Spiritualità: iconografia degli angeli guerrieri

 Antonio e Maria Rosaria Adinolfi

 

 L’idea che gli angeli siano i  soldati di Dio, come lasciano intendere i passi biblici dove s’invoca Dio come Dominus  Sabaoth ossia “Signore degli Eserciti”  (1 Samuele 1,3,11; Salm. 23-24,10; Geremia 7,3 e 9,6; Isaia 1,9 e 4,3) e le parole di Cristo a Pietro nell’orto degli ulivi  con cui rivela che gli angeli sono organizzati in legioni, hanno fatto nascere un’ iconografia degli angeli in veste militare. Ma le armi non sono i primi attributi iconografici delle creature incorporee. Quando pian piano gli angeli saranno  rappresentati armati, saranno rappresentati armati soprattutto di spada. Un angelo con la spada è  l’angelo che caccia Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre dipinto da Giusto de’ Menabuoi nel battistero di Padova,  un angelo che ripone la spada nel fodero è San Michele dipinto su Castel Sant’Angelo a Roma da Agnolo Gaddi perché così apparve a simboleggiare che la peste che affliggeva la città eterna era cessata. Sono questi però angeli isolati, non facenti parte di un gruppo di angeli armati.  La proliferazione, in Europa, di raffigurazioni, in una stessa opera artistica, di gruppi di angeli guerrieri cominciò nel basso medioevo.

1.  Angeli guerrieri nelle raffigurazioni della Caduta degli angeli ribelli

“ Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio ” Così si legge nella 2 lettera di Pietro (II, 4) considerata dalla Chiesa scritto sacro. Siamo agli inizi della storia del mondo e l’autore della 2 lettera di Pietro mostra di conoscere bene ciò che è successo prima che fossero creati Adamo ed Eva: la ribellione di Lucifero e di una parte di angeli a Dio. Questa ribellione provocò la loro cacciata dal Paradiso celeste e la loro relegazione sulla terra o meglio sotto la terra negli abissi dell’inferno. Nel Medioevo si credette che questo scagliare gli angeli ribelli negli abissi dell’inferno Dio non lo fece personalmente ma che diede ordine agli angeli rimastigli fedeli di effettuarlo, precisamente agli angeli che aveva creato con la virtù di saper combattere. Un premio alla loro umiltà e alla loro fedeltà investirli di tale compito? Certamente.  Le raffigurazioni della cacciata degli angeli cattivi dal Paradiso non offrono quindi la visione di un Dio solitario che, per così dire,  con la sola forza delle sue braccia scaglia i demoni all’ inferno, cosa che sarebbe potuta accadere senza difficoltà, ma offrono la visione di angeli guerrieri che sotto la guida dell’arcangelo San Michele colpiscono i diavoli in cielo o li spingono ben bene in buche infernali. Nel Trecento un anonimo pittore dipinge su una tavola oggi al Louvre di Parigi, angeli armati  in cielo, che stretti in gruppo, osservano la caduta dei diavoli mentre altri angeli li colpiscono  fin nelle profondità dell’inferno. Da questo suo importante lavoro, è denominato il “ Maestro degli angeli ribelli ”.  Nel 1415 i fiamminghi fratelli De Limbourg si ispirarono probabilmente a quest’opera per una miniatura davvero notevole del  Les Très Riches Heures del Duca di Berry“,  oggi al Museo Condé di Chantilly (Francia). “ Les Très Riches Heures del Duca di Berry” dei fratelli De Limbourg sono il capolavoro del gotico internazionale francese. “ Gli angeli guerrieri fedeli a Dio di questi artisti – ha scritto Marco Bussagli –  sono vestiti  come soldati quattrocenteschi  con le scarpe di ferro, gli spallacci, la lorica di cuoio ed il pentolare sulla testa ”.  Noi aggiungiamo che hanno tutti una non lunga spada tranne uno, il primo a destra, che  con una pertica allontana un diavolo. A Barcellona nel Museo nazionale d’arte della Catalogna c’è una tavola degli inizi del 400 in cui si vedono angeli armati che spingono in una grande bocca di satana gli angeli ribelli. Lo spagnolo Miguel Alcaniz, attivo verso il 1410, presenta nelle sue opere influenze della pittura fiorentina soprattutto di quella di Agnolo Gaddi. Nella sua pala detta “di San Michele” al Museo di Belle Arti di Lione (Francia) che raffigura il combattimento di San Michele e dei suoi angeli guerrieri contro gli angeli ribelli, i paesaggi montagnosi e il fondo oro manifestano influenze anche della pittura senese. A ben osservare in questa pala c’è qualche angelo guerriero che con solo un gesto delle sue mani mette in fuga un demonio. Senz’armi quindi. Qualche altro angelo è invece armato. Sempre in Spagna poco dopo Alcaniz  troviamo il Maestro di Arguis e Bernat Martorell.  Il Maestro di Arguis è così chiamato perché il Retablo di  San Michele, l’ opera sua più importante, la eseguì per l’altare maggiore della chiesa di Arguis, cittadina aragonese, ( oggi è al  Museo del Prado di Madrid). Il Retablo è la celebrazione dell’arcangelo Michele visto come colui che annienterà l’Anticristo. Ma oltre il  Retablo sempre al Museo del Prado c’è una sua tavola con San Michele  che aiutato da un angelo armato di lancia lotta il diavolo Retablo.Esponente principale della scuola pittorica catalana Bernat Martorell fu artista attivo in Barcellona nel XV secolo, interpretando secondo canoni assai personali lo stile gotico internazionale. Egli dipinse angeli armati con  S. Michele in due riquadri del Retablo di san Michele al Museo Diocesano Tarragona [Catalogna].Alla fine del Quattrocento a raffigurare lo scontro degli angeli buoni con gli angeli ribelli c’è il tedesco Dürer  dopo il quale non si contano più le opere in Europa che trattano questo tema. Ricordiamo qui solo quelle più note o significative:Nel  1540  Domenico Beccafumi, il più grande dei manieristi italiani, dipinge una  tela che è alla Pinacoteca Nazionale di Siena  in cui si vedono angeli armati guidati  da  un maestoso San Michele.  Armi  diverse tutte di metallo hanno gli angeli armati, guidati sempre da  San Michele, nel dipinto del 1554 di Frans Floris al Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa (Belgio). Solo San Michele ha anche uno scudo ornato d’oro e pietre preziose e

Nel 1562  Pieter Bruegel  dipinge una Caduta degli angeli ribelli molto caratteristica ( è custodita a Bruxelles al Museo delle belle arti).   San Michele si distingue dagli angeli suoi amici solo per la  lucente armatura che indossa e per il piccolo scudo che ha su cui è dipinta una croce rossa.  Come i suoi angeli infatti ha una lunga e sottile spada e come loro  è  molto magro. Ogni angelo ha un demonio suo personale antagonista nella cupola della cappella degli appartamenti del papa san Pio V  (1566-1572) in Città del Vaticano  iniziata dal Vasari e completata da Federico Zuccari.  Nella chiesa di  San Michele di Monaco c’è la tela del 1587 di  Christoph Schwarz.  Nel Seicento è P. P. Rubens  che tratta  lo scontro fra San Michele ed i suoi angeli guerrieri contro satana.

2. Angeli guerrieri nelle raffigurazioni dello Scontro con il drago infernale.

Lo scontro degli angeli guerrieri con il drago infernale è descritto nel cap. XII (1- 12 ) dell’ultimo libro biblico, l’Apocalisse. La relegazione dei diavoli negli abissi infernali dopo la loro cacciata dal cielo non era una cosa definitiva ma  ha più un significato simbolico. Se satana non poteva uscire dagli abissi infernali come mai lo si trova poi nel Paradiso terrestre a tentare Eva e nel deserto a tentare Cristo? Dopo che Cristo ascese al cielo e si intronizzò alla destra del Padre le potenze infernali si scagliarono contro la Chiesa da Cristo fondata. Il passo dell’Apocalisse sopra citato dice che un drago infernale (satana) che ha al suo seguito un gruppo di angeli malvagi (i diavoli) odia misteriosamente una donna incinta (la Chiesa). Questa donna vive i suoi ultimi giorni di gravidanza in grande ansia: l’ immonda bestia infatti  la segue per divorare il bambino che porta in grembo ( l’anima di coloro che la Chiesa salva ) appena lo darà alla luce. Il drago non realizzerà però il suo malvagio desiderio perché, appena nasce, il bambino viene portato misteriosamente davanti al trono di Cristo. Subito dopo si scatena una grande lotta fra gli angeli fedeli a Dio e il drago e gli angeli cattivi che gli ubbidiscono, lotta in cui questi ultimi sono terribilmente sconfitti. E’ la seconda grande battaglia fra angeli e demoni. Tra le più antiche raffigurazioni di questo episodio in cui compaiono angeli guerrieri c’è quella inserita nell’Apocalisse di Treviri ( Germania sud-occidentale),  alla Stadtbibliotek della stessa città. La raffigurazione risale agli anni 800-820. In essa si vede che 9 è il numero degli angeli buoni,  5 quello degli angeli cattivi colti nel momento in cui precipitano nell’inferno. Due dei 9 angeli buoni colpiscono con una lancia il drago. Sono angeli armati, quindi angeli guerrieri. Sia gli angeli buoni che quelli cattivi non hanno corazza ma sono vestiti di tunica. In Italia un anonimo artista del sec. XI  affrescò questo stesso episodio nella grande arcata che sovrasta la loggia regia all’interno della basilica di San Pietro al Monte a Civate (prov. di Lecco). Nell’opera alla destra di Cristo in trono, di cui è andato perso il volto, si nota chiaramente l’arcangelo San Michele e alcuni suoi angeli guerrieri che attaccano il drago. Alla sinistra di Cristo un altro gruppo di angeli guerrieri attacca anch’esso il drago. Solo Michele è vestito come un soldato, tutti gli altri angeli no. Michele e i suoi guerrieri sono armati di una lunga lancia con cui colpiscono la bestia. Il drago ha sette teste, una è più grande di tutte le altre e Michele colpisce questa testa sul muso. Solo un angelo è senz’armi, è quello che presenta a Cristo il bambino sottratto all’ attacco del drago. Un secolo dopo la realizzazione di quest’affresco un anonimo illustratore del Messale di Stammheim che oggi è al Paul Getty Museum di Los Angeles raffigurò lo stesso episodio in una maniera un po’ diversa. Non c’è Cristo né il bambino che gli viene presentato. San Michele fornito di un grande scudo e di una lancia infila la punta dello scudo e della lancia nella bocca del drago che ha una testa sola. Intorno a Michele i suoi angeli guerrieri combattono demoni che si difendono. Due angeli buoni immobilizzano con un’ asta due demoni per dare opportunità ad altri due angeli buoni di colpirli con la spada. Il Messale è datato esattamente al 1170. Coppo di Marcovaldo ( XIII sec.) è il più importante pittore fiorentino prima di Cimabue. A lui è attribuita una tavola che presenta nel riquadro centrale una maestosa figura di S. Michele Intorno ad essa in piccoli riquadri sono celebrate le glorie di quest’arcangelo. In una alla sua destra c’è la sua lotta insieme agli angeli guerrieri contro satana. Riguardo al Trecento sono significative tre opere : la prima è un lavoro attribuito al fiorentino Pacino di Bonaguida alla British Library di Londra in cui si vedono due angeli guerrieri che insieme al loro duce San Michele colpiscono,  la seconda è un’ illustrazione del libro dell’Apocalisse custodito a Tolosa al  Museo des  Augustins che raffigura lo scontro degli angeli buoni con il drago.  l’angelo più vicino alla bestia dalle sette teste ha una lunga spada. L’angelo dietro di lui attacca una delle teste del drago con una lancia, l’ultimo angelo sta per estrarre anch’egli una lunga spada. La terza è un arazzo che fa parte di un ciclo di sette arazzi illustranti l’Apocalisse. Bisogna dire che nel Trecento si verificò una grande diffusione di arazzi in Francia e nelle Fiandre. Il ciclo che abbiamo citato costituisce il più importante esemplare parigino dell’epoca. Eseguito per Luigi d’Angiò negli anni 1376-1382 da Nicolas Bataille su cartoni di Jean de Bondol, è ora conservato al Musée des Tapisseries di Angers (Francia). L’ arazzo che ci interessa mostra lo scontro di angeli  guerrieri sempre capeggiati da San Michele ( alcuni hanno un volto di bambino) che trafiggono non solo il drago ma anche una piccola bestia figlia di questo drago. Per il Quattrocento ricordiamo solo una miniatura del 1448 del Liber  Floridus.  Andando in tempi a noi più vicini citiamo la tela eseguita nel 1891 da Ponziano Loverini  per il Santuario Mariano di Pompei, in cui alla sinistra di un San Michele che con spada sguainata sovrasta la bestia, c’è uno stupendo angelo guerriero. San Michele che comanda angeli guerrieri è in un dipinto etiopico della fine del secolo scorso e in un disegno della giovane  russa contemporanea Luba  Tandit. Guerriero solitario è in un suggestivo disegno di Giulia Pellegrino, alunna del liceo classico “F. De Sanctis” di Salerno, promettente artista, eseguito nel gennaio 2009, di cui ci ha fatto dono.

3.  Angeli guerrieri nelle raffigurazioni della Dilazione del castigo al mondo

La dilazione di un grande castigo di Dio all’umanità è descritta nel cap. 7 del Libro biblico dell’Apocalisse. In un brano di questo capitolo si narra infatti che un angelo di natura superiore ad altri angeli (gli angeli non hanno tutti la medesima natura e i medesimi compiti ) ordinò un giorno in nome di Dio ai  4 angeli pur da Dio posti ai 4 angoli della terra per scatenare, attraverso di loro, nel momento in cui lo avrebbe loro comunicato, flagelli al mondo peccatore, di  pazientare un po’. I 4 angeli non dovevano dunque andare a combattere diavoli come gli angeli agli ordini di  San Michele, non erano propriamente angeli guerrieri, ma solo angeli scatena-flagelli. Tuttavia una  loro raffigurazione datata al decennio 1420-1430 che si trova a Galatina (prov. di Lecce) nella Chiesa di Santa Caterina alessandrina, li assimila agli angeli guerrieri  perché ce li presenta potentemente armati.  Altri  esempi di angeli guerrieri nelle raffigurazioni della Dilazione del castigo al mondo non ne diamo. Ci basta questo per farci capire che la capacità di distruggere che hanno alcuni angeli ha fatto sì che li si rappresentasse armati.

4. Angeli guerrieri nelle raffigurazioni del  Giudizio Universale     

Il Giudizio Universale fu un tema a cui molti artisti si ispirarono per le loro opere nel Medioevo, prima che Michelangelo eseguisse il suo celeberrimo nella cappella sistina a Città del Vaticano.  Tra i tanti ricordiamo qui solo quello nella basilica di  Sant’Angelo in Formis (Caserta) e nella chiesa di SantaMaria Assunta a Torcello (Venezia). Gli artisti sfruttavano un sola grande parete, di solito la controfacciata di una basilica, per rappresentare Cristo giudice, i beati, i dannati, angeli e demoni. ecc.  Angeli guerrieri nei Giudizi Universali di solito non ne compaiono. Sono presenti per lo più angeli con le trombe, S.Michele con la bilancia che pesa le anime, angeli che spingono i dannati nell’inferno. Ma è, possiamo dire, un dogma di fede che prima della fine del mondo e del Giudizio universale ci sarà un’ultima grande battaglia tra angeli e demoni, dopo la quale i diavoli saranno  letteralmente chiusi per sempre con i dannati nell’inferno. E così troviamo Luca Signorelli che realizza  ad episodi, negli anni 1499-1502 per la cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto, un suo Giudizio Universale e che nell’episodio che  illustra l’esecuzione della condanna dei dannati pone  in alto nel cielo tre angeli guerrieri rivestiti da una possente armatura. Li fotografa mentre riposano soddisfatti dopo la lotta finale, per niente turbati dalle pene eterne cui stanno andando incontro tanti uomini e donne (un diavolo volante sotto di loro sta trasportando sulle sue spalle un’avvenente donna agli eterni castighi). Il più in alto a sinistra è San Michele, colto mentre rinfodera la sua lunga spada. L’angelo centrale invece sembra che maneggi una catena ( parte di un’arma o parte di  un  incensiere  con  cui  incenserà la gloria di Dio?). L’ultimo angelo è evidenziato anche lui come San Michele mentre rinfodera la sua spada.