Immigrazione e società multietnica

 Patricia Luongo

 L’immigrazione è un tema che rimane sempre un argomento delicato e complesso da essere discusso ed analizzato. E’ un discorso  pieno di contraddizioni. Le cause  che implicano la scelta e la decisione di singole persone, di famiglie, gruppi di persone  ad emigrare sono più che note. L’integrazione di queste persone che giungono da altre nazioni in cerca di migliorare la propria vita non è semplice. Esistono molte problematiche sia per gli emigrati che per le nazioni che li ospita. Le notizie odierne, che giungono ai media quotidianamente, legate alle migrazioni in Italia sono sempre associate all’aumento di criminalità, delinquenza. Tali situazioni sono causate da  persone che non possiedono né un lavoro e né un reddito stabile. Un altro fattore  caratterizzante di questo fenomeno sociale è la clandestinità. I clandestini che approdano nelle nostre coste sono persone disperate che fuggono da realtà difficili a cause di guerre, persecuzioni politiche e/o religiose, dalla fame, dalla miseria e da una forte disperazione che li porta ad affrontare pericoli pur di trovar una situazione più rosea per il loro futuro. Sono persone che non hanno altra via di scampo, l’unica opportunità  per la loro sopravvivenza è di  avventurarsi attraverso il mare alla ricerca di una terra che possa accogliergli e garantire n futuro sereno. Comunque non si può fare di un’erba tutto un fascio. Esiste il rovescio di una medaglia che non possiede caratteristiche così difficile e drastiche. Molte altre persone giungono nella nostra nazione in modo legale per motivi ben diversi, per ragioni di studio, di lavoro o per ricongiungimento famigliare. Sono persone che hanno un’altra realtà di vita molto più serena rispetto a quella discussa precedentemente. Sono persone che si creano una nuova esistenza in una nuova terra. Queste entrano a far parte di una nuova società, fanno parte di un altro tessuto sociale che sta diventando sempre più multietnico. La convivenza tra etnie umane ha sempre imposto, nella storia,un quadro molto specifico caratterizzato da un confronto di problemi, intolleranza e comprensioni da ambi le parti. Divergenze né sempre facili da essere superate ed affrontate con saggezza. Siamo ormai nel terzo millennio, da pochi anni ci troviamo nel XXI secolo, viviamo in una società cosmopolita caratterizzata dalla multi etnia. Esiste un confronto tra più etnie in cui né sempre regna la comprensione e la tolleranza. Comunque rimane un dato di fatto da essere preso in considerazione poiché l’intolleranza sono causati anche da altri fattori. Questa situazione di una società multietnica dovrebbe essere un interscambio di culture diverse, dove gli uni possono imparare dagli altri, creando una società cosmopolita dove non dovrebbero esserci problemi causati da una società multietnica e multiculturale. Problemi a volte legati a tristi episodi di razziamo, di pregiudizi o xenofobia. Una società multiculturale e multietnica è la realtà di oggi, queste caratteristiche devono essere dei beni preziosi.Oggi la società contemporanea ha queste caratteristiche che dovrebbero arricchire la vita.

12 pensieri su “Immigrazione e società multietnica

  1. innanzitutto nn tutti quelli che arrivano sono uguali:Noi nn abbiamo bisogno dei delinquenti,ne abbiamo a iosa.Quando si va in un altro paese,si parte dal proprio,già con un permesso in tasca,solo così si possono avere diritti.Il problema principale è che quando arrivano qui,subito reclamano i riritti,vogliono presto e subito case e lavoro.ma a me chi me la da la casa ?me lo devo fare un bel pò ,per poter pagare l’affitto.questi arrivano nei centri hanno i sussidi e si lamentano.viaggiano nei pulman ‘gratis’e seduti.io pago l’abbonamento e sto sempre in piedi.se gli regali vestiti li buttano x strada,sedicono :ho fame .e gli compri un panino non lo vogliono..ma allora????la tolleranza ha un limite.fermatevi ad aspettare un autobus a piazza della concordia ,verete quanti maschietti ,vecchietti italiani si fermano x abbordare queste belle donnine.se questa è l’integrazione allora,va bene così.

  2. Io credo che lei,Signora Lea, parli più per disperazione che per convinzione.La situazione economica in Italia non è buona, il lavoro è spesso precario. Ma è anche vero che ci sono tanti lavori che gli italiani non vogliono fare più. Nel secolo scorso eravamo noi ad emigrare per cercare un futuro migliore ed anche noi abbiamo dovuto lottare contro il pregiudizio e la discriminazione. La società è destinata a diventare multietnica, ci vorrà tempo certo, ma è inevitabile. E allora, per il nostro bene, ma ancora di più per il bene dei nostri figli, occorre fare uno sforzo per cercare di capire che anche noi siamo vittime di pregiudizi. Spesso figli dell’ignoranza, spesso del degrado morale. Lei Signora Lea critica il concetto stesso di integrazione, richiamando con le sue argomentazioni la celebre canzone “Bocca di rosa” di Fabrizio De André, in cui, come certo ricorderà, le donne che non avevano più la giovinezza invidiavano i costumi della bella bocca di rosa. Sarebbe interessante leggere le sue proposte in merito ad una integrazione possibile. Con osservanza.
    Giovanna Rezzoagli

  3. nn so da cosa deduca la mia disperazione e la mia età ,citando bocca di rosa.
    nn invidio minimamente le ”belle”signorine che salgono sulle auto dei ‘bei”vecchietti .poi sempre con la solita storia che siamo stati emigranti e bla bla.anch’io sono stata,pensi ,in australia,il più bel paese del mondo.ma ci sono andata con un contratto di lavoroooo,ho rispettato le loro leggi.quando sono arrivata ho frequentato un corso di inglese,per integrarmi.ho rispettato la loro cultura,nn ho preteso..mai,e in cambio ho ricevuto..questa è l’integrazione carissima signora,ma certo è più facile essere buonisti,quando nn toccano i propri interessi.
    nn so se lei lo sa ma a NY cè un’isoletta ,proprio sotto la statua della libertà,ci vada ,oggi è un museo,ma al tempo era il luogo dove portavano in quarantena gli italiani che sbarcavano,veda,veda e poi parli.

  4. le mie proposte sono semplicissime:si arriva con un permesso di lavoro,si frequenta una scuola x imparare l’italiano,poi come succede in inghilterra ,con la busta paga si apre un conto,e da li scaturiscono tutti i diritti.comunque nn le permetto velatamente di darmi della razzista.ho avuto un amico con la pelle scura,Emilio GREEN,morto 2 anni fa e le assicuro che l’amicizia è datata a tempi nn sospetti,quando nn vi era l’immigrazione di massa,e quando davvero ti guardavano male se ti vedevano parlare con qualcuno diverso da loro.quindi andiamoci piano,chi mi conosce sa che sono multietnica oltre misura,vorrei avere un orecchio bionico x poter ascoltare le persone ‘buonissime”quando sono dentro le mura delle loro case.

  5. provo a rileggere la sua risposta ed ogni volta vi trovo un offesa,trovo pià ignorante le persone che credono di essere sapienti,ma poi alla fine nn lo sono,nn avendo un metro adeguato x giudicare gli altri,io di lei posso affermare che nn la pensa come me,ma nn le direi mai che per questo è ignorante o che viva in un degrado morale

  6. Gentile Signora,mio nonno su quell’isoletta c’è stato quando da emigrante, ha lasciato tutto per cercare fortuna in America. Per quanto concerne la sua età ha ragione, io non laposso dedurre e nemmeno mi sono posta il problema. Mi sono limitata a fare un parallelismo concettuale tra il suo argomentare ed i versi di De Andrè. I miei interessi Signora nemmeno lei li può conoscere, e tantomeno sapere se possano essere toccati e da chi. SE ho male interpretato le sue parole credendole generate dalla disperazione piuttosto che da sentimenti forse meno accettabili socialmente, mi scuso. Probabilmente ho peccato di buonismo.Con cordialità.
    Giovanna Rezzoagli

  7. La verità è sempre nel mezzo,è facile essere buonisti ,ma anche non esserlo.purtroppo il momento di crisi ci induce a fare amare considerazioni,e si può dare torto o ragione ad ambedue.

  8. La reazione della signora Lea si può inquadrare, io credo, nel diffuso senso di disagio che i nuovi fenomeni sociali, in primo luogo l’immigrazione, e i conseguenti conflitti culturali tra “indigeni” e stranieri non mancano di provocare, soprattutto nelle cosiddette “fasce più deboli” della popolazione residente, magari nelle nostre periferie urbane spesso teatro di tensioni e rivalità per il controllo del territorio spesso conteso tra gruppi etnici differenti. Va anche detto che l’enfatizzazione degli episodi criminali da parte dei media e soprattutto dei telegiornali non aiuta certo a valutare più serenamente la situazione. Dal momento che non conosco personalmente la signora Lea non mi spingo oltre; mi limito alla considerazione che dal dialogo può scaturire una diversa prospettiva riguardo ai fenomeni sociali in cui ci sentiamo, per un motivo o per un altro, coinvolti e riguardo ai nostri stessi sentimenti o risentimenti. Con rispetto.
    Fulvio Sguerso

  9. Fulvio Sguersoi ha ragione, dal dialogo può scaturire una diversa prospettiva. Questo è il motivo che mi induce ad entrare nel dibattito di questo forum molto interessante. Non intendo dar ragione o torto a nessuno. Voglio soltanto ricordare a tutti l’italiano in genere è un popolo permissivista e poco nazionalista. Per questo abbiamo sopportato, fino agli anni del nostro “boom economico” che gli Stati Uniti d’America adottassero nei nostri confronti la discriminazione delle “quote di emigrazione” verso gli states. Come pi+ù semplicemente, proprio oggi, basta vedere i telegiornali nazionali per notare che tutte le nostre inviate (sono tutte donne!!!) in Iran indossano rigorosamente il burka e sembrano tutte ridicole. Mentre da noi c’è addirittura un magistrato che ordina la rimozione del crocifisso dall’aula scolastica dove è presente un praticante la religione islamica. Tutto quì. Quello che dice Lea bisogna leggerlo in quest’ottica per capirlo meglio. Buon forum.

  10. signor fulvio,qui non si tratta,come lei pensa di lotta fra gente di quartiere,non ne faccio parte,ma sarei anche felice di esserlo.e non capisco se diciamo che gli immigrati sono troppi,ormai,che non se ne può più,qualcuno,facendo un parallelismo concettuale,ci marchia come disperati , ignoranti e di poca moralità .mi accorgo che vi ritenete tolleranti solamente perchè pensate di essere al di sopra di noi comuni mortali.non riferendomi a lei direttamente ,le dico che nn mi sento meno ignorante di chi ha dieci lauree,anzi..preferisco esprimermi con parole semplici,e non fare trattati psico-filosofici per mostrare la”sapienza”Comunque la questione è un’altra,come ha detto il direttore.Sono le regole non rispettate che portano all’intolleranza.lo sa che una ragazza australiana aveva in valigia una bibbia ,nel suo viaggio in Afganistan,ha fatto 8 mesi di carcere.se vado a bagdad,devo indossare il velo,come quella specie di impermeabile ,se vado in iran,se vado nei paesi arabi devo camminare dietro agli uomini ,altrimenti mi prendono a sassate.se sono le loro regole,le seguiamo…ma perchè una volta qui non rispettano le nostre?i nostri politici benpensanti(vedi bassolino)ha pensato bene di stanziare miliardi x far costruire una moschea,se io vado nel loro paese col cavolo mi costruiscono la chiesa…mi arrestano come minimo,per nn praticare la loro religione.non vogliono farsi le foto ,senza velo,ma la nostra costituzione dice che bisogna far vedre il viso…e allora?vogliono le case popolari,e gli italiani che stanno per strada?maestre benpensanti tolgono le nostre tradizioni per non offendere etc etc.
    L’integrazione avviene se non ti metti in contarsto col popolo che ti ospita.Ci sono situazioni di vita quotidiana che ti portano a contestare dei fatti ,credeteci o no ,non per razzismo.I media ogni giorno ci raccontano di episodi sgradevoli che coinvolgono persone straniere,certo anche molti italiani delinquono,ma gli uni + gli altri fanno proprio uno schifo di società,non possiamo uscire di sera,non possiamo aspettare un autobus,non possiamo lasciare le nostre case incustodite.La mattina ,quando scendo dal treno,per andare a lavorare,sotto alla stazione si deve zigzagare per scansare bottiglie vuote e bisognini che fanno dove si trovano.dica lei se è un bel vivere e se è razzismo esigere delle regole.

  11. Gentile signora Lea, come lei ha certamente compreso ho cercato di portare il discorso su un piano generale, diciamo di tipo sociologico, rendendomi ben conto tuttavia dell’urgenza e della gravità dei problemi connessi all’immigrazione. E’ positivo il fatto che lei abbia avvertito il bisogno di chiarire, spiegare, motivare il suo disagio e il suo atteggiamento nei confronti di fenomeni incresciosi come quelli da lei ricordati. Come le ho detto nel commento al suo commento, credo che dialogore, esprimersi, comunicare i nostri sentimenti e le nostre opinioni possa fare soltanto bene, tanto a chi parla quanto a chi ascolta. Però è importante ascoltare attentamente l’interlocutore. Mi sono ben guardato, per esempio, dal formulare giudizi morali o dal definire “razzista” il suo intervento. Ho solo notato una certa esasperazine nel tono del suo discorso, e spero che, anche solo per averla espressa, si sia almeno in parte affievolita. Quanto al rispetto delle regole ha perfettamente ragione. Grazie per avermi risposto.
    Fulvio Sguerso

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