, come “bruttura” il disegno architettonico del Grand Hotel Salerno.Ebbene, prima ancora di entrare nel merito della diatriba, non mi convince la tempistica con la quale i detrattori del Crescent, hanno rivolto le proprie attenzioni all’area di Santa Teresa. Senza alcuna vis polemica, ma soltanto per il puro piacere del dibattito schietto, diretto, la mia domanda è: tutti coloro che, oggi, si mostrano così attenti all’impatto ambientale della struttura e che decantano la centralità e la bellezza di quella fetta del litorale cittadino, dov’erano sino a tre mesi orsono? In circa trent’anni di degrado e di abbandono non sembra essersi mai sollevato alcun grido di sdegno o di indignazione. Sembrava quasi che lo status di “pattumiera”, riservato impietosamente a quel vasto lembo di terra, fosse una sorta di male inevitabile, di destino immutabile ed avulso da qualsivoglia responsabilità umana; eppure così non era. Appare quindi verosimile che, se De Luca non avesse, con il suo piglio decisionista, indirizzato la propria attenzione verso quell’area, lasciandone immutata l’immagine degradante e degradata, nessuno avrebbe mai aperto bocca né avrebbe denunciato alcuno scempio ambientale. Di qui, i dubbi circa la credibilità e la legittimità delle argomentazioni anti-Crescent. Per quanto concerne il merito delle critiche al progetto di Bofill, esse si sostanziano, in buona parte, in due, pur legittime, obiezioni: nell’imponenza della struttura e nella presunta cesura che essa comporterebbe tra il centro storico ed il mare. Orbene, quanto alla prima contestazione, stante l’assoluta, dimostrata e giurata parità tra l’altezza del Crescent e quella degli edifici retrostanti, il problema riguarderebbe soltanto la sua larghezza, oggettivamente non trascurabile e pari a circa trecento metri. D’altra parte, si può facilmente obiettare che piazze storiche ed ammirate da turisti di tutto il mondo, “vantano” al proprio attivo centinaia di metri di cemento. Ed allora, forse, ciò che andrebbe appurato, non è tanto la “quantità” della struttura quanto la sua “qualità” architettonica. Magari, per rassicurare al riguardo la cittadinanza, l’Amministrazione potrebbe compiere un ultimo sforzo, quello di fornire una rappresentazione del Crescent con tanto di dettagli architettonici in primo piano, di colori e con l’elencazione dei materiali di rivestimento che saranno utilizzati.L’obiezione riguardante, invece, la presunta chiusura verso il mare appare alquanto forzosa e priva di contenuti oggettivi: l’area in questione, infatti, a prescindere dal Crescent, appare già attualmente “arginata” dai palazzi circostanti: Jolly Hotel, Edificio Barra, l’edificio adibito ad abitazioni “civili” antistante il Barra medesimo, gli Uffici della Capitaneria di Porto, il Genio Civile. In buona sostanza, già oggi, non è possibile dal centro storico vedere il mare e viceversa. Di contro, la piazza, con il relativo Crescent, non potrà fare altro che restituire un ulteriore porzione di lungomare alla cittadinanza, rendendo fruibili ampi spazi che, allo stato attuale, lo sono soltanto in parte ed esclusivamente per il parcheggio dell’auto. Più suggestiva e calzante sembrerebbe l’idea di coloro che vorrebbero, al posto del Crescent, una struttura di pubblica utilità, come un museo, una Basilica e quant’altro. Un’ipotesi che, tuttavia, per quanto seducente, sembra improntata ad una visione poco realistica del nostro contesto economico. Il ricavato derivante dalla vendita delle abitazioni del Crescent, piaccia oppure no, garantirebbe quegli introiti che un privato, che intende investire il proprio denaro per l’edificazione della “mezza luna”, legittimamente (e giustamente!) persegue. La realizzazione di un Museo non si comprende da chi potrebbe mai essere finanziata: il Comune di Salerno non ha i mezzi economici di Parigi, New York o delle metropoli orientali né vanta opere dall’ eccezionale valore artistico che potrebbero esservi esposte e tali da garantire proventi sufficienti a coprire le spese di edificazione della struttura ospitante.In definitiva, continui pure il dibattito, ma, forse, a modesto giudizio di chi scrive, sarebbe a questo punto auspicabile, da parte dei “Crescent-scettici”, il ricorso ad un profilo più basso, ad argomentazioni e valutazioni più razionali e meno pretestuose, ad iconografie meno massimaliste, ad un approccio meno politico e più sereno. Ciò consentirebbe anche al Sindaco (forse) di restare meno arroccato, di non percepire la critica come un attacco personale e perché no, di aprirsi a qualche correttivo.
Ottimo articolo con cui concordo in pieno!I No Crescent cercano solo un pò di visibilità personale a scapito dell’interesse generale.
A questo proposito è uscito su Tafter un articolo dedicato al Crescent. Lo potete vedere al link http://www.tafter.it/2009/06/17/questa-e-la-salerno-che-crescent/
Spero sia utile!!!
Ciao a tutti